domenica 31 luglio 2011

Caso Grassano: la bozza con le nostre osservazioni

OGGETTO: Opposizione/osservazioni all’ipotesi di variante al Piano Regolatore generale relativa ai terreni di proprietà comunale nei pressi delle sorgenti del “Grassano” (delibera di Consiglio Comunale n. 14 dell’11.04.2011).

Il Comitato Civico “CITTADINI IN MOVIMENTO” ha già rappresentato in passato le proprie perplessità e il proprio motivato dissenso rispetto alla decisione di questa Amministrazione comunale (in continuità peraltro con analoghi tentativi delle precedenti) di vendere i terreni di proprietà comunale in località “Acqua fetente” (in Catasto: attuali particelle 424, 544, 548, 549, 692,702 e 703 del foglio 26), al confine con il territorio di Telese Terme, e adiacenti il torrente Grassano.

Letto l’avviso in data 6 giugno 2011 (prot. n. 5413) del Comune di San Salvatore Telesino, con il quale, in attuazione di quanto deciso nel consiglio comunale dell’11 aprile scorso, si comunica di voler procedere all’adozione di una variante al vigente PRG, necessaria per trasformare in suolo edificabile i suddetti terreni, e quindi consentirne la dismissione finalizzata a ripianare il bilancio comunale, esprimiamo il nostro totale dissenso.

Stigmatizziamo inoltre il tentativo di far passare questa ipotesi di variante come un intervento utile alla “sistemazione e riqualificazione di aree comunali”, senza dare comunicazione, nell’avviso, che l’intera proceduta è finalizzata, come risulta dalla deliberazione n. 14/2011 del C.C. e da precedenti atti, alla vendita dei terreni, a scopo edificatorio, con l’obiettivo, per il Comune, di “fare cassa”.

Il “progetto”, per rendere conveniente economicamente l'acquisto dei beni e quindi incentivare i potenziali acquirenti privati, prevede infatti la realizzazione di oltre 6.000 metri cubi in un’area di indubbio pregio, per la quale il P.T.C.P. in corso di adozione da parte dell’Amministrazione provinciale, prevede un vincolo ambientale e paesaggistico (area naturale strategica per la rete ecologica provinciale), che interessa peraltro anche la pineta antistante il centro Relax che ora si vuol utilizzare come “moneta di scambio” per far passare la trasformazione dei terreni in oggetto da verde pubblico a zona C4 (destinata ad attività turistico ricettive).

Dall’esame degli atti formalizzati dall’amministrazione comunale e dagli uffici comunali negli ultimi mesi, pur senza voler andare ad approfondire le pregresse vicende che sin dal 1997 hanno avuto per oggetto le aree di proprietà comunale in zona “Acqua fetente”, emergono peraltro una serie di criticità sulla procedura adottata. Ricordiamo infatti che i terreni oggi oggetto di procedimento per la variante urbanistica furono già inseriti nel piano di dismissione nel 2010 sulla base del falso presupposto che l’area fosse già classificata come “C4 – turistico ricettiva”, mentre invece è ormai chiaro che il PRG vigente li classifica, giustamente, come rientranti in zona “P3 - verde pubblico”.

E' quindi presumibile che anche la successiva richiesta di nulla osta ambientale alla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Culturali di Caserta attestava erroneamente l’edificabilità delle aree per strutture turistico ricettive.

Dobbiamo peraltro ricordare che l'ufficio tecnico comunale è stato esautorato da questo procedimento proprio a seguito della opportuna segnalazione del Responsabile che, prima di alienare i terreni, fosse necessaria una variante al vigente PRG.

Successivamente, a seguito dell'attribuzione a ben quattro componenti della Giunta Comunale di responsabilità tecnico-gestionali in deroga al principio di distinzione dalle responsabilità politiche (deliberazione di G.C. n. 10 del 27.01.2011 e successive attribuzioni di incarichi da parte del Sindaco), il progetto posto a base dell'ipotesi di variante oggetto delle nostre osservazioni è ora firmato da uno degli Assessori dell'attuale Amministrazione, che prima si assume in Giunta e in Consiglio comunale la responsabilità politica di vendere dei terreni di proprietà comunale per esigenze di bilancio, e poi, “cambia casacca”, e predispone e sottoscrive gli atti tecnici propedeutici a tale dismissione.

Dunque la procedura risulta viziata a monte da errori prima e pseudo-soluzioni poi, che sarebbe opportuno, se non inevitabile, un totale ripensamento rispetto alla decisione di vendere questi terreni di proprietà comunale e di tenere conto dei vincoli e delle indicazioni derivanti dal P.T.C.P. in via di adozione, considerato anche che le osservazioni del Comune di San Salvatore Telesino (si veda la delibera di C.C. n. 52 del 3 dicembre 2010) finalizzate, fra l’altro, a limitare i vincoli ambientali e paesaggistici nella zona, non risulta siano state recepite dalla Provincia di Benevento.

Riteniamo anche inopportuno intervenire sul vigente PRG mentre invece ormai da sei anni è in corso (si fa per dire, visto che i cittadini non sono stati più coinvolti dopo l’assemblea iniziale del febbraio 2008) la procedura di redazione del nuovo P.U.C. e in difformità rispetto al P.T.C.P., con il rischio di vedersi di nuovo bloccare tutto una volta che, con l’adozione del Piano provinciale interverranno le norme di salvaguardia.

Peraltro, la situazione di assoluto “regresso” del mercato immobiliare negli ultimi anni e la crisi economica generale, che appare ormai come assolutamente irreversibile, rendono a nostro avviso irrealizzabile il progetto dell’amministrazione di “risanare” il bilancio comunale con la vendita di questi terreni (con grave ed irreparabile danno ambientale e paesaggistico), almeno non nella “misura” ipotizzata” (oltre 700 mila euro), e, in ogni caso, la vendita certamente non potrà essere convenientemente effettuata entro il corrente esercizio finanziario.

Segnaliamo inoltre che il progetto non sembra considerare la circostanza che il terreno da rendere edificabile è attraversato da due elettrodotti.

Il proposito dell’amministrazione in carica non tiene in alcun conto, in modo affatto illegale, dei problemi di natura geologica, geotecnica ed idrogeologica che i terreni che compongono il sottosuolo dell’area, nella loro particolare struttura e storia geologica, pongono per una edificazione del tipo immaginato, già evidenziati dagli studi condotti negli anni passati nell’area per le edificazioni presenti. Edifici delle dimensioni proposte avrebbero necessità (ed obbligo legislativo) di studi approfonditi e puntuali, non solo per la tenuta delle strutture, ma, anche e soprattutto, per gli effetti che procedimenti costruttivi e strutture di fondazione potrebbero avere sull’intorno, in particolare sulle altre costruzioni, sull’idrodinamica dei flussi profondi, con effetti di difficile previsione.

Dal punto di vista commerciale, proporre la vendita di aree di questo tipo come edificabile, con il rischio che poi le successive indagini geologiche e geotecniche prescritte dal DM 11.3.1988 e dalle NCT08 dimostrino l'impossibilità di realizzare le volumetrie dichiarate, esporrebbe il nostro Comune ad un rischioso contenzioso.

Come si evince dallo studio della relazione geologica, i terreni in prossimità del torrente Grassano non sarebbero in grado, se non con costi strutturali enormi, ed assolutamente incompatibili, di sostenere il carico che sarebbe indotto da fabbricati con quattro impalcati in cemento armato su un “impronta” di circa 700 mq e quindi con profondità di “influenza” dei carichi fino a 50 mt, interessando “strati” di terreno di pessima qualità (sedimenti fluvio lacustri costituiti prevalentemente da limi argillosi e torbosi).

In ogni caso, gli interventi sugli strumenti di pianificazione, a nostro avviso, non devono essere effettuati per risolvere problemi particolari come la “riqualificazione” di una specifica area o, peggio, con la finalità di recuperare risorse economiche, così come è sbagliato continuare ad utilizzare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente e non per gli scopi per i quali erano stati imposti dalla legge (cioè per finanziare le infrastrutture necessarie nelle aree destinate all'edificazione: strade, acquedotti, fognature, ...).

Tenendo conto anche degli “input” che sempre più incisivamente vengono dalle direttive della Comunità Europea (ricordiamo fra l'altro la Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta anche dall’Italia), le amministrazioni locali dovrebbero operare, soprattutto negli interventi di pianificazione, per la tutela dell'ambiente, della biodiversità, del paesaggio, e dell'economia basata sull'agricoltura e sul turismo di qualità, soprattutto quando, come nel caso del nostro paese, esistono già volumetrie in eccesso rispetto alle esigenze degli abitanti, sia per residenza che per attività produttive ed i servizi.

Peraltro, fra gli obiettivi di tutela più importanti di cui dovrebbe preoccuparsi prioritariamente un'amministrazione comunale, c’è la tutela attiva degli ecosistemi fluviali e lacustri (acque, fasce boscate, terreni agricoli, corridoi ecologici, …), da perseguire con strategie gestionali che prevedano il coinvolgimento delle associazioni ambientaliste.

E invece, con questa variante, si va in direzione esattamente contraria: dopo gli scempi urbanistici posti in essere negli anni scorsi dall’amministrazione di Telese Terme, si va a pregiudicare ulteriormente la continuità di un importante corridoio ecologico, mentre i cittadini di San Salvatore ormai da anni stanno chiedendo di tutelare i terreni agricoli e di limitare il consumo di suolo per nuove costruzioni e per nuove zone di espansione.

Ribadiamo che tanto a San Salvatore Telesino quanto a Telese Terme, esistono già vani per residenza ampiamente in eccesso rispetto alle reali esigenze della popolazione, e decine di strutture produttive e per servizi già realizzate, soprattutto nel corso degli ultimi 20 anni, e in gran parte in abbandono, per cui devono piuttosto essere privilegiati il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e il miglioramento energetico e, perché no, anche estetico e funzionale degli edifici.

Invece l'amministrazione comunale di San Salvatore Telesino, pur essendo in corso la procedura per l'adozione del nuovo P.U.C., interviene d'urgenza, con una variante al P.R.G. vigente, per rendere edificabili altre aree del nostro territorio!

E non si tratta di “misure compensative”, come si sostiene in progetto, perché, a fronte della trasformazione da verde primario (P3) a zona destinata a edifici per attività turistico-ricettive (C4) di quasi 6000 mq di terreno, nessuna area viene trasformata da C4 a P3.

Per conto nostro insistiamo, e, riprendendo quanto già sottoposto all’amministrazione provinciale nella procedura partecipata di redazione del P.T.C.P, continuiamo a chiedere che si dia priorità assoluta alla tutela del territorio e delle sue emergenze naturalistiche, storiche ed archeologiche, ed alla salvaguardia dell’ambiente e della qualità di vita quotidiana come attrattore di flussi turistici, e che si ponga la massima attenzione alla tutela della vocazione rurale ed ambientale del territorio cui, contrariamente dai vostri proclami nulla di concreto è stato fatto.

Il recente sviluppo del turismo nelle aree interne della Campania che, se sapremo preservare le risorse del territorio, potrà garantire nei prossimi anni il sostentamento economico delle nostre Comunità, deriva dal bisogno, sempre più diffuso, di fruire, non solo dei tanti siti di rilevanza artistico/archeologica, ma soprattutto dei luoghi diffusi che, con la loro qualità di vita quotidiana, consentono al visitatore l’opportunità di permanere per più volte e per periodi più prolungati nei territori delle zone interne, non ancora soffocati da edilizia e cementificazione selvaggia.

Di strutture ricettive ed attrezzature per il turismo, negli ultimi anni, ne sono state già realizzate molte, e non v'è motivo di ritenere che non siano sufficienti. In ogni caso vi sono centinaia di edifici già esistenti e attualmente inutilizzati che potrebbero essere recuperati e “riconvertiti”. Dubitiamo che esista l'esigenza di realizzare, sul torrente Grassano, e all'interno di quella che dovrebbe essere una fascia di “rispetto” intoccabile di 150 metri, su terreni assolutamente inidonei anche dal punto di vista idro-geologico e della stabilità sismica, due enormi fabbricati in cemento armato più le relative “pertinenze” (parcheggi, accessi pedonali e carrabili, ecc.), da destinare ad attività commerciali, residence e abitazioni, quando sia nel nostro territorio che nel comune di Telese Terme, a poche decine di metri, queste presunte esigenze possono essere soddisfatte in abbondanza.

Politiche che continuino a vedere il territorio come un “salvadanaio” da quale “estrarre liquidità “alla bisogna”, stravolgono la nostra identità rurale e sociale, dilapidando un patrimonio che costituisce, per il prossimo futuro, l’unico elemento certo di crescita e di benessere.

Ammesso che sia opportuno o necessario provvedere alla riqualificazione ambientale dei terreni in zona “acqua fetente”, ogni eventuale intervento deve rispettare il vincolo di inedificabilità nella fascia di 150 dal bordo del torrente Grassano, deve rispettare le indicazioni del PTCP, ancorché ancora in fase di adozione, e deve tenere prioritariamente in conto le esigenze di tutela ambientale e paesaggistica dell'area, oltre che le caratteristiche idro-geologiche e le criticità geotecniche e di sicurezza che interesserebbero ogni eventuale costruzione si voglia realizzare su questi terreni.

Infine ricordiamo che per varianti al PRG che comportino variazione di destinazione d'uso dei
suoli è necessario attivare la procedura di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica presso il competente ufficio della Regione Campania (delibera di Giunta Regionale DGR n.203 2010).

In conclusione, tenuto conto che la variante al PRG predisposta dall'Amministrazione comunale, come stabilito dalla legge Regionale n.16/2004, dovrà essere comunque sottoposta ad approvazione finale della Provincia con tutti i pareri previsti (Soprintendenza, Autorità di Bacino, Genio Civile, etc), che l’area sottoposta a variante di PRG ricade nel vincolo paesaggistico di fascia di rispetto fluviale di cui al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 art. 142 comma 1, lettera c), che i terreni interessati anche dal punto di vista idrogeologico e sismico non sono idonei ad un eventuale edificazione, riteniamo che tali pareri, effettuati i necessari accertamenti, non potranno che essere negativi, che la variante sarebbe comunque non rispettosa di precise disposizioni di Legge dello Stato Italiano e in spregio della Convenzione Europea del Paesaggio.

Pertanto, viste tutte le criticità segnalate, riteniamo che il progetto approvato dall'Amministrazione comunale, oltre che difforme rispetto agli impegni politici di programma di questa Amministrazione, non sia sostenibile né migliorabile, e chiediamo di annullare l'intero procedimento di variante del vigente P.R.G. e di dare avvio, piuttosto, alla procedura partecipata del nuovo P.U.C.

Chiediamo comunque agli Enti coinvolti, che leggono per conoscenza, di tenere adeguatamente conto di quanto da noi segnalato qualora venga richiesto il loro parere in merito.

Chiudiamo queste note con un invito: invece di pensare a soluzioni autolesioniste è opportuno pensare a soluzioni diverse per aree dotate di elementi di pregio naturale. Se gli amministratori non sono in grado di farlo, lancino un concorso di idee o se le facciano passare mediante una consultazione dal basso.

Cittadini in movimento – Laboratorio di cittadinanza attiva

Aderiscono:

Rete Arcobaleno di Benevento – Rete delle associazioni ambientaliste dal basso

Il Girasole Onlus

Codisam

Lerka Minerka

WWF

LIPU

Luca Zolli