lunedì 4 febbraio 2019

Energia, quale o quanta ?

Il livello planetario
Quando si parla di nuova realta' (nuova normalita') climatica da dover fronteggiare (non lo stiamo facendo, anidride carbonica, metano e aerosol in atmosfera sono in aumento), non teniamo presente che gli altri indicatori dello stato di salute del pianeta (livello di alterazione dei cicli naturali, tasso di estinzione delle specie, livello di qualita' e quantita' delle risorse non rinnovabili(*), del suolo fertile e degli ecosistemi disponibili, presenza di inquinanti in dosi preoccupanti con frequenza crescente, per dirne alcuni) ci dicono che non possiamo permetterci, al di la' della reale (**) fattibilita' tecnica di una completa transizione al solare, di continuare a far subire ai nostri territori impatti a colpi di 154.000 Twh all'anno (e' l'ammontare di consumo mondiale di energia primaria del 2017, a cui noi europei abbiamo contribuito a piene mani, per circa il 22%), o se preferiamo di potenza media di 2350 W per ogni singolo essere umano dei 7.5 mld che attualmente popolano il pianeta. Per inciso, noi italiani consumiamo una potenza primaria media di 3800 W pro-capite (dati sui consumi energetici riferiti al 2015 da un documento pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico), nessuno escluso.

Quindi il problema non e' solo quale energia, ma anche e soprattutto quanta ne vogliamo consumare.
Infatti, seppure improvvisamente ci ritrovassimo energia fisicamente gratis (alimentando tutti i consumi, ad esempio, con il potenziale dato dall'irraggiamento solare, fosse pure a "zero emissioni", impossibile anche questo), un attimo dopo ci dovremmo porre il problema di ridurne notevolmente l'utilizzo complessivo dato che il tasso di produzione di merci, rifiuti ed emissioni, il tasso di estrazioni di minerali, consumo dei suoli fertili e di dispersione di sostanze chimiche nella biosfera (attualmente sul sito dell'Echa sono in attesa di giudizio ben 191 sostanze sintetiche candidate come "Estremamente pericolose" - immaginiamo la pressione a cui siamo esposti e sottoposti - e circa 23000 sono le sostanze "uniche" registrate ed approvate per poter circolare sul suolo UE) alimentati da quei 154.000 Twh ci stanno portando comunque in territori sconosciuti dal punto di vista degli equilibri naturali, al punto che qualcuno parla di crisi multiple dagli esiti imprevedibili, perche' fortemente intrecciate, da qui a pochi decenni, arrivando anche ad ipotizzare un collasso della civiltà umana.

Quindi "fate" presto a trovare queste miracolose tecnologie che riducono le emissioni complessive di gas serra (ironia), ma anche quelle che permettono di ridurre complessivamente il consumo ed il degrado della "materia" rinnovabile, a maggior ragione di quella non rinnovabile, e della biosfera nel suo complesso, visto che il nostro carico sul pianeta, anche dal punto di vista strettamente antropocentrico, e' ben oltre le sue possibilita' (overshoot) con effetti visibili gia' nel breve e nel medio termine - teniamo in conto anche che in molte aree, le cosiddette "sviluppate", gli effetti visibili sono mitigati dall'espulsione del degrado in altre aree, quelle cosiddette "in rapido sviluppo" o quele "arretrate", chissa' per quanto ancora...-, non solo per gli effetti delle emissioni e dell'inquinamento da sola produzione energetica.

Se preferiamo, possiamo dire piu' eufemisticamente che il tasso attuale di consumi e di "sviluppo as usual" ci "costringe" a cercare di abituarci, per difenderci dagli effetti, a soluzioni"meno peggio" sempre peggiori con tassi di peggioramento crescenti - scioglilingue voluto -, per "pseudo-sostenere" gli attuali stili di vita e l'attuale popolazione, sia chiaro in maniera fortemente sproporzionata all'interno e fra stati, ma questo e' un altro problema (seppure sia fermamente convinto che la matrice che non ci fa vedere la distruzione dei beni comuni sia la stessa che non ci fa vedere la distruzione di altri esseri umani).
In alternativa possiamo cercare la strada della riduzione dei consumi complessivi di materia e di energia, e forse così abbiamo la possibilità di ridurre l'impatto della caduta.
...Mentre localmente...
Se un territorio come il nostro e' in difficolta' per gli eventi estremi (piogge e raffiche di vento anomale, grandine, aumento della frequenza delle gelate dentro e fuori stagione, temperature medie in aumento, siccita' che durano oltre le medie di qualche decennio fa), per la nuova realta' climatica con tutto il suo portato di novita' specialmente in un settore primario come quella della produzione locale del nostro cibo, non dovremmo permetterci di aggiungerci del nostro, ed invece ci ritroviamo ancora con piani urbanistici e finanziamenti che favoriscono abnormi zone industriali e le loro emissioni inquinanti legali od illegali che siano in aria acqua e terreni.

Anche qui, la strada da seguire sarebbe quella dello stop del consumo di suolo e dell'antropizzazione fuori e dentro le aree protette puntando alla gestione del (tanto) esistente e che è soggetto a degrado, a partire dalla strade, passando per i servizi ferroviari ai pendolari, per finire alla messa in sicurezza dell'edilizia contro i sismi nonchè contro i rischi di dissesto idrogeologico.

Mentre invece, ecco i raddoppi stradali e ferroviari per far viaggiare le merci sempre più rapidamente, richieste ed approvazioni di trivellazioni, impiantistica speculativa nelle zone montane, che vanno a colpire altri indicatori dello stato di salute del contesto che ci circonda (che si traduce in stato di salute nostro nel giro di poco tempo) senza alcuna visione se non quella di creare posti di lavoro nella fase di "costruzione".
In un contesto del genere, l'individuazione di parchi nazionali (Parco del Matese) e di zone protette in genere (vd SIC sul Matese Sud-Orientale), oltre ad essere poco credibili (Ricordate Realacci, curriculum PD-Legambiente-Sviluppo sostenibile-green economy, e la sua legge che diceva che i parchi devono generare profitto ? E le centinaia di pale eoliche sul Matese sud-orientale in zone SIC e contigue ?), dice chiaramente: "Fuori dai parchi - diventati vere e proprie "riserve indiane" sotto assedio - scatenate pure l'inferno". Infatti non esitiamo a distruggere l'uno e l'altro.
NOTE -Da qui i numeri citati sull'energia: https://ourworldindata.org/energy-production-and-changing-energy-sources Aspetto anche da loro, comunque, le soluzioni che auspicano nella "Introduction", compatibili coi limiti del pianeta. (*) Fra le risorse non rinnovabili vanno messe nel conto anche quelle (es. fertilizzanti da sintesi chimica) che ci permettono di produrre il cibo con le rese attuali e che, al netto del sovra-sfruttamento dei suoli, della qualita' e dell'inquinamento conseguente, non saranno comunque sostenibili nel tempo non fosse altro perche' sono basate su risorse fossili (metodo Haber-Bosch per la sintesi dell'ammoniaca). (**)Molti studi mettono in dubbio che si possa sostenere con la conversione dell'irraggiamento solare la transizione energetica prevista per il 2050 necessaria a contenere le temperature entro valori non disastrosi secondo l'IPCC a causa della insufficienza (nel senso della reale possibilita' di estrarli) di molti dei minerali di cui ad esempio necessita la tecnologia fotovoltaica. Solo per citare problemi di risorse fisiche non rinnovabili che sono un collo di bottiglia difficilmente rimovibile. Sarebbero da considerare anche le classiche applicazioni che richiedono potenza e continuita' nel tempo o la portabilita' necessaria nel settore dei trasporti, ad esempio. (***) Il grafico nel primo link delle note fa vedere anche quanto siamo distanti dal "tutto" solare.