domenica 29 agosto 2010

T.A.R.S.U./T.I.A. - P.R.G.R.U. (un gioco da ragazzi che dovrebbe coinvolgere tutti)

In questi giorni i cittadini di San Salvatore Telesino stanno ricevendo le richieste di pagamento relative alla Tassa Rifiuti Solidi Urbani (TARSU) dell’anno 2009.
Dopo il già consistente aumento “subito” lo scorso anno, c’è un ulteriore incremento della tassa del 23%: in due anni è quasi raddoppiata!
E’ inutile ora discutere delle responsabilità ed omissioni che hanno portato all’attuale situazione di emergenza (1), mentre l’imminente “ri-avvio” del servizio di raccolta differenziata nel nostro comune chiama ancora una volta noi cittadini a fare la “nostra parte”.
Siamo certi che ci sarà piena collaborazione dei cittadini di San Salvatore Telesino che, pur giustamente indispettiti per le cartelle di pagamento della tassa rifiuti del 2009 (recapitate, con singolare coincidenza, proprio in questi giorni), sono consapevoli della loro responsabilità individuale, e riprenderanno fiduciosi a separare l’umido, la carta, la plastica, il vetro, ecc. dall’indifferenziato.
Infatti, sappiamo che conferire meno rifiuti organici ed indifferenziati è l’unico modo per sperare in riduzioni della tassa/tariffa rifiuti per il futuro o, quantomeno, per scongiurare ulteriori aumenti.
Tuttavia, è anche ora che l'amministrazione faccia chiarezza sulle procedure attuate per gestire la fase emergenziale, e sui relativi costi, fino all’avvio della nuova raccolta differenziata, e sul sistema ed i costi della relativa procedura, che dovrà proseguire fino all’avvio della gestione provinciale.
Peraltro, l'Assessore all'Ambiente aveva riferito che, pur trattandosi di un servizio che deve essere pagato interamente dai cittadini, non vi sarebbero stati aumenti della tassa rifiuti.
Allora è doveroso che i cittadini siano informati, con un analitico prospetto, di tutti i costi connessi al servizio, sugli introiti relativi alla TARSU. Dovrebbe essere chiarito anche se il maggior onere sulla TARSU 2009 sia necessario per pagare i vecchi debiti con il Consorzio oggetto di una recente transazione.
Inoltre, è il momento di pretendere con forza l’avvio delle procedure di passaggio dalla TARSU alla Tariffa di igiene Ambientale (T.I.A.), come previsto per legge da molti anni, e come promesso anche nel programma elettorale dell’attuale maggioranza consiliare.
In questo modo, essendo una parte della tariffa legata esclusivamente ai quantitativi e alla qualità dei rifiuti conferiti da ogni singolo nucleo familiare, si determinerebbe un ulteriore incentivo a fare una raccolta differenziata di qualità, e a ridurre con opportuni quanto semplici comportamenti sia il quantitativo assoluto di rifiuto indifferenziato conferito che gli assurdi sprechi della nostra società iper-consumista.
Facendo sì che ognuno paghi “il giusto”, senza le “distorsioni” del sistema attuale, in cui si paga solo in proporzione alla superficie delle nostre case, anche se disabitate o abitate da una sola persona, saranno “premiati” economicamente i comportamenti virtuosi.
Oltre l’aspetto economico della questione, c’è poi quello ambientale, che per noi è ancora più importante.
Sempre in questi giorni, infatti, la Regione Campania, sul proprio sito istituzionale, ed in particolare nelle pagine dell’assessorato all’ambiente, ha pubblicato il DOCUMENTO PROGRAMMATICO DELLA PROPOSTA DI PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI IN CAMPANIA (P.R.G.R.U.) ed il RAPPORTO PRELIMINARE SUI POSSIBILI IMPATTI AMBIENTALI SIGNIFICATIVI DERIVANTI DALL’ATTUAZIONE DEL PRGRU.
Ebbene, questi documenti, che costituiscono il punto di partenza per la redazione del PIANO REGIONALE RIFIUTI, purtroppo prevedono sempre l’incenerimento e addirittura la costruzione di altri due impianti, uno a Napoli e l’altro a Salerno, oltre i due già previsti da Bassolino. Il primo è già in funzione ad Acerra, e le sue emissioni superano regolarmente i limiti di legge, tanto che più volte è stato necessario bloccarne le attività; parliamo di “veleni” estremamente pericolosi: nano particelle, diossina, …, con gravissime conseguenze sulla salute, così come abbiamo più volte documentato.
Siamo molto delusi dall’Assessore all’Ambiente, Giovanni Romano, già sindaco del comune di Mercato Sanseverino (SA) e “paladino” della raccolta differenziata.
Come abbiamo condiviso e riconosciuto in precedenza al piano rifiuti predisposto dalla provincia di Benevento la scelta contro l’incenerimento, l’importanza data alla raccolta differenziata, al riuso e recupero, e alla riduzione alla fonte della produzione di rifiuti (pur avendo rilevato delle criticità relative alla realizzabilità in tempi brevi del piano stesso), così ora critichiamo con decisione la diversa scelta fatta dalla Regione, che, al di là di una solo formale applicazione delle direttive comunitarie e nazionali, punta apertamente e decisamente sull’incenerimento (anche se lo chiamano furbamente “recupero di energia”).
Anche ammesso che in questo momento, pur “spingendo” molto sulla differenziata, residui comunque un certo quantitativo di rifiuto da “distruggere”, l’inceneritore già in funzione ad Acerra sarebbe più che sufficiente a tale scopo, ammesso che si proceda decisamente, a tutti i livelli, per conseguire percentuali sempre più elevate di raccolta differenziata, riduzione, recupero, riuso, riciclaggio; si prenda a riferimento Vedelago, e si lavori per spegnere anche il “mostro” di Acerra piuttosto che realizzarne altri.
I cittadini del Picentino, dove sarebbe prevista la costruzione dell’inceneritore salernitano, sono già da tempo in mobilitazione, ma è il caso di smetterla di attivarsi solo quando la “minaccia” interessa il proprio territorio, e mobilitarsi invece perché in tutta la regione, e in tutto il Paese, si rifiuti la logica degli inceneritori, che servono solo alle grandi aziende che ci si arricchiscono, e si punti solo su riduzione, riuso, recupero, riciclaggio, ri-progettazione dei prodotti, … anche facendo leva sulla tassazione legata all’impatto dei prodotti stessi e dei comportamenti delle aziende sul ciclo dei rifiuti, incoraggiando pratiche virtuose sia da parte dei cittadini che delle aziende.
Anche alla Regione Campania, come già fatto con la Provincia di Benevento, chiediamo di valorizzare soprattutto la responsabilizzazione dei comuni, prevedendo, che le provincie, oltre alla gestione degli impianti, assumano solo compiti di indirizzo, coordinamento e vigilanza dell’azione dei comuni, intervenendo con i “poteri di avocazione” quando i comuni non rispetteranno gli “standards” indicati nel piano regionale e nel rispettivo piano provinciale.
È necessario che i cittadini si attivino con i propri amministratori perché intraprendano una azione più decisa verso la Regione per chiedere una diversa gestione dei rifiuti rispetto a quella descritta dal PRGRU e, allo stesso tempo, esercitino un ruolo più attivo nella gestione stessa ed esigano un percorso partecipato del processo come condizione indispensabile per avviare politiche più sostenibili e rispettose dell’ambiente.
I comportamenti e la partecipazione informata e consapevole dei cittadini, e la loro capacità di essere responsabili e di farsi “sentire” dalle Istituzioni, possono e devono influenzare le scelte delle diverse Amministrazioni.

(1) Da Rastrelli (centrodestra) a Bassolino (centrosinistra) fino al Capo dipartimento della “Protezione inCivile”(dal titolo del libro di Piero Messina – Rizzoli BUR – 2010) Bertolaso, passando per i Consorzi e i rispettivi amministratori, senza dimenticare tutti gli amministratori locali che, felici di poter delegare, e con rare eccezioni, hanno sempre “trascurato” gli obblighi in materia di raccolta differenziata, con evidenti profili di danno erariale, oltre che di pregiudizio alla salute pubblica.

sabato 28 agosto 2010

il nostro territorio e le sue “ferite”






Foto 1: la cava "Maturo"













Foto 2: Cava in località Selva Palladino









Foto 3: il "Redentore" sovrastato da un enorme traliccio con antenne di ogni tipo
















Foto 4: l'allevamento intensivo di maiali sulla collina della "Selva di Sotto"










Foto 5: la cava "ex Bove" a ridosso dei "Puri" di Monte Pugliano








Foto 6: deposito di pneumatici esausti.









Foto 7: deposito di pneumatici 2.








Foto 8: Capannoni industriali a perdita d'occhio e... di suolo








mercoledì 25 agosto 2010

San Francisco e i suoi 100 milioni di sacchetti in plastica in meno

Tratto da http://www.portalasporta.it

Nel 2007 San Francisco ha bandito i sacchetti di plastica nei maggiori negozi e catene di prodotti alimentari e nelle catene di parafarmacia.

Ora l’amministrazione della città sta valutando di estendere il divieto a tutti i rivenditori, tra cui librerie, negozi di abbigliamento e grandi magazzini e che includerebbe tutti i possibili formati e misure dei sacchetti di plastica.

Ross Mirkarimi, membro della Commissione di Vigilanza della città di San Francisco e autore della legge del 2007 ha presentato formalmente una proposta in tal senso alla Commissione ad inizio agosto.

Anche lo Stato della California ha in corso l’iter legislativo di un disegno di legge, l’ Assembly Bill 1998, appoggiato dal Governatore Arnold Schwarzenegger, che vieterebbe il sacchetto di plastica in tutto lo stato della California a partire dal 2012 con una tassazione di 5 cent prevista per il sacchetto di carta.

L’amministrazione di San Francisco non ha intenzione di aspettare gli sviluppi di questo disegno di legge perché è sicura che i provvedimenti saranno più blandi e di minore portata rispetto agli obiettivi che vuole raggiungere in città.

A San Francisco l’attuale legge impone ai supermercati di grandi dimensioni e alle catene di parafarmacie di fornire ai clienti solamente sacchetti di bioplastica compostabili, sacchetti di carta riciclabile e borse riutilizzabili.

La nuova legislazione, se approvata, entrerebbe in vigore il 1 Marzo 2011. Oltre a valere per tutti i comparti commerciali del retail prevede come novità l’addebito di cinque centesimi anche per il sacchetto monouso di carta. Restano esclusi dal provvedimento i sacchetti intermedi per l’imballaggio e il confezionamento di prodotti alimentari ma anche, ad esempio, gli involucri di plastica utilizzati dalle lavanderie a secco per proteggere gli indumenti.

Secondo Mark Westlund, portavoce del Dipartimento per l’Ambiente di San Francisco, sono stati 100 milioni i sacchetti di plastica che sono stati risparmiati all’ambiente in tre anni di divieto.

Se il provvedimento passasse San Francisco sarebbe la prima città della California a seguire l’esempio delle cittadine delle contee di Currituck, Dare, Hyde appartenenti alla regione degli Outer Banks in North Carolina. Anche qui si tratta dell’estensione di un primo provvedimento limitato ad alcune catene che sarà effettivo dal primo ottobre 2010.

Alcuni negozi di San Francisco sono già passati dal 2007 ai sacchetti di carta. Resta a livello locale, ma non solamente, l’accusa rivolta ai sacchetti di carta, anche da parte dell’industria della plastica, che rimarca in ogni occasione quanto anche questi non siano privi di impatto per l’ambiente.

Rispetto alla soluzione in plastica la produzione di sacchetti di carta richiederebbe un maggiore consumo di acqua, un 70% di energia in più e un 50% di emissioni di gas serra in più causate dal sacchetto durante il suo ciclo di vita.

Ovviamente l’industria della plastica evidenzia i punti deboli dell’alternativa di carta e minimizza quelli riferiti alla soluzione in plastica, la non biodegradabilità del materiale, la dispersione nell’ambiente con inquinamento chimico e relativi danni tra cui anche quelli economici, le ridicole percentuali di riciclo, l’utilizzo del petrolio che è una fonte di energia in declino, ecc.

Per saperne di più leggi la valutazione di impatto ambientale riferita al sacchetto in plastica, in carta e in materiale riutilizzabile.

giovedì 5 agosto 2010

QUESTIONE “VOCEM” E “VALORIZZAZIONI IMMOBILIARI”: AGGIORNAMENTO

Alla luce di alcune novità di queste ultime settimane, è necessario un aggiornamento sulla questione VOCEM e, inoltre, su due questioni di cui ci siamo occupati negli ultimi mesi: l’area “ex cava Bove” in c.da Pugliano e i terreni posti in vendita dal Comune in località “acqua fetente”.
Il ricorso al TAR proposto dalla Società controllata dalla provincia di Bergamo avverso la decisione contraria alla costruzione del termovalorizzatore ha visto un nuovo rinvio a fine anno: dunque ci sarà ancora da attendere prima di poter definitivamente archiviare questa storia.
Nel frattempo è sparita dal piano di dismissione definitivamente approvato per il 2010 dal Comune di San Salvatore Telesino la vendita di una porzione del Monte Pugliano adiacente l’ex cava Bove, non sappiamo se a seguito delle nostre proteste (leggi i nostri comunicati del 31 marzo 2010 e del 14 aprile 2010) o per l’intervento della Magistratura, come emerge dalla lettura del B.U.R.C. del 14 giugno scorso su cui è pubblicato, alle pagine 349-353, un “illuminante” decreto dirigenziale del Genio Civile di Benevento. In proposito sarebbe il caso che l’Amministrazione renda pubblici tutti gli atti in suo possesso che riguardano questa vicenda (comunicazioni della Procura della Repubblica, verbali di ispezione del Comune e di altri Enti coinvolti, ordinanze, …). Si sentiva dire con insistenza, da diverse fonti, che la cava avesse già “sconfinato”, occupando ed utilizzando la proprietà demaniale: ora, il decreto della Regione Campania ce lo conferma! Ma il Comune non avrebbe dovuto intervenire prima, rispondendo anche alle specifiche richieste che sono state fatte più volte in proposito? Evidentemente le attività estrattive in questi anni sono proseguite nonostante i divieti e gli obblighi di ripristino imposti dalla Regione: ora auspichiamo che il proprietario dell’area sia costretto una volta per tutte ad ottemperare agli obblighi di ripristino che gli sono stati nuovamente notificati. Ci aspettiamo che, stavolta, l’Amministrazione farà tutto quanto dovuto per tutelare al meglio la “nostra” proprietà, ma chiediamo che ne dia anche doverosa comunicazione e conferma ai cittadini.
E’ necessario inoltre che l’Amministrazione riconsideri anche la decisione di vendere un lotto di terreno in località “Acqua Fetente”, al confine con il comune di Telese Terme, che favorirebbe una nuova speculazione edilizia sul modello della cittadina termale ormai soffocata dal cemento.
Purtroppo, infatti, a differenza dell’”operazione cava”, in continuità peraltro con i progetti delle precedenti amministrazioni (l’attuale piano regolatore prevede che tutte le aree adiacenti alla sorgente e al torrente Grassano siano destinate a strutture turistico-ricettive, e quindi, comunque potenzialmente edificabili), è stata confermata la scelta di vendere, per scopi edificatori, terreni di proprietà comunale a ridosso del torrente Grassano, in area che dovrebbe essere vincolata e protetta (operazione peraltro, pare, già tentata nel 2001, ma non andata a buon fine, per fortuna).
Ed ora, per favorire e rendere più “attraente” la vendita della stessa area, si vuole consentire l’edificazione di quasi 700 mq di locali commerciali, 600 mq circa di appartamenti per “residence” (?!), e 464 mq di appartamenti, per un totale di quasi 6100 mc (in media, circa 1 mc di costruzione per ogni mq di terreno) … il tutto a meno di 40 metri dal torrente Grassano.
I due edifici di cui si intende “stimolare” la costruzione sul lotto di terreno messo in vendita, come si evince dal progetto redatto dai tecnici del comune di San Salvatore Telesino, si troverebbero completamente nella fascia di 150 metri di rispetto protetta del torrente Grassano, e non saranno certo le “opere di mitigazione” pensate dai progettisti (cannucceto esistente, fascia alberata da piantumare) a ridurre l’impatto ambientale e paesaggistico dell’intervento proposto a ridosso del Parco del Grassano.
Né sembra essere stata debitamente considerata la presenza di un impianto di depurazione e del relativo canale di scolo che corre parallelamente al torrente Grassano.
Non abbiamo nemmeno visto, fra gli elaborati di progetto che ci sono stati esibiti in comune, una perizia geologica, né una relazione geotecnica: si è valutato che sia possibile, per quei terreni, sostenere il carico di una platea di fondazione e di ben tre solai in cemento armato, con i relativi sovraccarichi e le possibili sollecitazioni sismiche, su una superficie così vasta (oltre 1300 mq)?
Quali indagini geologiche sono state fatte?
Recentemente c’è stato poi un altro “colpo di scena”: leggendo la deliberazione della Giunta Comunale n. 91 del 10.06.2010 abbiamo appreso che il Sig. Carlo Carafa non ha dato seguito all’impegno assunto con la transazione del 24.07.2003, di riconsegnare al Comune di San Salvatore Telesino le aree che il Comune stesso ha già inserito nel piano di dismissione, contando sul relativo introito (oltre 500 mila euro) per “pareggiare” il bilancio di previsione 2010.
Il Carafa ha anche negato l’accesso ai tecnici e ad un vigile di San Salvatore Telesino, addirittura denunciandoli per violazione di domicilio.
Pertanto la Giunta Comunale ha incaricato un legale per supportare l’azione dell’Ente nel contenzioso stragiudiziario con il Carafa ed ottenere il possesso delle aree.
Successivamente abbiamo visto che l’area è stata recintata dal Comune.
In ogni caso crediamo che la Soprintendenza ai Beni Ambientali di Caserta, cui il progetto dovrà essere sottoposto per l’autorizzazione, debba negare il suo assenso a questa e ad altre speculazioni edilizie su aree vincolate dal punto di vista ambientale e paesaggistico, e rendendo quindi inefficace, dal punto di vista economico, questa operazione che si vuol far passare come inevitabile per “sistemare” le casse del nostro comune e far “quadrare i conti” del bilancio, e che potrebbe essere solo l’inizio, nelle zone del nostro Comune a ridosso del territorio di Telese Terme, ormai “saturato” dall’edilizia selvaggia degli ultimi anni, di una nuova cementificazione con finalità speculative.
Ci aspettiamo su questo un deciso e formale intervento in merito da parte dell’Assessore all’Ambiente, che era assente nelle occasioni in cui si sono decise queste vendite, e che successivamente ha fatto approvare dal Consiglio Comunale la costituzione di una consulta ambientale per consentire la partecipazione dei cittadini alle politiche ambientali dell’Amministrazione, ed auspichiamo anche un interessamento alla vicenda da parte dell’assessorato provinciale all’ambiente.
Per quanto riguarda le “sofferenze” del bilancio, riteniamo che il bilancio di previsione 2010 debba essere rivisto, recuperando con diversi provvedimenti, magari riconsiderando quelli già indicati dalla deliberazione n.14/2008 del Commissario Straordinario, le risorse necessarie per “coprire” il “buco” nei conti della ex legge 219.
Se poi le misure indicate dalla deliberazione del Commissario non fossero applicabili o sufficienti, come sostiene l’Amministrazione, si potrebbe anche pensare ad una tassa di scopo, al recupero degli introiti da concessioni (per esempio le antenne su Monte Acero), ai cospicui risparmi che si possono ottenere nei consumi energetici, e finanche ad una sottoscrizione popolare, per evitare un carico edilizio assolutamente incompatibile come quello ora ipotizzato dal nostro Comune solo per “fare cassa”. Il messaggio che vogliamo sia chiaro e’ che la vendita dei “beni di famiglia”, con annessa compromissione del territorio e del relativo potenziale turistico, non può e non deve essere la prima soluzione ad ogni intoppo di bilancio che si incontra.
I terreni in vendita sono di proprietà di tutti noi: è possibile che solo 12 persone, anche se democraticamente elette, pensino di poter decidere da sole? Nel programma elettorale questa operazione non c’era! Anzi, era stata duramente criticata la transazione con la quale la precedente Amministrazione aveva ceduto al Sig. Carlo Carafa un’area di 750 mq nella stessa zona.
E allora, perché queste decisioni così affrettate su progetti di vendita dall’incerto risultato economico e di sicuro pregiudizio non solo per l’ambiente, ma anche per il consenso di chi le assume?
A chi giova tutto ciò?
Se si vogliono rispettare gli impegni elettorali e favorire la partecipazione dei cittadini all’amministrazione dell’Ente e al governo del territorio, è arrivato il momento di farlo, a cominciare dall’avvio di un percorso, veramente partecipato, per la redazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale, in modo da limitare il consumo di territorio bloccando gli interventi speculativi.
E poi, perché non cominciare a discutere del prossimo bilancio? Quello per il 2010 ormai è andato, e salvo le necessarie e/o auspicabili variazioni, come tutti quelli degli anni precedenti, ormai è stato imposto ai cittadini senza alcun coinvolgimento. Ma per il 2011, se c’è reale volontà politica, c’è tempo per avviare un percorso partecipato e provare a condividere con tutti i cittadini interessati le scelte, che si dovranno assumere per garantire la “sostenibilità”, anche economica, della gestione dell’Ente e dell’erogazione dei servizi di competenza del Comune.