giovedì 5 agosto 2010

QUESTIONE “VOCEM” E “VALORIZZAZIONI IMMOBILIARI”: AGGIORNAMENTO

Alla luce di alcune novità di queste ultime settimane, è necessario un aggiornamento sulla questione VOCEM e, inoltre, su due questioni di cui ci siamo occupati negli ultimi mesi: l’area “ex cava Bove” in c.da Pugliano e i terreni posti in vendita dal Comune in località “acqua fetente”.
Il ricorso al TAR proposto dalla Società controllata dalla provincia di Bergamo avverso la decisione contraria alla costruzione del termovalorizzatore ha visto un nuovo rinvio a fine anno: dunque ci sarà ancora da attendere prima di poter definitivamente archiviare questa storia.
Nel frattempo è sparita dal piano di dismissione definitivamente approvato per il 2010 dal Comune di San Salvatore Telesino la vendita di una porzione del Monte Pugliano adiacente l’ex cava Bove, non sappiamo se a seguito delle nostre proteste (leggi i nostri comunicati del 31 marzo 2010 e del 14 aprile 2010) o per l’intervento della Magistratura, come emerge dalla lettura del B.U.R.C. del 14 giugno scorso su cui è pubblicato, alle pagine 349-353, un “illuminante” decreto dirigenziale del Genio Civile di Benevento. In proposito sarebbe il caso che l’Amministrazione renda pubblici tutti gli atti in suo possesso che riguardano questa vicenda (comunicazioni della Procura della Repubblica, verbali di ispezione del Comune e di altri Enti coinvolti, ordinanze, …). Si sentiva dire con insistenza, da diverse fonti, che la cava avesse già “sconfinato”, occupando ed utilizzando la proprietà demaniale: ora, il decreto della Regione Campania ce lo conferma! Ma il Comune non avrebbe dovuto intervenire prima, rispondendo anche alle specifiche richieste che sono state fatte più volte in proposito? Evidentemente le attività estrattive in questi anni sono proseguite nonostante i divieti e gli obblighi di ripristino imposti dalla Regione: ora auspichiamo che il proprietario dell’area sia costretto una volta per tutte ad ottemperare agli obblighi di ripristino che gli sono stati nuovamente notificati. Ci aspettiamo che, stavolta, l’Amministrazione farà tutto quanto dovuto per tutelare al meglio la “nostra” proprietà, ma chiediamo che ne dia anche doverosa comunicazione e conferma ai cittadini.
E’ necessario inoltre che l’Amministrazione riconsideri anche la decisione di vendere un lotto di terreno in località “Acqua Fetente”, al confine con il comune di Telese Terme, che favorirebbe una nuova speculazione edilizia sul modello della cittadina termale ormai soffocata dal cemento.
Purtroppo, infatti, a differenza dell’”operazione cava”, in continuità peraltro con i progetti delle precedenti amministrazioni (l’attuale piano regolatore prevede che tutte le aree adiacenti alla sorgente e al torrente Grassano siano destinate a strutture turistico-ricettive, e quindi, comunque potenzialmente edificabili), è stata confermata la scelta di vendere, per scopi edificatori, terreni di proprietà comunale a ridosso del torrente Grassano, in area che dovrebbe essere vincolata e protetta (operazione peraltro, pare, già tentata nel 2001, ma non andata a buon fine, per fortuna).
Ed ora, per favorire e rendere più “attraente” la vendita della stessa area, si vuole consentire l’edificazione di quasi 700 mq di locali commerciali, 600 mq circa di appartamenti per “residence” (?!), e 464 mq di appartamenti, per un totale di quasi 6100 mc (in media, circa 1 mc di costruzione per ogni mq di terreno) … il tutto a meno di 40 metri dal torrente Grassano.
I due edifici di cui si intende “stimolare” la costruzione sul lotto di terreno messo in vendita, come si evince dal progetto redatto dai tecnici del comune di San Salvatore Telesino, si troverebbero completamente nella fascia di 150 metri di rispetto protetta del torrente Grassano, e non saranno certo le “opere di mitigazione” pensate dai progettisti (cannucceto esistente, fascia alberata da piantumare) a ridurre l’impatto ambientale e paesaggistico dell’intervento proposto a ridosso del Parco del Grassano.
Né sembra essere stata debitamente considerata la presenza di un impianto di depurazione e del relativo canale di scolo che corre parallelamente al torrente Grassano.
Non abbiamo nemmeno visto, fra gli elaborati di progetto che ci sono stati esibiti in comune, una perizia geologica, né una relazione geotecnica: si è valutato che sia possibile, per quei terreni, sostenere il carico di una platea di fondazione e di ben tre solai in cemento armato, con i relativi sovraccarichi e le possibili sollecitazioni sismiche, su una superficie così vasta (oltre 1300 mq)?
Quali indagini geologiche sono state fatte?
Recentemente c’è stato poi un altro “colpo di scena”: leggendo la deliberazione della Giunta Comunale n. 91 del 10.06.2010 abbiamo appreso che il Sig. Carlo Carafa non ha dato seguito all’impegno assunto con la transazione del 24.07.2003, di riconsegnare al Comune di San Salvatore Telesino le aree che il Comune stesso ha già inserito nel piano di dismissione, contando sul relativo introito (oltre 500 mila euro) per “pareggiare” il bilancio di previsione 2010.
Il Carafa ha anche negato l’accesso ai tecnici e ad un vigile di San Salvatore Telesino, addirittura denunciandoli per violazione di domicilio.
Pertanto la Giunta Comunale ha incaricato un legale per supportare l’azione dell’Ente nel contenzioso stragiudiziario con il Carafa ed ottenere il possesso delle aree.
Successivamente abbiamo visto che l’area è stata recintata dal Comune.
In ogni caso crediamo che la Soprintendenza ai Beni Ambientali di Caserta, cui il progetto dovrà essere sottoposto per l’autorizzazione, debba negare il suo assenso a questa e ad altre speculazioni edilizie su aree vincolate dal punto di vista ambientale e paesaggistico, e rendendo quindi inefficace, dal punto di vista economico, questa operazione che si vuol far passare come inevitabile per “sistemare” le casse del nostro comune e far “quadrare i conti” del bilancio, e che potrebbe essere solo l’inizio, nelle zone del nostro Comune a ridosso del territorio di Telese Terme, ormai “saturato” dall’edilizia selvaggia degli ultimi anni, di una nuova cementificazione con finalità speculative.
Ci aspettiamo su questo un deciso e formale intervento in merito da parte dell’Assessore all’Ambiente, che era assente nelle occasioni in cui si sono decise queste vendite, e che successivamente ha fatto approvare dal Consiglio Comunale la costituzione di una consulta ambientale per consentire la partecipazione dei cittadini alle politiche ambientali dell’Amministrazione, ed auspichiamo anche un interessamento alla vicenda da parte dell’assessorato provinciale all’ambiente.
Per quanto riguarda le “sofferenze” del bilancio, riteniamo che il bilancio di previsione 2010 debba essere rivisto, recuperando con diversi provvedimenti, magari riconsiderando quelli già indicati dalla deliberazione n.14/2008 del Commissario Straordinario, le risorse necessarie per “coprire” il “buco” nei conti della ex legge 219.
Se poi le misure indicate dalla deliberazione del Commissario non fossero applicabili o sufficienti, come sostiene l’Amministrazione, si potrebbe anche pensare ad una tassa di scopo, al recupero degli introiti da concessioni (per esempio le antenne su Monte Acero), ai cospicui risparmi che si possono ottenere nei consumi energetici, e finanche ad una sottoscrizione popolare, per evitare un carico edilizio assolutamente incompatibile come quello ora ipotizzato dal nostro Comune solo per “fare cassa”. Il messaggio che vogliamo sia chiaro e’ che la vendita dei “beni di famiglia”, con annessa compromissione del territorio e del relativo potenziale turistico, non può e non deve essere la prima soluzione ad ogni intoppo di bilancio che si incontra.
I terreni in vendita sono di proprietà di tutti noi: è possibile che solo 12 persone, anche se democraticamente elette, pensino di poter decidere da sole? Nel programma elettorale questa operazione non c’era! Anzi, era stata duramente criticata la transazione con la quale la precedente Amministrazione aveva ceduto al Sig. Carlo Carafa un’area di 750 mq nella stessa zona.
E allora, perché queste decisioni così affrettate su progetti di vendita dall’incerto risultato economico e di sicuro pregiudizio non solo per l’ambiente, ma anche per il consenso di chi le assume?
A chi giova tutto ciò?
Se si vogliono rispettare gli impegni elettorali e favorire la partecipazione dei cittadini all’amministrazione dell’Ente e al governo del territorio, è arrivato il momento di farlo, a cominciare dall’avvio di un percorso, veramente partecipato, per la redazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale, in modo da limitare il consumo di territorio bloccando gli interventi speculativi.
E poi, perché non cominciare a discutere del prossimo bilancio? Quello per il 2010 ormai è andato, e salvo le necessarie e/o auspicabili variazioni, come tutti quelli degli anni precedenti, ormai è stato imposto ai cittadini senza alcun coinvolgimento. Ma per il 2011, se c’è reale volontà politica, c’è tempo per avviare un percorso partecipato e provare a condividere con tutti i cittadini interessati le scelte, che si dovranno assumere per garantire la “sostenibilità”, anche economica, della gestione dell’Ente e dell’erogazione dei servizi di competenza del Comune.

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