Maggio 2010
All’Assessore all’Ambiente della Provincia di Benevento
e , p.c.
Proposta sul Piano Rifiuti Provinciale
Facendo seguito al confronto pubblico del 17 maggio scorso, riteniamo opportuno rappresentare la nostra posizione sul piano rifiuti della nostra Provincia.
Condividiamo e riconosciamo al piano rifiuti predisposto dalla provincia di Benevento la scelta contro l’incenerimento, l’importanza data alla raccolta differenziata, al riuso e recupero, e alla riduzione alla fonte della produzione di rifiuti, ma dobbiamo anche ribadire che sono presenti diverse criticità, a partire dall’analisi degli impianti esistenti, considerati sufficienti per il fabbisogno provinciale.
A causa del tempo trascorso fra la redazione del documento e la sua presentazione, alcuni dati sono ormai da considerare superati e non corrispondenti alla realtà (conferimenti in discarica, produzione del rifiuto in provincia, impiantistica presente ma ormai indisponibile, “capienza” residua della discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, ecc.).
Il piano si presenta ancora solo come “una dichiarazione di principi ed obiettivi” e, in mancanza del piano industriale e della relativa analisi economico-finanziaria, che dovrebbe dimostrarne la “fattibilità”, non è possibile esprimere un definitivo giudizio di merito.
Invece è proprio il ritardo nella procedura, rispetto alla data, ormai prossima, dell’avvio a regime della gestione provincializzata, che desta preoccupazione.
Se gli impianti su cui fare affidamento sono quelli di Molinara, sito di compostaggio sotto sequestro, il CDR di Casalduni, da adeguare a TMB e compostaggio e comprensivo di un digestore anaerobico, la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, che presenta seri problemi di messa in sicurezza, ed altri impianti da verificare, come le isole ecologiche comunali, come si può realisticamente pensare di avviare la gestione del ciclo dei rifiuti tramite
Per non parlare delle criticità presentate da altri impianti dismessi (San Bartolomeo), che continuano ad inquinare e a richiedere interventi urgenti che riducono ancor di più le disponibilità finanziarie della Provincia.
Ciò che salta immediatamente agli occhi è proprio il problema dell’organico, pertanto la cosa più importante, secondo noi, a fare è la selezione secco-umido.
Già questo tipo di raccolta differenziata consentirebbe di gestire immediatamente la fase di transizione, in quanto la frazione umida, al netto di quella che già sarebbe assorbita dal compostaggio domestico, opportunamente stimolato ed incentivato, potrebbe essere gestita direttamente da ogni singolo comune, o da più comuni associati.
E’ necessario quindi trovare gli strumenti e le risorse per consentire ai comuni di realizzare in tempi rapidi piccoli impianti di compostaggio dimensionati sulle proprie esigenze territoriali, che darebbero la possibilità non solo di gestire questa fase transitoria ma anche di predisporre gli impianti che, a regime, risolverebbero definitivamente il problema della frazione umida, ovvero quella notoriamente più problematica, in attesa che una più spinta raccolta differenziata porti poi ad una ancora più virtuosa gestione di tutto il ciclo.
Questa soluzione permetterebbe di alleggerire anche il “carico” sulla discarica provinciale di S.Arcangelo T., sia in termini di quantitativi che qualitativi (conferito privo della frazione umida, ovvero quella più inquinante).
La successiva attività di trattamento dell’indifferenziato, privo però dell’organico, sarebbe enormemente più semplice.
Nello stesso tempo il sito di Molinara sarebbe in grado di accettare anche carichi di frazione umida proveniente da fuori provincia allorquando, come purtroppo spesso avviene, la nostra provincia è chiamata a farsene carico (naturalmente solo se il materiale da conferire è differenziato correttamente ed idoneo al compostaggio).
A questo punto ci sembra che una soluzione possa essere quella di “valorizzare” maggiormente il ruolo dei comuni senza costringerli ad una adesione coattiva e non negoziata alla società provinciale.
Un'efficace gestione dei rifiuti, infatti, non può prescindere, da un lato, dal massimo coinvolgimento delle amministrazioni comunali (e, conseguentemente, dei cittadini) e, dall'altro, dalla loro responsabilizzazione e dalla possibilità di gestire in autonomia tutte o parte delle attività relative al proprio territorio (raccolta “porta a porta” con personale proprio, realizzazione di piccoli impianti di compostaggio, scelta del soggetto cui conferire il materiale differenziato raccolto). Riteniamo che la scelta delle amministrazioni comunali debba essere dettata dalla convenienza economica relativa alle possibilità offerte dal mercato, e che non ci debba essere, invece, un obbligo di adesione alla filiera proposta dall'”azienda provinciale” che rischia di diventare un “carrozzone” ancora più inefficiente degli stessi consorzi.
D’altra parte, in attesa che il modello ipotizzato dal piano vada a regime, i Comuni già stanno provvedendo autonomamente; e se avranno organizzato una gestione virtuosa, magari con bassi costi per i cittadini, non sarebbe razionale azzerare completamente queste esperienze per imporre un passaggio “coattivo” alla gestione provinciale.
In effetti si tratta della posizione del Sindaco di Camigliano (CE), che sta difendendo il sistema virtuoso posto in essere nel suo comune, con risultati eccellenti (65% di raccolta differenziata, con ulteriori misure già progettate per aumentare ulteriormente questa percentuale), e con costi assai ridotti per i cittadini, e che ritiene che la provincia debba provvedere solo alla gestione degli impianti.
Dunque ci sembra ragionevole chiedere che il piano venga integrato e modificato puntando sulla massima responsabilizzazione dei comuni prevedendo, anche a regime, una sinergia con la provincia, nella quale quest’ultima, oltre alla gestione degli impianti (Casalduni, S.Arcangelo T., Molinara, …), assuma solo compiti di indirizzo, coordinamento e vigilanza dell’azione dei comuni.
Certamente si può ipotizzare anche un “potere di avocazione” da parte della Provincia rispetto ai comuni che non rispetteranno gli “standards” indicati dal piano.
Al fine di garantire la sicurezza del sistema di raccolta e conferimento, ed impedire illeciti, non solo ambientali, chiediamo inoltre che la provincia attivi immediatamente il sistema di controllo denominato SISTRI (messo a punto da CNR-ISPRA), già sperimentato con successo in Puglia. Si tratta di un protocollo innovativo, che si auto-sostiene economicamente, e che è in grado di proteggere efficacemente il territorio da “sversamenti” illegali di rifiuti, controllando dal “produttore” al conferimento finale tutto il percorso dei rifiuti, informatizzando anche la modulistica (MUD) e quindi consentendo un controllo in tempo reale.
Restando a disposizione per ogni eventuale chiarimento e ulteriore confronto o approfondimento, porgiamo i nostri più cordiali saluti.
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