In occasione dell'approvazione del DDL sull'agricoltura biologica (DDL 988 - "Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico") è partito un "dibattito" sul biodinamico e sull'istituzionalizzazione di pratiche che possono o non possono avere un senso scientifico in ambito agronomico: premetto col sorriso beffardo che corni, fasi lunari, vesciche non fanno parte della nostra pratica familiare. Il biodinamico non mi appassiona, ma il dibattito mi fa incazzare per la piega presa perché arriva trainato da un'altra serie di attacchi nel campo agricolo condotti grosso modo dalle stesse persone e con le stesse modalità, nell'estate scorsa nei confronti del biologico in occasione delle prime discussioni al Senato della stessa legge.
C'è la questione di cosa (non) portano avanti di scientifico, infatti, persone come la Cattaneo (che ha votato contro il DDL 988 ed è un pò il personaggio più in vista in questi dibattiti, essendo senatrice e biologa) in ambito agricolo. La Cattaneo fu tra le prime a parlare contro il biologico dichiarandolo una "favola bella ed impossibile". Non sono un fan nemmeno del biologico, ci sono pratiche meno impattanti, più rigenerative, soddisfacenti, belle, e che tengono conto di più indicatori ecologici così come sono più articolate ed adattabili in base al territorio, rispetto alla rigidità prevista da un protocollo a cui contribuisce la necessità di una certificazione. Ad ogni modo le critiche al biologico sono le stesse che continuamente si ripetono, più in generale, per le pratiche alternative al "convenzionale".
Le critiche sostanziali al biologico mosse dalla Cattaneo erano e sono sulle rese agricole basse rispetto all'agricoltura convenzionale, basata su ed evolutasi dalla "rivoluzione verde" (fondata su pesticidi, diserbanti e fertilizzanti da sintesi chimica, nonché sull'uso di macchine pesanti) oltre che sul falso senso di qualità dato dal biologico, i falsi biologici/truffe, i prezzi.
Mi soffermo sulle rese, è un concetto trasversale alle pratiche agricole, non vale solo per il biologico contro l'agrindustriale.
La questione rese agricole è una falsa questione se non la rapporti ai tempi e agli indicatori ecologici fondamentali alla vita che ne sono impattati.
Se su un suolo produci 80 per tempi lunghi rispetto ai tempi umani (>100 anni), ottieni molto di più rispetto a produrre 100 per 20 anni per poi dover passare ad altri terreni perché hai "esaurito" il tuo suolo di partenza. Un danno irreversibile, di fatto.
Questa che sembra una esemplificazione infantile in realtà si riflette nei dati FAO che mostrano che la quantità di superficie agricola è rimasta sostanzialmente la stessa negli ultimi 30 anni (intorno ai 4.8 mld di ha, dopo una crescita esponenziale dei precedenti 100 anni), ma si deforesta, si occupa suolo e si coltiva in posti dove prima non si arrivava: quindi evidentemente tanto si abbandona da un lato, per basse rese/esaurimento, spesso irreversibilmente, e tanto si occupa altrove.
Non solo: hai lasciato nel terreno e nelle falde un mix di chimica da sintesi che continua a cumularsi, procurando anossie nei corpi idrici ed inquinamento da mix chimico sintetico che incide sulla nostra salute e su quella delle altre specie e quindi sulla rigenerazione di vita e suoli (le estinzioni di specie sono, insieme al clima, la crisi ecologica più grande in corso).
Non basta: hai usato risorse fossili, non rinnovabili perché fosfati (minerali) e nitrati (da processi che passano per il metano) tali sono, così come a base di fossili sono sia il ricorso a mezzi sempre più grandi e sofisticati sia le traversate dei prodotti agricoli da una parte all'altra del mondo. Il tasso di alterazione dei cicli dell'azoto e del fosforo sono anch'essi fra gli indicatori ecologici oltre soglia critica secondo le scienze ambientali.
Su questi aspetti scientifici, ampiamente documentati in molte ricerche pubblicate e peer reviewed, siamo invece molto indietro nella pratica, ma anche nella teoria se una senatrice-scienziata come la Cattaneo prende tanti plausi, se sulla sua stessa linea si schierano centinaia di scienziati spaccando il capello in quattro sui corni e se nel frattempo non ci si guarda intorno ad osservare il degrado degli ecosistemi a cui contribuiscono pesantemente le pratiche agricole più diffuse che non sono certo quelle biodinamiche o biologiche.
Il prossimo passo di progresso (sono un progressista) dovrebbe essere alimentato dalla comprensione dell'accelerazione rapida degli effetti dell'approccio "rivoluzione verde" all'agricoltura, di cui ho fatto cenno, e che molto probabilmente comporterà, dopo il cappottamento sociale in corso (agricoltura diffusa in via di estinzione e proletariato agricolo sempre più sfruttato), anche quello fisico, se non facciamo passaggi sull'agro-ecologia prendendo quanto di buono c'è nella permacultura, nell'agricoltura naturale, l'agri-forestry, dalla stessa "criminale" biodinamica. Dove a prevalere, cioè, non sia l'idea del sempre di più, del più presto, dell'ovunque ma del sufficiente, del quando si può, del dove si può, del limite, del rigenerativo e del duraturo.
Francesco P.
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