lunedì 15 novembre 2010

Benevento cambia, quasi, strategia

Di seguito una nota scritta dalla nostra amica Paola Nugnes, del Co.Re.ri, riguardo alla conferenza stampa tenuta dalla Provincia di Benevento, il giorno 12 novembre 2010, sul piano rifiuti provinciale e sul progetto di revamping dello STIR di Casalduni. A quanto pare nella migliore delle ipotesi prevarrà il Nimby: trattamento a freddo a casa nostra, incenerimento ad Acerra...



" Benevento cambia, quasi, strategia


Oggi c'è stata a Benevento la conferenza stampa di presentazione del piano rifiuti della provincia di Benevento, o meglio la conferenza stampa del progetto di revamping dell'ex impianto CDR, oggi Stir di Casalduni.

Erano presenti Carla Poli del Centro di riciclo di Vedelago, l'assessore Aceto, il presidente della Provincia Cimitile, l'impresa che si occuperà della riconversione dell'impianto, ed in sala come consulente, ma che non è intervenuto, Tommaso Sodano.

Dalle parole di Cimitile e di Aceto siamo di fronte ad una svolta storica all'interno del panorama regionale, in grande opposizione ed isolamento rispetto alla linea intrapresa nel resto della regione, e questo probabilmente è vero.

Oggi si è parlato di recupero della materia e di ricostruire una delle due linee di Casalduni sul modello del centro Vedelago. Una svolta storica in Campania che va sicuramente sostenuta e spinta con tutte le nostre energie ed entusiasmi. Qui oggi non si è detto, come si è detto altrove (Presidenza della regione) che " il problema è stato puntare sulla raccolta differenziata spinta invece che sulle discariche e sugli inceneritori". No, ma fare peggio di come si fa oggi in Campania (e di come si è fatto fino ad oggi), è praticamente impossibile.

Ci è stato presentato il progetto: una linea dell'impianto di Casalduni sarà trasformata in una linea sul modello Vedelago, (Evviva!) L' altra linea, che oggi è un tritovagliatore ed impacchettatore di rifiuti, che non funziona, diventerà. con il nuovo progetto, un tritovagliatore ed impachettatore di rifiuti che funziona, ed invia ad incenerimento ad Acerra!

La differenza sostanzialmente sarà nella ristrutturazione dell'impianto elettrico; pulitura e ristrutturazione del piano di insulflaggio, che permetterà la riduzione volumetrica del rifiuto fino ad un 18% del volume, (che è già una cosa migliore del tritorvagliato ed impacchettato percolante di ora, ma far peggio di ora è molto difficile.) Nulla nella seconda linea verrà recuperato, né vagliato, non verranno neanche intercettati, a quanto ci è stato dato di capire, rifiuti pericolosi e nocivi come pile, telefonini, batterie, medicinali scaduti. Il rifiuto verrà sostanzialmente passato in un vaglio che divide grossolanamente il secco dall'umido, il sottovaglio verrà asciugato per insulflaggio, il sopravaglio con sistemi balistici verrà "pulito" dagli elementi ferrosi, che proprio non si possono bruciare, infine si tritovaglierà ed impachetterà il tutto x la discarica o per bruciare ad Acerra.

Perché non si è pensato ad un separatore aerealico, che molto meglio avrebbe permesso la divisione del secco dall'umido, perché non si procederà alla vagliatura selezione e recupero del materiale riciclabile, su nastri trasportatori con l'ausilio imprescindibile della mano e dell'occhio dell'uomo? Perché non si è pensato ad un revamping che porti la linea alle sue originarie mansioni per poi chiudere non con CDR ma con un impianto di estrusione, per lo scarto secco non riciclabile ? (vedi n.stro progetto di revamping) "Perché la carta ed il cartone da raccolta indifferenziata è sporco e nessuno lo vuole", ci hanno risposto; ma già negli anni '80 i vecchi TMB riuscivano a recuperare oltre l'80% di materia dall'indifferenziato, possibile che oggi non si riesca a fare meglio che impacchettare rifiuti tritivagliati seppure con bassa percentuale di umidità e scarso pericolo di percolato?

Crediamo che la scelta dipenda piuttosto dal fatto che la politica istituzionale non crede di poter fare veramente proposte "fuori" dagli schemi “in grande opposizione ed isolamento” e che la quota di CDR da garantire all'incenerimento ritiene sia obbligata.

In soldoni temiamo che, se la riduzione paventata e la raccolta porta a porta che si vuole fare non partiranno su tutto il territorio, se non ci sarà una drastica divisione del secco dall'umido da subito, la linea tipo vedelago lavorerà poco e con scarsi profitti, perché non ci sarà l'implementazione del mercato che la deve sostenere.

Tra l'altro fin quanto si continuerà a produrre CDR ed a mandare ad incenerimento con gli incentivi CIP6 il recupero della materia ( bada non ho detto Raccolta Differenziata) non converrà perchè saremo in presenza di un mercato drogato; la filiera del riciclo non si formerà e l'indotto e la domanda non si genereranno. Il gatto che si mangia la coda. Solo che con l'incenerimento guadagnano, molto, pochi, e perdono, moltissimo, tanti. Con il recupero della materia guadagnerebbero tutti.

Ma come potrà veramente partire la raccolta differenziata se in questo bel disegno manca la gestione dell'umido?.

Il progetto di Casalduni propone una piattaforma che riceva tutta la raccolta dell'umido da raccolta differenziata per poter accorpare in viaggi e conferimenti unici la spesa dei comuni, nella speranza di abbassare i costi del conferimento dell'umido fuori regione ( se conferisco 1000 invece di 10 mi fai un prezzo migliore, se viaggio con un camion più grande per portare più rifiuto, car pooling dell'umido per intenderci, risparmio in emissioni e spesa) Cosa buona. Ma siamo ancora a questo?

Nel progetto si valutando, inoltre, per Casalduni un impianto, di digestione anaerobica, di cui non ci dicono né costi né dimensioni perché è ancora un ipotesi. Queste soluzioni ci lasciano molto perplessi: gli agronomi ci dicono che l'umido così sfruttato non ci dà un compost di qualità ma solo un emendante, un prodotto sfruttato praticamente inutilizzabile; a Benevento ci spiegano che il processo anaerobico è solo un acceleratore del processo naturale e che le analisi sul prodotto stanno a certificare che se ne ricava un ottimo compst.

Sta di fatto che impianti di questo tipo non convengono sotto le 25.000 t. A noi i grossi impianti non piacciono, la memoria storica e la letteratura attuale ci mettono in guardia dai grossi impianti, servono troppo spesso a "occultare" altri tipi di rifiuto, come i fanghi industriali, o i fanghi da incenerimento, ad esempio.

Non ci piacciono i grossi impianti. Crediamo piuttosto nella soluzione di piccoli impianti di compostaggio agricolo diffusi sul territorio, e Benevento è territorio che si presta molto bene ad una soluzione di questo tipo. A ragion del vero sembra che Aceto propenda per questo tipo di soluzione e che sia per questo che ancora non si è definito per l'impianto di gestione anaerobica. Speriamo.

Ma che le decisioni vengano prese, senza gli impianti di compostaggio avremo un finto piano, non un piano zoppo, un piano claudicante che va comunque in una, speriamo, direzione di cambiamento, ma avremo un finto piano zoppo.

Senza impianti di compostaggio avremo solo: una linea di tritovagliatura che manda ad incenerimento, una raccolta a prezzi insostenibili per i comuni, una raccolta differenziata allo stallo. Insomma nulla sarà cambiato.

Ma voglio essere ottimista e fiduciosa e dico che oggi al palazzo della provincia di Benevento si sono sentite parole nuove, un nuovo piano rifiuti è stato lanciato: è claudicante, necessita di sostegno, ma speriamo che i primi passi zoppicanti vadano nella direzione dichiarata, verso il cambiamento. Dico che forse la politica istituzionale crede di non poter fare al momento più di così(?), crede che il suo compito sia (ancora?) il mediare. Ma a noi spetta il compito di dire fuori dai denti i fatti ed i fatti con tutta la buona volontà non li abbiamo visti meglio di così


Paola Nugnes"

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