Sabato 12 marzo si è tenuto presso la sala conferenze di S.Salvatore l’incontro pubblico che apriva la campagna referendaria per i 3 SI’ contro la privatizzazione dell’acqua, contro la remunerazione dei privati nella gestione dell’acqua e contro la reintroduzione del nucleare in Italia. Erano presenti, come preannunciato, i relatori Monica Capo (responsabile del comitato No nucleare Campania), Alex Zanotelli (missionario e promotore della campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua), i sindaci Izzo (S.Salvatore T.), Carofano (Telese) e Panza (Guardia S.), e l’assessore all’ambiente Iamiceli (Sassinoro).
Il dibattito, moderato da Marilina Mucci (Comitato per l’acqua bene comune della Valle Telesina), è stato introdotto dagli interventi dei relatori, che hanno evidenziato la necessità di una grande mobilitazione per cercare assolutamente di raggiungere il quorum necessario del 51% per rendere valida la consultazione popolare. Infatti, come ha ricordato Alex Zanotelli, sono ormai 20 anni che non si riesce a raggiungere il quorum per un referendum, e se anche questa volta, soprattutto a causa del mancato accorpamento con il primo turno delle amministrative, dovesse essere confermata un’insuffciente partecipazione, data l’importanza degli argomenti, “perderemmo tutto”. Sarebbe cioè una sconfitta terribile per la democrazia e per la possibilità stessa di creare un’economia di giustizia ed una politica garante dei diritti fondamentali dell’uomo.
Dopo il terremoto in Giappone, che ha causato gravi danni, fra l’altro, alla centrale nucleare di Fukushima, con esplosioni, fuoriuscita di radioattività, numerosi contaminati gravi e la necessità di evacuare migliaia di persone a centinaia di Km dalla centrale, appare ancora più assurdo pensare alla realizzazione di nuove centrali in un territorio altamente sismico e densamente popolato come l’Italia. Se poi pensiamo ai costi enormi (9 miliardi di euro per una sola centrale), ai tempi di realizzazione, al fatto che l’uranio dovrebbe essere comunque importato esattamente come il petrolio e si esaurirà entro 50 anni e, ancora, a come l’Italia non è stata ancora in grado di risolvere il problema delle scorie delle vecchie centrali, non si può che concordare sul fatto che l’Italia deve puntare sul risparmio energetico e sulle rinnovabili.
Alex Zanotelli ha ripercorso le tappe che hanno portato il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica alla raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare, mai portata in aula, nel 2007 ed ora ai referendum, che possono sancire due principi assolutamente irrinunciabili: 1) l’acqua è un bene pubblico senza rilevanza economica; 2) non si può fare profitto sull’acqua.
Quindi ha spiegato come la finanza internazionale sia invece interessata a controllare le risorse idriche del pianeta, consapevole che, più del petrolio, sarà l’acqua, l’oro blu, il grande affare del secolo. L’ammissione dei referendum è stata una vittoria del movimento ed una clamorosa smentita della giustificazione addotta sulla necessità di privatizzare per adeguarsi alla normativa comunitaria. Nonostante le normative europee sembrino orientate a favorire il mercato e garantire la concorrenza, ciò non è vero quando si tratta di servizi di interesse generale, che possono essere, quindi, gestiti in proprio dagli enti locali senza la necessità di metterli sul mercato. Essenziale è allora la volontà degli enti locali di opporsi alla tendenza a considerare merci beni e servizi essenziali. Inserire negli statuti comunali, per esempio, che “ l’acqua è un bene comune e diritto umano privo di rilevanza economica “, può arginare i processi di mercificazione e privatizzazione proprio rifacendosi al diritto comunitario. Sono i servizi a rilevanza economica che l’Europa vuole nel mercato e con regole di assegnazione che garantiscano la concorrenza. I comitati chiedono proprio questo ai sindaci: difendere, insieme ai loro cittadini, la gestione dei beni comuni fuori dal mercato, per garantirli a tutti in modo trasparente, partecipato e solidale. Come ha fatto e sta facendo il piccolo comune di Sassinoro, ” paese dell’acqua “, che ha raccolto le firme per indire i referendum come comune, e che promuoverà iniziative anche per il raggiungimento del quorum. Non può che essere così per un paese che gestisce direttamente essenziali servizi pubblici come l’acqua, e che potrà sperare di continuare a gestirli con la vittoria dei sì. L’acqua e l’ambiente sono beni troppo importanti e non possono essere alienati e sottratti alle loro comunità.
Al di là delle dichiarazioni di principio in appoggio alle parole di Zanotelli, di Monica Capo e dei comitati, e contro le quali di solito nessun politico si espone pubblicamente, gli amministratori presenti, alla sollecitazione dei cittadini per un impegno concreto a favore dei referendum, hanno replicato, tra l’altro, di voler coinvolgere gli altri sindaci della Valle Telesina per una campagna promozionale sul voto, in modo da vincere il silenzio generale e colpevole sull’argomento da parte della stampa locale e nazionale.
Chiaramente, l’obiettivo dei sindaci dovrebbe essere di portare quante più persone possibili a prendere posizione il giorno del voto che deciderà le sorti su una materia che vede, sì, loro coinvolti in prima persona, data la continua espoliazione delle amministrazioni locali dei poteri e delle autonomie decisionali su beni come l’acqua ed il territorio, ma vede coinvolti soprattutto noi cittadini per poter sperare di mantenerne un controllo democratico e non vederci costretti ad interagire o peggio scontrarci, un giorno, con un call center di un monopolio privato per il servizio idrico o per le scorie radioattive presenti sul nostro territorio.
I comitati ed i cittadini presenti hanno accolto con favore questa che per ora è sola una dichiarazione di intenti ed a loro volta valuteranno le iniziative da condurre per fare in modo che tale impegno venga mantenuto nel modo più efficace possibile.
Come sempre si scrive “bene comune”, si legge “democrazia”.
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