lunedì 20 maggio 2013

Biodigestore: contro-proposta all’assessore Aceto e a tutti gli Amministratori dei comuni che partecipano alla “Citta’ telesina”.

Nel corso dell’incontro pubblico organizzato dall’Amministrazione di Telese Terme il 16 maggio scorso, il Sindaco Carofano e l’Assessore Aceto hanno riferito dell’intenzione di formare un gruppo di lavoro costituito anche da cittadini ed esperti indicati dagli stessi cittadini.

Il compito da affidare a questo gruppo di lavoro sarebbe quello di analizzare vantaggi e svantaggi del trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani in uno degli impianti di biodigestione che la provincia di Benevento avrebbe deciso di realizzare a Telese Terme, su proposta dello stesso Aceto nel suo ruolo di Assessore all’ambiente provinciale e comunale, grazie alla disponibilità a riceverlo comunicata nel novembre scorso dal comune di Telese.

Avendo ascoltato l’Assessore Aceto dire che l’impianto sarebbe alimentato dalla F.O.R.S.U. conferita da tutti i comuni della Città Telesina, e avendo invece nei giorni precedenti sentito che a San Salvatore i candidati alle prossime amministrative promettono di incentivare il compostaggio domestico (come peraltro dichiarato anche dallo stesso Carofano per Telese) e comunque pensano di realizzare un impianto di compostaggio comunale, a nostro avviso, la questione andrebbe affrontata più correttamente come Città Telesina.

L’obiettivo del gruppo di lavoro, inoltre, dovrebbe essere non quello di dire sì o no al biodigestore, ma semmai quello di individuare, con una procedura realmente partecipata, la migliore soluzione per lo smaltimento ed il riciclo della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, e quindi di confrontare, con le altre possibili, anche la soluzione da noi più volte, e in diverse sedi, proposta, dell’impianto di compostaggio comunale.

In tutti i comuni che partecipano alla Città Telesina, il ricorso al compostaggio domestico, già piuttosto diffuso (data la presenza di una percentuale importante di case sparse e con giardino), aumenterebbe ancora di più con gli incentivi (riduzione della TARSU-TARES per chi lo utilizza), condizione di per sè auspicabile e virtuosa, ma in conflitto con le necessità di rendimento e di profitto dell’impianto proposto.

Un impianto di compostaggio comunale, invece, nel limite massimo per il quale sarebbe dimensionato, funzionerebbe a prescindere dal quantitativo di rifiuti conferito, produrrebbe compost di qualità senza alcun tipo di svantaggio, e soprattutto senza “sottoprodotti” pericolosi e senza tentazioni di alimentarlo con “altri materiali” per aumentare la produzione di energia; non avrebbe necessità di manodopera specializzata, e sarebbe sicuramente più sostenibile economicamente.

Infatti, con un “investimento” iniziale di circa 300 mila euro + un costo di gestione di circa 40 €/t (nettamente inferiore ai 120 – 160 €/t che sono l’attuale costo di smaltimento dell’umido sostenuto dai nostri comuni), si potrebbe realizzare un impianto dimensionato per il fabbisogno di tutti i 5 comuni della “Città Telesina”. Non possiamo che interrogarci sull’ostinazione a non considerare le soluzioni meno costose ma più efficaci e sicuramente più orientate a un approccio mirato alla riduzione della produzione di rifiuti e al riciclo totale della materia (in agricoltura soffriamo di un deficit di sostanze pregiate come il compost per i terreni), senza recupero energetico, che tante distorsioni ha contribuito a creare e alimentare.

Auspichiamo, perciò, che si istituisca un gruppo di lavoro aperto al contributo di amministratori e cittadini di tutti i comuni coinvolti e che si dia la possibilità di una reale discussione sulle migliori pratiche da adottare in tema di rifiuti e di un vero percorso partecipato.

E’ troppo semplice?

Nessun commento:

Posta un commento