mercoledì 15 maggio 2013

Biodigestori: spunti per il confronto pubblico

A seguito di una prima lettura della delibera della Provincia di Benevento n. 94 del 16/04/2013 e dell’allegato studio di fattibilità per un impianto di "digestione anaerobica della F.O.R.S.U. (Frazione Organica da Rifiuti Solidi Urbani) da raccolta differenziata da realizzarsi a Telese Terme" (biodigestore) e in vista dell’incontro  con i cittadini voluto dall’Assessore all’Ambiente del Comune di Telese Terme e fissato per il 16 maggio riteniamo utile anticipare alcune nostre note e considerazioni sulla base delle ricerche e proposte che abbiamo fatto anche in passato sul cosiddetto “ciclo integrato dei rifiuti” (http://transizionesst.blogspot.it/2010/05/maggio-2010-allassessore-allambiente.html).
Per quello che è possibile rilevare dagli atti sopracitati, l'impianto di Telese sarebbe alimentato da scarti biodegradabili  provenienti da mense e cucine (CER200108), ma è prevista anche la possibilità di trattare feci animali, letame, fanghi da industria agro-alimentare,  acque reflue, ecc. (cfr studio di fattibilità per Telese - UniSannio, pagg. 7-9).
Per fare un’analisi rispetto alle esigenze di smaltimento della frazione organica dei rifiuti urbani, che secondo i proponenti giustifica la realizzazione di un “impianto di biodigestione”, abbiamo fatto riferimento alla produzione di rifiuto classificato con il codice CER 200108 a San Salvatore Telesino e, come riportato nel relativo piano di igiene urbana per l’anno 2011, si tratta di 471 tonnellate. La produzione pro-capite è dunque pari a 118 kg/abitante (471 t/4000 abitanti circa).
Se l'impianto che si vorrebbe realizzare a Telese fosse alimentato da soli CER200108, per fornire 3000 t/anno di rifiuto, ammesso che la crisi economica e la recessione non producano una riduzione (peraltro virtuosa) di rifiuto organico conferito e che non ci sia inoltre un' ulteriore diffusione (auspicabile) del compostaggio domestico, ci vorrebbe un bacino di popolazione pari a 25.400 persone (che producano rifiuto organico pro capite quanto i cittadini di San Salvatore).
Per capirci meglio: la “Città Telesina” (unione dei comuni di Amorosi, Castelvenere San Salvatore Telesino, Solopaca e Telese Terme) ha una popolazione di 21.000 persone circa. Dunque il proposto “impianto di bio-digestione” a Telese dovrebbe essere alimentato anche da qualcos’altro, oltre che dai rifiuti organici da raccolta differenziata, così come d’altra parte è previsto tecnicamente, oppure dovrebbe allargare il suo “bacino di utenza” anche oltre la Città Telesina.
L’impianto prevede anche una sezione di cogenerazione da 100 Kw: l’energia elettrica prodotta sarebbe presumibilmente in gran parte immessa in rete e quindi produrrebbe un reddito, una parte dell'energia termica sarebbe utilizzata per la regolazione termica del “digestore”, del resto non è dichiarata la “destinazione”.
In attesa di ascoltare quanto sarà illustrato nell’incontro pubblico, riteniamo utile anticipare anche alcune delle domande alle quali i soggetti proponenti dovrebbero dare delle risposte.
Se non si pensa di coinvolgere la Città Telesina, con cosa e da chi sarà alimentato l'impianto?
Sarà disincentivato il compostaggio domestico, visto che sottrarrebbe "combustibile" e quindi incentivi all'impianto ?
Perché lo studio di fattibilità non riporta valutazioni di natura economica sul ritorno di un investimento che vuole accedere ad incentivi per la produzione di energia e far risparmiare sulle spese di smaltimento della F.O.R.S.U. (su questo c'è solo un cenno nel comunicato di dell’Assessore Aceto (http://www.vivitelese.it/2013/05/obiettivi-programmatici-dellamministrazione-comunale-sulla-gestione-integrata-rifiutiun-modello-razionale-e-sostenibile/): è un impianto da realizzarsi a prescindere?
Il digestato di Telese sarà trattato in modo tale da produrre ammendante compostato misto (cfr studio di fattibilità per Telese - Unisannio, pag. 1 e delibera di Giunta provinciale, pag.3 )  che secondo la definizione data dalla tabella dell'All.2 del Dlgs 75/2010 è: il prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione di rifiuti organici costituiti da F.O.R.S.U., rifiuti di origine  animale inclusi i liquami zootecnici, reflui e fanghi, rifiuti agroindustriali (con requisiti specifici sul rapporto C/N, sulla presenza di batteri, di materiali  plastici vetro e metallo, sull'umidità, sul pH ed altro), sempre descritti nella suddetta tabella.
Perché a Telese Terme si è optato per l'ammendante compostato misto anziché il compost di qualità (il “digestato” di Molinara dovrebbe essere trattato diversamente, e in modo tale da produrre  compost di qualità - cfr delibera di giunta, pag. 3, cfr e studio di fattibilità per Molinara - Unisannio, pag. 19)[1]?
Chi garantisce, e come, il controllo del “materiale” che entra nell’impianto?
Chi certifica l'ammendante in uscita ?
Nei documenti che sono stati resi disponibili e che abbiamo esaminato si parla solo di raccomandazioni di natura generale per le contromisure rispetto alle emissioni in atmosfera (secondo  norma...),il trattamento degli scarti (derivati sia dal pre-trattamento iniziale della F.O.R.S.U. che dal trattamento del digestato), lo smaltimento dei liquidi e del percolato da F.O.R.S.U., ma non si riesce a dedurre nulla nello specifico.
Delle emissioni olfattive non vi è cenno nel capitolo del “Quadro Ambientale”  (pag. 28, fattibilità impainto Telese Terme).
Sono stati presi in considerazione i rischi sanitari-ambientali legati ad impianti di questo tipo per esempio riguardo all'utilizzo del digestato sui terreni?
In uno studio del prof Boehnel si parla di incremento della diffusione di spore quali quelle del tetano e del botulino, in prossimità di tali impianti, inclusi quelli da F.O.R.S.U. La Regione Emilia Romagna ha vietato l'uso del digestato da digestione anaerobica nell'area del Parmigiano Reggiano.
Perché gli atti della provincia sono stati indirizzati direttamente sulla fattibilità di un digestore anaerobico senza prendere in considerazione siti di compostaggio distribuiti sul territorio provinciale, come peraltro è stato proposto più volte sia da Cittadini in Movimento che da altre associazioni ambientaliste?
Per quanto riguarda poi più specificamente San Salvatore Telesino, se si dovesse inserire questo impianto nel “sistema di raccolta e smaltimento rifiuti” che sembra dovrà essere gestito dalla Città Telesina, siamo curiosi di sapere cosa ne pensano i nostri futuri amministratori.
Conferiremmo il nostro CER200108 a questo impianto? Siamo favorevoli o vogliamo il compostaggio comunale?
Come risulta dalla delibera di Giunta Provinciale,  San Salvatore Telesino era stato interpellato insieme ad altri prima di novembre 2012 (quando il Comune di Telese ha dato la “sua” disponibilità): perché gli amministratori in carica non hanno detto niente a nessuno?


[1] In realtà in vari punti lo stesso studio di  fattibilità si contraddice: parlando di ammendante anche per Molinara - c'è probabilmente un “copia ed incolla” della parte generale sul “digestato” di Telese. Ma a pag.19 del doc di Molinara si entra nel merito del   trattamento del digestato (disidratazione, stabilizzazione della parte  solida e sua miscelazione con materiale ligneo cellulosico, smaltimento  della parte liquida come rifiuto) per produrre compost di qualità certificata. Questa sezione non c'è per Telese. Inoltre si rileva che l'impianto di Molinara dovrebbe essere dimensionato per 6.000 t/a, di cui 3.000 t/a proverrebbero da F.O.R.S.U. e 3.000 t/a da reflui zootecnici, e anche qui c'è una contraddizione a pag 3 della delibera di giunta che parla di 2 moduli di impianto uguali fra loro per il trattamento di F.O.R.S.U.

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