L’istituzione
di un “Gruppo di lavoro sul biodigestore anaerobico”, presentato come uno
strumento partecipativo, a voler dimostrare la buona fede dell' amministrazione
comunale di Telese, ci pare, in realtà, l'ennesimo tentativo di “fagocitare” e
indebolire le posizioni contrarie a decisioni imposte dall'alto senza nessuna
informazione ai cittadini.
Un
gruppo di lavoro realmente partecipativo, infatti, si sarebbe dovuto costituire
mesi addietro, magari denominato "Gruppo di lavoro sulla frazione organica
dei rifiuti", con il mandato di esplorare e approfondire i possibili
trattamenti per la frazione organica dei rifiuti, sulle cui risultanze decidere
i processi e le soluzioni più opportune ed adeguate da adottare. Invece si è
deciso di partire con gli studi di fattibilità di un impianto, a completa
insaputa dei cittadini e con relativo impegno di spesa pubblica, ponendo al
centro dell'attenzione e prefigurando già una "soluzione". In altre
parole tutto sembra far pensare che a questo
punto si voglia forzare il percorso verso una conclusione, diciamo così,
"privilegiata".
D’altra
parte, avendo ammesso pubblicamente che il territorio di Telese non si presta a
questo tipo di impiantistica, non si capisce perché si sia accettato l’offerta
della Provincia di localizzarlo a Telese.
Fatto
salvo lo scetticismo rispetto alla reale disponibilità finanziaria, questo modo
di procedere e queste incongruenze, come sempre succede in assenza di
chiarezza, non fanno altro che far pensare ad obiettivi altrettanto poco chiari,
come ad esempio una strumentalizzazione finalizzata ad acquisire visibilità
mediatica o, peggio ancora, la volontà, fin dal principio, di “piazzare”
l’impianto sul territorio di qualche altro Comune della nascente (?) Citta
Telesina.
Siamo
convinti, ad ogni modo, che non possa e non debba essere un solo Comune, quello
di Telese, e tanto meno un suo assessore, a dover prendere per la Città Telesina una
decisione così importante quale quella sulla filiera dei rifiuti (raccolta e conferimento/smaltimento).
Al contrario, riteniamo che tale decisione debba essere il più possibile condivisa
e sostenibile, sia a livello ambientale che economico e, perciò, sollecitiamo gli
amministratori e i cittadini di tutti i comuni interessati a prendere una
posizione in merito, a maggior ragione alla luce del rischio di potersi ritrovare
il biodigestore sul proprio territorio. Intanto, sottolineiamo l'impossibilità
di partecipare al suddetto gruppo di lavoro, da parte dei non residenti a
Telese Terme, in base alle "regole del gioco" pubblicate
dall'amministrazione telesina.
Per
quanto ci riguarda, ribadiamo la nostra convinzione che, rispetto al ciclo
naturale dei “rifiuti” organici, ed in relazione a “bacini di utenza” come
quello di cui si discute nel nostro caso, quella degli impianti di
biodigestione sia una soluzione sbagliata, perché potenzialmente dannosa,
complessa e comunque antieconomica e meno virtuosa rispetto ad altre
alternative.
Una
convinzione che andiamo esprimendo pubblicamente dall’ormai lontano 2010,
quando sottoponemmo alcune osservazioni al Piano Provinciale dei Rifiuti,
proposto dall’allora assessore all’ambiente della Provincia, e, fra le altre
cose, contestammo l’indicazione sulla biodigestione e il Trattamento Meccanico Biologico
(TMB).
Quel
piano, che pure conteneva effettivamente molte “cose buone” (la scelta chiara
contro l’incenerimento, l’importanza data alla raccolta differenziata, al riuso
e recupero, e alla riduzione alla fonte della produzione di rifiuti), resta
tuttora quasi completamente inattuato ma, guarda caso, in extremis, si cerca di
dare il “via” agli impianti di biodigestione!
Noi,
in quanto cittadini, vogliamo poter scegliere per il nostro territorio a
prescindere dai proclami e dai programmi nazionali di movimenti o partiti, né
ci interessano più di tanto i comunicati di chi si vanta di aver vinto (o
magari di aver contribuito a vincere) la battaglia contro le
biomasse-inceneritore Vocem e poi ha “condiviso” nel silenzio tante “piccole”
biomasse (1 MW) sul territorio provinciale ( vedasi Piano Energetico
Provinciale).
Non
accettiamo neanche la difesa della biodigestione in base alla legge di
iniziativa popolare “Rifiuti Zero”. Non condividiamo, infatti, questa proposta
di legge, nella sua formulazione attuale, proprio perché lascia irrisolto il
grande equivoco del ciclo integrato. Il testo della legge, infatti, lascia
ancora insidiosamente e ripetutamente aperta la strada al recupero energetico
dai rifiuti, anche per la componente organica, tramite la persistente proposta
della biodigestione. Una soluzione, quest’ultima, che è a discapito, se non in
conflitto, con le soluzioni aerobiche che sono,
al contrario, pienamente eco-compatibili ed il cui risultato è direttamente
applicabile in agricoltura biologica. Una parte consistente dei comitati chiede
infatti da anni di sostituire la strategia e l’inganno del ciclo integrato con
quella del recupero totale della materia.
La
materia (inclusa la FORSU) non deve essere distrutta attraverso processi di
combustione nè degradata per ottenere biogas (con annessi fanghi e liquami che
necessitano di ulteriore trattamento in aree dedicate o discariche per
smaltirli, possibilmente in maniera legale, dopo la loro inertizzazione) ai
fini del recupero energetico, spostando l’attenzione sulla massimizzazione,
spesso speculativa, di quest’ultimo, piuttosto che sulla sostenibilita’
ambientale garantita dal riciclo.
Spesso
si citano processi molto virtuosi come quelli del Centro Riciclo di Vedelago,
ma a tal proposito dobbiamo osservare che l'imprenditrice Carla Poli ha sempre
sostenuto, con forza ed in coerenza con il concetto di recupero della materia,
l'abbinamento con siti di compostaggio, non con impianti di biodigestione e di
TMB. E’ appena il caso di notare che l’esperienza Vedelago, ed i relativi
progetti sostenibili, dopo essere stata meritoriamente portata fino alla nostra
provincia, è stata poi abbandonata.
A
questo punto, riproponiamo la domanda: perché non si prende in considerazione una
politica complessiva di gestione della FORSU che metta al centro il
compostaggio aerobico? Si potrebbe prevedere l’incentivazione del compostaggio
domestico, valutare la possibilità di adottare compostiere comunitarie e, per
tutto ciò che resta, si potrebbe pensare ad un impianto di compostaggio
comunale o per piccoli gruppi di comuni.
Con
costi di gran lunga inferiori rispetto a quelli stimati per la costruzione di un
biodigestore, si potrebbero realizzare degli impianti di compostaggio
aerobico sostenibili, sicuri, dotati di tecnologia per l'abbattimento di
emissioni odorigene e del percolato, dimensionati per tutto il bacino di utenza
della Città Telesina, da localizzare nei siti più idonei, che potrebbero
offrire lavoro, oltre che garantire ad un ricco territorio agricolo come il
nostro l’accesso ad una fornitura continua di compost di qualità.
I
vantaggi sarebbero enormi, permettendo a tutti i comuni della provincia di non
smaltire organico in discarica (laddove non ci sia ancora differenziazione
umido/secco) e di non conferire fuori regione (nel caso di differenziazione già
in atto).
Insieme
all’isola ecologica, e quindi al conferimento diretto ai consorzi di raccolta
di carta e cartone, vetro, plastica, materiali ferrosi, ecc., ciò consentirebbe
di ridurre di molto gli attuali costi del servizio “esternalizzato”.
Dunque,
concludendo, domandiamo ancora: perché NO a soluzioni alternative e chiusura
verso il dissenso e la partecipazione?
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