Nella serata del 7 ottobre scorso, nella sala del
consiglio del comune, si è svolto un incontro fra i tecnici di San Salvatore
Telesino e l’Amministrazione, presente anche il progettista del piano, ing.
Ferrigni.
L’incontro è stato introdotto dal Sindaco Romano, che
ha ricordato che la bozza delle norme di attuazione del nuovo PUC era stata
inoltrata tempo addietro ai tecnici perché potessero proporre le loro eventuali
osservazioni, senza riceverne alcuna (dimenticando, però, l’intervento della consulta ambientale pubblicato su vivitelese).
Il sindaco ha comunque affermato che
l’amministrazione è aperta ad ogni suggerimento e contributo, e che punta a uno
“sviluppo armonico” del territorio,
senza lasciar spazio a palazzoni e speculazioni edilizie (“abbiamo dato direttive precise in tal senso
al redattore del piano”).
A suo giudizio, il nostro paese non è stato ancora
“invaso” dal cemento, e sarebbe intendimento di quest’amministrazione che così
continui ad essere, correggendo anzi qualche errore del passato (riferimento
all’area industriale diffusa, anzi dispersa, senza alcuna regola sul nostro
territorio? Oppure a qualche palazzone
che si sta arrampicando sulla Rocca?).
Peccato che poi l’intervento dell’ing. Ferrigni,
confermando quanto abbiamo potuto leggere nelle Norme di Attuazione da lui
proposte, al di là delle frasi di circostanza, abbia sostanzialmente smentito le
parole del sindaco, ribadendo con chiarezza che il modello al quale si è
ispirato è quello della vicina Telese, alla quale lui ha “regalato” (si fa per
dire) il piano regolatore generale che, dagli anni ‘90 ad oggi, ha consentito
di edificare a dismisura un numero spropositato e sproporzionato di “palazzoni”, con appartamenti e negozi certamente
“tipici” (della speculazione edilizia), peraltro quasi sempre di pessima
qualità, e che oggi nessuno vuole o può più acquistare o affittare.
E peccato che, successivamente,nel corso dello
stesso incontro, anche il vicesindaco Iacobelli sia intervenuto a sostegno del
progettista per “mettere sul tavolo” la sua esperienza professionale con il
piano regolatore di Telese, e per evidenziarne gli effetti, a suo giudizio
positivi, sull’economia.
D’altra pare, l’ing. Ferrigni aveva affermato
chiaramente che ha seguito gli indirizzi forniti dall’amministrazione e, in
particolare, ha “enunciato” due principi:
1) “mentre gli interventi sui piccoli lotti saranno
liberalizzati al massimo, quelli che superano una certa soglia dovranno essere
attentamente controllati”;
2) “le aree necessarie per la realizzazione di
strutture pubbliche dovranno essere cedute al comune senza oneri per
l’amministrazione, sfruttando il meccanismo della perequazione e con il riconoscimento di adeguati “premi” ai costruttori.
Noi, però, non abbiamo trovato traccia del primo “principio” negli indirizzi programmatici
ufficiali che gli sono stati forniti (delibera
di Consiglio Comunale n. 53 del 3 dicembre 2010), e anche sul secondo abbiamo le nostre perplessità, peraltro condivise
dalla stessa Amministrazione, come emerso nel successivo incontro del 17
ottobre.
In generale il contrasto fra gli indirizzi programmatici di cui alla
delibera sopra citata e le Norme di Attuazione proposte dal’ing. Ferrigni è
eclatante, così come lo è il mancato recepimento delle disposizioni che il Piano
Territoriale di Coordinamento della provincia di Benevento fornisce, in
particolare per il territorio della Valle Telesina.
Lo stesso ing. Ferrigni aveva comunque aggiunto
(bontà sua) che dovranno essere tutelate le risorse del territorio (Telesia, il
sistema collinare e corridoio ecologico di Monte Acero, Rocca Pugliano –
Grassano), ma non nel senso che sarà vietato ogni intervento, bensì con
l’obiettivo di favorire la realizzazione di B&B, bar, ristoranti, …
E’ ancora importante ricordare che l’ing. Ferrigni
ha riferito che il (suo) piano non prevede aree per l’edilizia economica e
popolare (che sarebbero obbligatorie in una certa percentuale), e che piuttosto
saranno concessi premi in volumetria
alle cooperative e imprese che realizzeranno interventi di “edilizia sociale”.
Si è anche accennato al “fabbisogno” di edilizia
abitativa che sarà indicato e regolamentato nel piano. A tale proposito, l’ing.
Ferrigni ha parlato di un calcolo
complesso (?!), che si è impegnato a divulgare al più presto, basato sulla
normativa nazionale e regionale, sul PTCP e su “calcoli” tipici della tecnica
urbanistica (derivati, fra l’altro, dall’andamento demografico). Ha riferito
che lui fornirà indicazione di un minimo e di un massimo di tale “fabbisogno” (qualcuno
ha “azzardato” 300 – 500 uu.ii.), ma ha detto che comunque si tratta di limiti
non vincolanti (e in effetti le sue N.A. non prevedono alcun argine al
cemento!).
Se non abbiamo capito bene qualcosa, l’ing.
Ferrigni potrà ovviamente intervenire per smentirci o chiarire il suo pensiero.
Intanto cerchiamo di entrare un po’ più nel
dettaglio delle (sue) Norme di Attuazione, impostate sul concetto di “carico
urbanistico” con limiti di edificazione basati sull’“unità immobiliare” (di
grandezza indefinita: massimo 200 mq per le abitazioni, ...), e che prevedono
la possibilità di realizzare 2 U.I. praticamente su ogni lotto,
indipendentemente dalla sua estensione, più la sopraelevazione, sempre di 2
U.I., di ogni edificio esistente, e così via cementificando.
Nelle zone di “espansione edilizia” sono inoltre
previsti carichi urbanistici a nostro avviso insostenibili (fino a 35 U.I. per
ettaro, cioè fino a 25.000 mc/ha o al 70%
della superficie del lotto !!!), oltre la conservazione o il raddoppio, in
qualche caso, di quelle preesistenti, più l’incremento
virtuale della superficie fondiaria da considerare per il calcolo del
carico urbanistico!), una serie di premi, compensazioni, deroghe, … che rendono
in realtà impossibile da stimare il
carico urbanistico effettivo che queste Norme di Attuazione rischiano di
“scaricare” sul territorio di San Salvatore Telesino, con conseguenze
inaccettabili sul paesaggio e sulla vivibilità e quindi sull’attrattiva
turistica del nostro territorio, ma anche sul valore degli immobili già
esistenti, sulla capacità di produzione agricola del nostro territorio, sulla
sicurezza degli edifici e sull’assetto idrogeologico, …
Qualcuno ha opportunamente anche fatto presente che
capacità edificatorie così “spinte” assegnate ai terreni, ne fanno lievitare
sicuramente il valore (teorico), avendo come conseguenza immediata
un’imposizione fiscale che potrebbe costringere molti a svendere (magari a
costruttori con grande liquidità da investire).
Al momento non esiste (dicono) un disegno di piano,
quindi non si conosce l’estensione e la posizione delle varie zone (l’ing.
Ferrigni, all’inizio del suo intervento, aveva infatti detto di voler condividere
(?) le regole prima di “disegnare” il piano - sarà vero?), e dunque è anche
impossibile prevederne il reale impatto sul territorio. Tuttavia, anche con
un’interpretazione minimale, abbiamo già stimato una “ricaduta” potenziale di
diversi milioni di metri cubi di cemento.
Per inciso ricordiamo anche che tempo addietro
(settembre 2013), il sindaco si era impegnato con la consulta ambientale a
fornire degli aggiornamenti sulle questioni relative alle cave presenti sul
territorio: al momento non ha ancora dato seguito a tale impegno,ma ora, nelle
norme di attuazione (articolo 40), leggiamo invece che sono previste “zone per
industrie estrattive”, previa “concessione” (?!) “subordinata alla stipula di
una convenzione”: data la delicatezza della materia, crediamo sia necessario
qualche chiarimento in proposito!
Alcuni di noi erano presenti all’incontro del 7
ottobre in qualità di tecnici, ma comunque in rappresentanza di Cittadini in
Movimento, e coerentemente con le opinioni già più volte espresse e le richieste
fatte in passato alle ultime tre amministrazioni, abbiamo espresso tutto il nostro disaccordo, sia rispetto al metodo che
rispetto al contenuto della bozza in discussione. E in particolare abbiamo
cercato di evidenziare l’assoluta inconciliabilità fra gli indirizzi
programmatici (ufficiali), e le parole del sindaco, con la proposta dell’ing.
Ferrigni. A nostro avviso il “principio regolatore” indicato dal progettista
del piano, ovvero l’“autoregolazione” (che sarebbe meglio chiamare
deregolamentazione) ha già fatto troppi danni a Telese, e non può e non deve
essere esteso a San Salvatore, nemmeno con i “correttivi” che lo stesso
Ferrigni ha riferito essere necessari.
Abbiamo insistito nel ricordare che anche a San
Salvatore esistono decine di appartamenti nuovi già finiti che nessuno acquista
o affitta, e altre decine in costruzione, per non parlare delle fabbriche abbandonate.
Misure per “valorizzare” il centro storico (ne
abbiamo ancora uno?), discussioni su altezze e distanze fra i fabbricati e dai
confini, “visuale libera”, parcheggi pubblici da cedere o “monetizzare” e altri
tecnicismi urbanistici sono stati alcuni degli altri aspetti tecnico-giuridici
delle norme proposte che sono stati oggetto di discussione con l’ing. Ferrigni
che, su alcuni dettagli, si è impegnato ad approfondire le questioni sollevate
e a proporre delle modifiche all’amministrazione, ammettendo comunque già in
quella sede alcune “non conformità” con le
disposizioni del vigente Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
(P.T.C.P.).
Da parte nostra, come abbiamo sostenuto anche
recentemente nell’ambito dei lavori della consulta ambientale (peraltro non
ancora convocata per il richiesto confronto), abbiamo insistito nel sostenere
che il PUC dovrebbe consentire solo “interventi di trasformazione compatibili
con le esigenze di salvaguardia delle risorse naturali,
paesaggistico-ambientali, agro-silvo-pastorali e storico-culturali del nostro
territorio, regolamentando in modo sostenibile le trasformazioni fisiche e funzionali
ammissibili nelle singole zone del territorio comunale” ..., rispettando le
norme di riferimento nazionali e regionali e il PTCP (si veda per esempio l’articolo
94 delle relative N.A.) vigenti, e limitando
l’ulteriore consumo di suolo e in particolare l’utilizzo di aree agricole ad
alta produttività per abitazioni inutili e insediamenti “industriali e
artigianali”, fatti salvi gli interventi realizzati dai coltivatori fino al
completo utilizzo delle strutture già esistenti.
Dopo circa 4 ore di discussione l’incontro è stato
chiuso con l’impegno dell’amministrazione a proseguire il confronto.
Ovviamente avevamo confermato la nostra
disponibilità, auspicando però che nel frattempo vi fosse, da parte del sindaco
e dei consiglieri di maggioranza, una profonda riflessione, dopo un’attenta
rilettura del documento presentato dall’ing. Ferrigni, cercando di immaginarne
tutte le conseguenze, e che quindi, con una diversa consapevolezza, si potesse lavorare
ad un totale ripensamento, con l’avvio di un vero e trasparente confronto con i
cittadini.
Un nuovo incontro con i tecnici è stato poi
effettivamente convocato per il 17 ottobre, e in tale occasione il sindaco e il
vicesindaco hanno recepito alcune delle osservazioni e proposte emerse nel
dibattito, come la necessità di eliminare, o almeno chiarire e circoscrivere,
alcune “deroghe” contenute nelle N.A., e da noi evidenziate, rispetto a
disposizioni legislative e/o la pianificazione di livello superiore - piano territoriale regionale e piano
territoriale di coordinamento provinciale – di cui per conto nostro abbiamo
chiesto il pieno rispetto, sia per impedire con misure concrete la devastazione
del territorio ad opera della speculazione edilizia sia per evitare di ricevere
poi dei rilievi che comporterebbero ancora altri ritardi nell’approvazione
definitiva del PUC.
D’altra parte, tutti i presenti sono stati sostanzialmente
concordi nel ritenere necessarie delle limitazioni rispetto alla concessione di
maggiore flessibilità nell’applicazione delle norme urbanistiche di carattere
generale, circoscrivendo la tipologia dei “piccoli interventi” per i quali tali
deroghe siano applicabili (case unifamiliari, singole unità immobiliari e
relative pertinenze), in modo da favorire soprattutto il recupero e la
valorizzazione del patrimonio edilizio già costruito. Si è convenuto anche
sull’opportunità di eliminare il concetto di carico urbanistico riferito all’unità immobiliare proposto dall’ing.
Ferrigni, per tornare agli indici di fabbricabilità che meglio consentono di
controllarlo e indirizzarlo.
Inoltre è stata condivisa la necessità di
circoscrivere e possibilmente restringere la zona agricola a vocazione
artigianale (c.d. "zona industriale"), individuando anche degli
strumenti amministrativi che obblighino al riuso dei capannoni
dismessi/abbandonati prima di consentire la realizzazione di ulteriori volumetrie
con tale destinazione d’uso, anche con incentivi fiscali e premialità per le attività che intendessero spostarsi dall'esterno
del perimetro della zona industriale all'interno della stessa.
L’incontro del 17 ottobre fra i tecnici e
l’amministrazione, quindi, pur con qualche “scontro” dialettico troppo
energico, è stato positivo, costituendo un passo avanti verso una maggiore
condivisione di uno strumento di gestione e governo, ma anche di “controllo”
del territorio, che è fondamentale e avrà un impatto determinante per il futuro
del nostro paese, da qui ai prossimi 20-30 anni.
Sempre nel corso dello stesso ultimo incontro del
17 ottobre è stato oggetto di riflessione un concetto espresso dall’ing.
Ferrigni, e cioè che l’insieme di condizioni, vincoli, procedure, prescrizioni e
meccanismi delle norme di attuazione, è volto a conseguire un sistema di “auto-regolazione”che
dovrebbe essere applicato in blocco, e che ogni modifica di singole norme
all’interno del blocco ne comprometterebbe l’efficacia complessiva.
Per quanto ci riguarda, questo non
può essere certo un ostacolo, e riteniamo che non debba essere esclusa la possibilità
di ripensare completamente l’impostazione progettuale del Piano; anzi, proprio
questo è il nostro obiettivo, e a tal fine, è fondamentale che nei prossimi
incontri, che l’amministrazione si è impegnata a convocare a breve, sia
coinvolto anche l’ufficio tecnico comunale, affinché possa contribuire con la
sua esperienza specifica e la conoscenza del territorio, ad approfondire ulteriormente
tutti gli aspetti del piano, evidenziando ulteriori criticità rispetto a quelle
già segnalate dai tecnici fino ad ora intervenuti, fornendo il proprio parere in merito, e, a
valle di tutto il processo di confronto e condivisione, possa predisporre
opportunamente un documento da inviare all’ing. Ferrigni con le richieste di
modifica che saranno state decise.
Insistiamo, inoltre, per il coinvolgimento di altre
categorie di cittadini (commercianti, agricoltori, associazioni, …) e
soprattutto dei cittadini più giovani, degli studenti e dei loro insegnanti,
con interventi opportunamente coordinati nelle scuole. D’altra parte siamo convinti
che i cittadini stessi si debbano attivare in prima persona per essere
coinvolti nella pianificazione del proprio territorio. Le idee, le aspettative, i bisogni e i sogni
dei nostri bambini e ragazzi sono un contributo irrinunciabile per individuare
le scelte più giuste da fare.
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