mercoledì 9 settembre 2020

Incendi: ci risiamo. Dopo M. Cigno, M. Erbano e M. Taburno

Incendi: di nuovo disperazione, componimenti lirici, preghiere, imprecazioni contro il piromane di turno, talvolta genuini e sentiti, talvolta forse di maniera o di facciata. E lo dico per statistica e guardando agli effetti, non sulla base di valutazioni dirette sui singoli o sulle singole esternazioni.

 La necessità ed il percorso di rielaborazione di disastri come gli incendi prolungati ed estesi sono comprensibili, per carità: quante volte, in passato, mi è capitato lo stesso personalmente - e questo caso non fa eccezione - per degli interi pezzi di territorio stravolti da decisioni nefaste ben precise e che si sono degradati gravemente sia sotto i miei occhi (talvolta sotto le grida mie e di pochi miei amici, talvolta a lato dei nostri documenti di denuncia e di proposta) sia dopo aver visto immagini dello stesso tenore che provenivano da altrove. Mi è fin troppo chiaro - come molti si affrettano a sottolineare in questi casi -  anche che il pianeta Terra sopravvivrà a noi in qualche forma e stato, del resto il 99% delle specie affacciatesi sul pianeta (come noi) si e' già estinto da quando esiste la vita.

A valle di queste consapevolezze ci tengo a dire che il mio stato di rielaborazione di questo tipo di eventi e' tale per cui, se beni come aria, fonti, suolo, biodiversità, non sono considerati variabili indipendenti, nei contesti in cui si parla di politica (sottolineo che mi riferisco anche e soprattutto a contesti in cui sono presenti cittadini non direttamente interessati alle elezioni), non posso fare a meno di esplicitare che non si stia perseguendo l'indispensabile. Al punto in cui siamo arrivati. Purtroppo però, già in questa fase della discussione, in questi contesti che fanno politica, nella stragrande maggioranza dei casi il livello di attenzione si azzera per mille motivi. Fra i piu' gettonati, "e' questione di criminalita'", talvolta micro, talvolta macro. Peccato.

Anzi, bene e' pure sempre un elemento di chiarezza. Per questo io non voto, e non mi resta che continuare a provare ad agire dove posso, a parlare, a discutere ed argomentare finché ne avrò forza, voglia e passione.

Sottolineo che il "per questo" include, meglio ribadirlo, il nostro atteggiamento come cittadini, come eletti e come candidati. 
Sono dell'idea che ce ne usciamo da queste crisi profonde, per quanto non senza danni ormai, solo intaccando il cuore della nostra cultura, di comunità, di specie, mettendo al centro la biosfera in ogni decisione, scelta, valutazione. Non delegando, non incolpando i singoli, non deresponsabilizzandoci.

Francesco P.

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