martedì 9 febbraio 2021

Elites, anarchia, grandi reset

Le elites - persone di alto profilo, persone perbene, tattici da mosse del cavallo, patrioti, rappresentanti del popolo, benefattori dispensatori di briciole e di lavoro - che decidono per me, per il mio bene, tenendo me, nella pratica e talvolta fin nella teoria, alla larga sono una aberrazione per costruzione.
Al massimo della tolleranza che mi riesce ne ho nausea. Figuriamoci a tifarne gli interpreti piu' o meno rumorosi, piu' o meno espliciti, piu' o meno consapevoli, più o meno filantropi, più o meno dichiaratisi democratici.

Per empatia, forse a causa dei neuroni specchio attribuiti alla nostra specie, tendo a vedere questa esigenza e questo approccio, chiamiamola di anarchia empatica innata, anche negli altri che non sono elite come non lo sono io. 
Ma nel cercare riscontri mi perdo spesso nei labirinti dei pensieri che vedo e sento espressi specialmente in giorni come questi o a ridosso di votazioni ed elezioni.
Ad ogni modo sono convinto che in fondo in fondo ci siano basi abbastanza solide per non disperare definitivamente: il detto tutto sommato sostiene che si nasce anarchici, io aggiungo empatici. Un altro detto vuole che non ci siano poteri buoni. Ritengo sia così e che la pensiamo tutti così.
E che dire, invece, della parodia dell'anarchia ? Quella di chi riesce a svincolarsi e liberarsi dalle esigenze di base per la sopravvivenza - andando ben oltre essa, accumulando spesso grandi ricchezze, privilegi e poteri piu' o meno espliciti - e che insieme ai suoi chierici attribuisce patenti da reietto ad ogni pensiero libero, empatico e che cerca nella conoscenza altra liberta' e progresso nella convivenza.
Penso a quanto sopra quando sento menzionare i grande reset, non ad un nuovo modello di produzione e di consumo, non a stili di vita che altri "meglio di me" ritengono sostenibili in vertici blindati, non a forme di potere - locali, nazionali o sovranazionali di persone competenti - che mi tengono alla larga, nella pratica e persino nella teoria.

Francesco P.

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