mercoledì 6 gennaio 2010

LA NUOVA RIFORMA DEL PUBBLICO IMPIEGO

Furio Colombo sul Ministro Brunetta (il Fatto Quotidiano – martedì 29 dicembre 2009): “Sono del parere che nessuna idea dello strano e iperesibizionista ministro Brunetta sia buona. Il suo principale impegno nella vita pubblica è dimostrare di essere scandalosamente geniale in un mondo di mediocri. Forse non ha torto quando parla dei suoi colleghi ministri e sottosegretari, ma l’universo con il quale è in grado di confrontarsi e di primeggiare finisce lì. Un carattere tipico delle idee di Brunetta è un naturale spirito malevolo che infetta chi commette il fatale errore di prestargli attenzione”.
Concordo con il giornalista in questo suo giudizio, ed aggiungo che Brunetta ha oggi tanta popolarità solo perché è stato esageratamente furbo ad appropriarsi indebitamente di un processo di innovazione della P.A. che è stato avviato molto tempo fa da Bassanini (governi dell’Ulivo 1996-2001), e che, dopo la pausa della legislatura 2002 – 2007 (Berlusconi), era stato riavviato da Nicolais (nella breve durata dell’ultimo governo Prodi – 2007).
Brunetta, riprendendo un tormentone introdotto da Ichino (ex CGIL – ora nel PD), ha preso ad attaccare tutti i dipendenti pubblici indiscriminatamente, rompendo il fronte sindacale, fiancheggiando la distruzione dei servizi pubblici a favore delle privatizzazioni ed arrivando recentemente a proporre persino la modifica dell’articolo 1 della Carta Costituzionale: come in una vignetta di Mauro Biani (l’unità), secondo Brunetta “l’Italia deve essere un paese fondato sul libero mercato della concorrenza meritocratica riformata dall’amore contro i fannulloni dell’odio buonista”.
Chiarito ciò, a scanso di equivoci, devo tuttavia anche dire che il recente Decreto Legislativo n.150/2009 (prende il nome da Brunetta – ma in buona parte il testo del decreto era stato già preparato al Ministero durante il breve periodo in cui è stato ministro Nicolais), che va a modificare in modo significativo il precedente Decreto 165/2001 (Bassanini – norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche), detta importanti disposizioni in materia di pubblico impiego, e molte di queste, dovendo essere applicate da subito anche dagli enti locali, ci interessano in modo particolare.
Vediamone sommariamente alcune, per farci un’idea dell’impatto sul funzionamento di tutte le pubbliche amministrazioni, e quindi anche dei Comuni.

All’articolo 1 – comma 2, si legge: “Le disposizioni del presente decreto assicurano una migliore organizzazione del lavoro, il rispetto degli ambiti riservati rispettivamente alla legge e alla contrattazione collettiva, elevati standard qualitativi ed economici delle funzioni e dei servizi, l'incentivazione della qualità della prestazione lavorativa, la selettività e la concorsualità nelle progressioni di carriera, il riconoscimento di meriti e demeriti, la selettività e la valorizzazione delle capacità e dei risultati ai fini degli incarichi dirigenziali, il rafforzamento dell'autonomia, dei poteri e della responsabilità della dirigenza, l'incremento dell'efficienza del lavoro pubblico ed il contrasto alla scarsa produttività e all'assenteismo, nonché la trasparenza dell'operato delle amministrazioni pubbliche anche a garanzia della legalità”.

Le finalità della Legge, dunque, sono giuste: chi nella P.A. ha sempre “tirato la carretta” anche per i “fannulloni”, che indubbiamente ci sono, non può che condividere!

I principi generali sono indicati all’articolo 3:
comma 2: “Ogni amministrazione pubblica e' tenuta a misurare ed a valutare la performance con riferimento all'amministrazione nel suo complesso, alle unità organizzative o aree di responsabilità in cui si articola e ai singoli dipendenti, …”
comma 3: “Le amministrazioni pubbliche adottano modalità e strumenti di comunicazione che garantiscono la massima trasparenza delle informazioni concernenti le misurazioni e le valutazioni della performance”.
comma 4: “Le amministrazioni pubbliche adottano metodi e strumenti idonei a misurare, valutare e premiare la performance individuale e quella organizzativa, secondo criteri strettamente connessi al
soddisfacimento dell'interesse del destinatario dei servizi e degli interventi”.
comma 5: “Il rispetto delle disposizioni del presente Titolo e' condizione necessaria per l'erogazione di premi legati al merito ed alla performance”.

Riportiamo infine il comma 1 dell’articolo 11 (Trasparenza): “La trasparenza e' intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell'attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità. Essa costituisce livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione”.

Se questo strumento sarà ben utilizzato, potrà indubbiamente favorire la “governabilità” anche degli Enti Locali.
Qui il testo integrale del decreto: http://www.box.net/shared/fiqintd0q7

Pierluigi Santillo

4 commenti:

  1. Pierluigi, nel titolo del post ho tolto il link al decreto altrimenti non potevo linkarlo direttamente. Tanto è presente in fondo.

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  2. A proposito di trasparenza, ma il sito isituzionale del Comune che doveva partire qualche giorno dopo la presentazione "pubblica" (il 21/12/09), che fine ha fatto ?

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  3. E' passato un mese dal 22 dicembre scorso, quando il gruppo politico di maggioranza dell'Amministrazione promise di pubblicare a giorni il nuovo sito internet del comune.
    Ma ancora ciò non è avvenuto!
    Eppure, si tratta non di un regalo o di una gentile concessione che si vuol fare ai cittadini, ma di un preciso obbligo di legge.
    Eppure, già un mese fa sembrava tutto pronto.
    Eppure, questo impegno faceva parte del programma elettorale di questa maggioranza, e dalle elezioni sono passati sette mesi.
    Se ci vuole tanto tempo per un sito internet, quanto ci vorrà per realizzare i circa 23 milioni di euro di lavori pubblici inseriti nell'elenco annuale dei lavori che il comune dovrà realizzare nel 2010?
    Pierluigi Santillo - 22.01.2010

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  4. Alcuni amici, e fra questi soprattutto chi fa sindacato, mi hanno criticato per questo intervento sul decreto Brunetta.
    Pensavo fosse chiaro il mio pensiero rispetto al fatto che questo provvedimento, pur inserito in un quadro di iniziative brunettiane assai velleitarie e prive di reale incisività, contiene alcuni strumenti che possono certamente migliorare il funzionamento della P.A. e che, del resto, fanno parte di un percorso che si è avviato molto prima del 2007, quando a Brunetta è stato affidato il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione.
    Altre norme volute da Brunetta sono semplicemente assurde, o almeno inutili, come l'aver voluto fissare per legge che il 25% dei dipendenti pubblici è meritevole, il 50% vale la metà dei primi, e l'ultimo 25% è del tutto inutile (i "famigerati fannulloni" di cui già Ichino aveva parlato). Ebbene stabilire senza alcuna analisi di merito che almeno 750 mila dipendenti pubblici sono degli irrecuperabili fannulloni, e non decidere consequenzialmente, ammesso che la cosa sia dimostrabile, che devono essere mmediatamente licenziati (e non semplicemente penalizzati economicamente non riconoscendogli gli incentivi) lascia perplessi.
    Se poi pensiamo che queste stesse percentuali vanno applicate ufficio per ufficio, senza pensare che ci sarà pure qualche Ente dove nessun dipendente merita di essere penalizzato, be', ogni commento mi sembra inutile.
    Chiudo ricordando che uno dei primi atti dell'attuale Governo, di cui Brunetta è forse il ministro con la più alta popolarità (non a caso gli altri vogliono spedirlo a fare il sindaco a Venezia), fu quello di cancellare l'Alto Commissariato per la lotta contro la corruzione nella Pubblica Amministrazione, voluto da Prodi, e che, quello sì, aveva iniziato a fare un ottimo lavoro e stava preoccupando i dipendenti pubblici disonesti e/o infedeli o che approffittano della loro posizione per perseguire interessi privati.

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