In queste condizioni qui (vedi grafico dello Stockholm Resilience Center (*) qui a destra)
e cioè: tassi di estinzione di specie e cicli di fosforo ed azoto in zona rossa, cambiamenti climatici e alterazione dei suoli in zona gialla...
...noi pensiamo a queste cose qui:
e cioè: tassi di estinzione di specie e cicli di fosforo ed azoto in zona rossa, cambiamenti climatici e alterazione dei suoli in zona gialla...
...noi pensiamo a queste cose qui:
"I numeri di "Cose" previste per IoT (Internet of Things,
Internet delle Cose), sono tutti piuttosto elevati e variano in base alla fonte
ed all'anno. Cisco stima 50 miliardi di dispositivi connessi, mentre Intel ne
prevede 200 miliardi.
Tratto dal sito di Huawei che stima che il numero sara'
100 miliardi (al 2025, come specificato in un'altra pagina del suo
sito, ndr)"
Si tratta di 12 dispositivi a persona in media (neonati e persone con problemi di sopravvivenza inclusi).
Troveremo mai uno studio di riferimento che possa dare il peso numerico dell'impatto (energia, materia - es.: terre rare da estrarre, plastiche -, rifiuti, emissioni, degrado marino/oceani e del suolo) di questo nuovo nodo tecnologico chiamato Internet of Things, dalla portata cosi' vasta come preannunciato dalla aziende del settore, di cui il 5G sara' la piattaforma di comunicazione (immaginiamo anche le infrastrutture a contorno che comprendono ad esempio server, antenne, ecc) ?Ci sara' qualcuno che ne fara' richiesta da qualche parte nel mondo ? Credo di no e credo che come in tanti altri casi, sara' la fantomatica "mano invisibile" del mercato a decidere per noi, magari contrapposta (per quanto tempo ?) agli individui (posso non volere IoT...?) ed a qualche comunita' "locale" per cui si parlerà di NIMBY e di medioevo alla prima infrastruttura che si vorra' installare loro malgrado nei paraggi.
(*)Al momento lo Stockholm Resilience Center e' uno dei pochi centri studi che si sono impegnati ad assegnare delle soglie, dei confini biofisici, in vari ambiti della biosfera ritenuti chiave, da non valicare, pena il superamento della capacita' di resilienza del sistema pianeta - dei punti di non ritorno - portandoci in stati probabilmente molto diversi da quelli dell'Olocene, ultimi 12000 anni per intenderci.
Francesco P.
Si tratta di 12 dispositivi a persona in media (neonati e persone con problemi di sopravvivenza inclusi).
Troveremo mai uno studio di riferimento che possa dare il peso numerico dell'impatto (energia, materia - es.: terre rare da estrarre, plastiche -, rifiuti, emissioni, degrado marino/oceani e del suolo) di questo nuovo nodo tecnologico chiamato Internet of Things, dalla portata cosi' vasta come preannunciato dalla aziende del settore, di cui il 5G sara' la piattaforma di comunicazione (immaginiamo anche le infrastrutture a contorno che comprendono ad esempio server, antenne, ecc) ?Ci sara' qualcuno che ne fara' richiesta da qualche parte nel mondo ? Credo di no e credo che come in tanti altri casi, sara' la fantomatica "mano invisibile" del mercato a decidere per noi, magari contrapposta (per quanto tempo ?) agli individui (posso non volere IoT...?) ed a qualche comunita' "locale" per cui si parlerà di NIMBY e di medioevo alla prima infrastruttura che si vorra' installare loro malgrado nei paraggi.
(*)Al momento lo Stockholm Resilience Center e' uno dei pochi centri studi che si sono impegnati ad assegnare delle soglie, dei confini biofisici, in vari ambiti della biosfera ritenuti chiave, da non valicare, pena il superamento della capacita' di resilienza del sistema pianeta - dei punti di non ritorno - portandoci in stati probabilmente molto diversi da quelli dell'Olocene, ultimi 12000 anni per intenderci.
Francesco P.
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