sabato 26 marzo 2011

Già, che tristezza!

Comitati Civici di S.Salvatore T e Guardia Sanframondi

Cittadini in movimento

Già, che tristezza!

26.03.2011

Che tristezza dover rispondere ad un politico sul quale erano riposte molte aspettative e che certo spende tanta fatica per risolvere i problemi e impegna tanta forza al servizio dei suoi concittadini, ma che ancora una volta non solo non risponde nel merito delle questioni, ma insulta chi le solleva.

Nonostante la sua storia, l’Assessore sembra sempre più uno dei tanti che, solo perché siedono su qualche poltrona, si sentono forse infallibili, e di certo poco disposti a dar conto del loro operato.

Che tristezza doversi sentire ancora accusare di “approssimazione e insinuazioni non suffragate dai fatti” da chi è stato semplicemente sollecitato ad una maggiore trasparenza e coerenza, a cominciare dalle informazioni date sulle azioni concrete messe in campo, e non solo annunciate tramite scarni e vaghi comunicati.

Nascondersi dietro alla complessità dei problemi, che i poveri mortali non possono comprendere, e rivendicare la propria correttezza, senza darne prova, o semplicemente minacciando querele, non è il vecchio modo di distorcere la realtà che in tempi non lontani lo stesso Aceto criticava in altri? All’epoca anche lui rivendicava il diritto dei cittadini di partecipare al governo del proprio territorio, soprattutto in materia di ambiente e salute. Cittadini che in tutto il mondo, quando scelte politiche minacciano salute e democrazia, dimostrano la capacità di diventare esperti più dei politici. Anche loro, del resto, non necessariamente esperti del settore loro affidato, per il noto gioco delle spartizioni, e, a differenza dei cittadini, costretti a compromessi e concessioni ai soliti poteri forti, con comportamenti non sempre coerenti con quanto dichiarato.

E che tristezza le argomentazioni dell’Assessore che, forse perché tanto occupato nel risolvere i problemi, risponde sì immediatamente, ma in modo così poco politico e per niente puntuale da farla sembrare una non risposta.

Noi pensiamo che parlare apertamente dei problemi e della loro complessità, e, perché no, delle difficoltà ad avviare una politica diversa, creerebbe meno incomprensioni e più possibilità di soluzioni condivise.

La tristezza è tanta, e anche lo sconforto dei cittadini di fronte a tali chiusure da parte della politica, purtroppo generalizzate.

Comunque, liberi come siamo dal “fardello” del politico, proviamo lo stesso a dedicare il nostro tempo non per rispondere agli insulti, ma per ribadire semplicemente le nostre idee, cercando sempre di non mancare di rispetto alle persone, ma anche senza sconti rispetto alla libera critica di atti politici o amministrativi, e di azioni (o non-azioni) e decisioni che non condividiamo.

  • La decisione di non intervenire all'incontro convocato dall'Assessore (ma al quale lo stesso Assessore, dobbiamo ribadirlo, non ha partecipato, come riferito dal comitato di Sant’Arcangelo presente, è stata determinata dal fatto che di quel tavolo tecnico non facciamo parte. Con una lettera (LEGGI) avevamo peraltro motivato chiaramente tale scelta (si sa, l'ascolto non è la caratteristica migliore di molti politici) e avevamo ribadito la richiesta di un incontro politico all’Assessore (e al presidente della provincia) che, invece di concederlo, aveva minacciato di querelarci. Quale era il senso di un tavolo che nessuna risposta avrebbe potuto dare, tanto meno politica? Solo dopo quella data sono comparse le relazioni tecniche sul sito ambiente provinciale. Relazioni che presentano dati fondamentalmente positivi e soddisfacenti sull’operato della Daneco. Il monitoraggio ambientale non presenta anomalie e l’intera Commissione Tecnica, appositamente costituita dall’assessore Aceto non ha mai ritenuto, a differenza del magistrato competente, che la discarica dovesse essere chiusa come noi sosteniamo da tempo.

  • La denuncia alla Procura non toccava a noi, ma si sapeva che la Magistratura si stava muovendo sulla base di denunce ed esposti fatti dal comitato locale.

  • Le nostre “soluzioni alternative” (LEGGI) le abbiamo presentate da tempo alla provincia, in varie occasioni (LEGGI), sempre in attesa di qualche riscontro o confronto: come si può constatare sono da sempre contrarie a discariche ed incenerimento. Proprio perché riconosciamo all'Assessore una lunga esperienza politica in materia ambientale, non riuscivamo a comprendere perché non puntasse concretamente e decisamente alla realizzazione di un impianto tipo “Vedelago”, che noi stessi avevamo proposto da tempo, e che, con soddisfazione, avevamo visto inserito nel piano rifiuti predisposto dalla provincia. Pertanto avevamo richiesto un incontro proprio per esprimere le nostre perplessità rispetto ad alcune parti del piano provinciale che, pur programmando un impianto modello “Vedelago”, che tratta anche il residuo e recupera tutto l’indifferenziato, prevede anche discarica e bio – digestori incompatibili con tale impiantistica.

  • Il provvedimento di chiusura preventiva della discarica non è stato fatto, come dice l’Assessore, per controllare che sia tutto a posto, ma, come dichiarato nel comunicato stampa del Corpo forestale: “è scaturito a seguito di una lunga ed intensa attività di indagine svolta dagli uomini del Corpo forestale dello Stato che ha portato alla luce l’inquinamento causato dall’illecito smaltimento del percolato prodotto all’interno della discarica, nonché del pericolo di frana e di disastro ambientale, poiché non sono stati eseguiti i lavori richiesti dalle prescrizioni contenute nelle relative autorizzazioni. Pertanto, al fine di evitare che gli illeciti riscontrati possano portare ad un maggiore grave danno per l’ambiente e rischio e per la salute pubblica, tenuto conto anche del probabile inquinamento del fiume Calore, cui il percolato giunge attraverso il vallone “Pozzano” si è provveduto ad apporre i sigilli alla discarica commissariale a cui giungono i rifiuti della provincia di Benevento ed occasionalmente anche dalla provincia di Napoli “. Ebbene, non crediamo possibile che si sia potuto prendere un provvedimento così grave come il sequestro preventivo dell'unica discarica attiva in provincia, con le prevedibili conseguenze che ciò comporta sul sistema, se non in presenza di violazioni di legge o imminenti pericoli per la pubblica incolumità.

  • A questo punto riteniamo sia lecito dubitare della idoneità della Daneco, e anche di chi doveva controllarla. Evidentemente ne dubita anche la Magistratura, alla quale l'Assessore, speriamo senza rendersene conto, sembra quasi voler attribuire un ruolo di controllo suppletivo rispetto alle sue prerogative. Ma in generale, l’Assessore ha presente tutto ciò che sta succedendo nella gestione delle discariche in Campania? Accusare ora il commissariamento e non aver pubblicamente detto nulla in precedenza sulla gestione della discarica di Sant’Arcangelo e sulle responsabilità della società cui è affidata la gestione della stessa ci risulta francamente incomprensibile. Alludere a problemi e non informarne puntualmente i cittadini non è un bell’esempio di democrazia e trasparenza.

  • Le nostre proposte, lo ribadiamo per l'ennesima volta all'Assessore, prevedono semplicemente e concretamente riduzione (come il piano provinciale rifiuti rimasto sulla carta), riciclo, riuso e un impianto modello Vedelago, eliminando la necessità di discariche, cioè senza bisogno di portare a casa di nessuno quel residuo che tanto lo preoccupa.

  • D'altra parte è la posizione che Carla Poli, l'ideatrice del suddetto modello, sostiene, con la forza dei risultati già raggiunti, in tutti gli incontri pubblici a cui partecipa, invitata da comitati ed associazioni (posizione che presumiamo abbia esposto anche negli incontri organizzati dall’Assessore).

Le nostre sollecitazioni e proposte non vengono dunque dal nulla, ma sono basate su esperienze concrete che, dove gli amministratori locali hanno programmato con coerenza e lungimiranza, coinvolgendo i cittadini e valorizzando al massimo le sinergie con i consorzi e con gli operatori economici del settore, consentono di vedere davvero vicino l'obiettivo “rifiuti zero”.

Leggiamo solo comunicati stampa su protocolli d’intesa, delibere di giunta, accordi con associazioni di categoria per avviare tante buone pratiche. Di quale “trasparenza” parla l’assessore?

Le nostre critiche, infatti, nascono dalla constatazione di una gestione che ci sembrava e continua a sembrarci in continuità con il passato, e cioè inefficiente e non risolutiva, e per di più imposta ai cittadini con arroganza, senza nessun confronto (né con i cittadini né con i sindaci), e con la costante elusione di qualsiasi processo partecipato. Le soluzioni vere non le abbiamo ancora viste e, quel che è peggio, non vediamo nemmeno quel coraggio e quella capacità di programmazione che servirebbero per fare davvero della provincia di Benevento un modello virtuoso come più volte auspicato dallo stesso Aceto.

Non abbiamo mai pensato che gestire in modo corretto un problema complesso sia semplice, né pensiamo che una discarica si possa chiudere da un giorno all'altro senza aver realizzato una filiera alternativa (giova illustrarla sinteticamente ancora una volta: riduzione, riciclo, riuso, raccolta differenziata porta a porta, completa separazione secco-umido, impianti di compostaggio, impianto trattamento meccanico manuale, …) ma non ci sembra affatto che si sia avviato un percorso diverso, con obiettivi chiari e volontà, e capacità, di coinvolgimento dei cittadini, indispensabile per poter davvero pensare di realizzare un modello virtuoso.

Insomma, non riusciamo davvero a comprendere quali siano le “assurdità” da noi sostenute cui l'Assessore teme di dare dignità.

giovedì 17 marzo 2011

Si scrive “bene comune”, si legge “democrazia”

Sabato 12 marzo si è tenuto presso la sala conferenze di S.Salvatore l’incontro pubblico che apriva la campagna referendaria per i 3 SI’ contro la privatizzazione dell’acqua, contro la remunerazione dei privati nella gestione dell’acqua e contro la reintroduzione del nucleare in Italia. Erano presenti, come preannunciato, i relatori Monica Capo (responsabile del comitato No nucleare Campania), Alex Zanotelli (missionario e promotore della campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua), i sindaci Izzo (S.Salvatore T.), Carofano (Telese) e Panza (Guardia S.), e l’assessore all’ambiente Iamiceli (Sassinoro).

Il dibattito, moderato da Marilina Mucci (Comitato per l’acqua bene comune della Valle Telesina), è stato introdotto dagli interventi dei relatori, che hanno evidenziato la necessità di una grande mobilitazione per cercare assolutamente di raggiungere il quorum necessario del 51% per rendere valida la consultazione popolare. Infatti, come ha ricordato Alex Zanotelli, sono ormai 20 anni che non si riesce a raggiungere il quorum per un referendum, e se anche questa volta, soprattutto a causa del mancato accorpamento con il primo turno delle amministrative, dovesse essere confermata un’insuffciente partecipazione, data l’importanza degli argomenti, “perderemmo tutto”. Sarebbe cioè una sconfitta terribile per la democrazia e per la possibilità stessa di creare un’economia di giustizia ed una politica garante dei diritti fondamentali dell’uomo.

Dopo il terremoto in Giappone, che ha causato gravi danni, fra l’altro, alla centrale nucleare di Fukushima, con esplosioni, fuoriuscita di radioattività, numerosi contaminati gravi e la necessità di evacuare migliaia di persone a centinaia di Km dalla centrale, appare ancora più assurdo pensare alla realizzazione di nuove centrali in un territorio altamente sismico e densamente popolato come l’Italia. Se poi pensiamo ai costi enormi (9 miliardi di euro per una sola centrale), ai tempi di realizzazione, al fatto che l’uranio dovrebbe essere comunque importato esattamente come il petrolio e si esaurirà entro 50 anni e, ancora, a come l’Italia non è stata ancora in grado di risolvere il problema delle scorie delle vecchie centrali, non si può che concordare sul fatto che l’Italia deve puntare sul risparmio energetico e sulle rinnovabili.

Alex Zanotelli ha ripercorso le tappe che hanno portato il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica alla raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare, mai portata in aula, nel 2007 ed ora ai referendum, che possono sancire due principi assolutamente irrinunciabili: 1) l’acqua è un bene pubblico senza rilevanza economica; 2) non si può fare profitto sull’acqua.

Quindi ha spiegato come la finanza internazionale sia invece interessata a controllare le risorse idriche del pianeta, consapevole che, più del petrolio, sarà l’acqua, l’oro blu, il grande affare del secolo. L’ammissione dei referendum è stata una vittoria del movimento ed una clamorosa smentita della giustificazione addotta sulla necessità di privatizzare per adeguarsi alla normativa comunitaria. Nonostante le normative europee sembrino orientate a favorire il mercato e garantire la concorrenza, ciò non è vero quando si tratta di servizi di interesse generale, che possono essere, quindi, gestiti in proprio dagli enti locali senza la necessità di metterli sul mercato. Essenziale è allora la volontà degli enti locali di opporsi alla tendenza a considerare merci beni e servizi essenziali. Inserire negli statuti comunali, per esempio, che “ l’acqua è un bene comune e diritto umano privo di rilevanza economica “, può arginare i processi di mercificazione e privatizzazione proprio rifacendosi al diritto comunitario. Sono i servizi a rilevanza economica che l’Europa vuole nel mercato e con regole di assegnazione che garantiscano la concorrenza. I comitati chiedono proprio questo ai sindaci: difendere, insieme ai loro cittadini, la gestione dei beni comuni fuori dal mercato, per garantirli a tutti in modo trasparente, partecipato e solidale. Come ha fatto e sta facendo il piccolo comune di Sassinoro, ” paese dell’acqua “, che ha raccolto le firme per indire i referendum come comune, e che promuoverà iniziative anche per il raggiungimento del quorum. Non può che essere così per un paese che gestisce direttamente essenziali servizi pubblici come l’acqua, e che potrà sperare di continuare a gestirli con la vittoria dei sì. L’acqua e l’ambiente sono beni troppo importanti e non possono essere alienati e sottratti alle loro comunità.

Al di là delle dichiarazioni di principio in appoggio alle parole di Zanotelli, di Monica Capo e dei comitati, e contro le quali di solito nessun politico si espone pubblicamente, gli amministratori presenti, alla sollecitazione dei cittadini per un impegno concreto a favore dei referendum, hanno replicato, tra l’altro, di voler coinvolgere gli altri sindaci della Valle Telesina per una campagna promozionale sul voto, in modo da vincere il silenzio generale e colpevole sull’argomento da parte della stampa locale e nazionale.

Chiaramente, l’obiettivo dei sindaci dovrebbe essere di portare quante più persone possibili a prendere posizione il giorno del voto che deciderà le sorti su una materia che vede, sì, loro coinvolti in prima persona, data la continua espoliazione delle amministrazioni locali dei poteri e delle autonomie decisionali su beni come l’acqua ed il territorio, ma vede coinvolti soprattutto noi cittadini per poter sperare di mantenerne un controllo democratico e non vederci costretti ad interagire o peggio scontrarci, un giorno, con un call center di un monopolio privato per il servizio idrico o per le scorie radioattive presenti sul nostro territorio.

I comitati ed i cittadini presenti hanno accolto con favore questa che per ora è sola una dichiarazione di intenti ed a loro volta valuteranno le iniziative da condurre per fare in modo che tale impegno venga mantenuto nel modo più efficace possibile.

Come sempre si scrive “bene comune”, si legge “democrazia”.

lunedì 14 marzo 2011

Sulla ex cava Bove, da sannioweek

EX CAVA BOVE SAN SALVATORE TELESINO, COM'ERAVAMO RIMASTI? L'anno scorso la notizia che, dopo il consiglio comunale del 30 marzo, lo stesso aveva deciso all'unanimità di acconsentire alla vendita di un lotto di terra per esigenze di bilancio tra le proteste dell’associazione “Cittadini in movimento” che denunciarono le continue emissioni di polveri della cava e chiesero chi fosse il nuovo proprietario.

UNA CAVA... ALL'ULTIMO MORSO

fotoLadies and Gentlemen, il caso di oggi riguarda l’ex cava Bove di San Salvatore Telesino, alias “addo s' stann arrubbann' ‘a muntagna” come ha commentato un mio amico. Questo caso è stato già trattato in precedenza da questo web-journal con un articolo di circa un anno fa che riportava la notizia che, dopo il consiglio comunale del 30 marzo, la decisione unanime dello stesso aveva acconsentito alla vendita di un lotto di terra di proprietà del comune per esigenze di bilancio. L’articolo riportava inoltre il conseguente allarme dell’associazione “Cittadini in movimento”. Ma facciamo un passo indietro: vi starete chiedendo cosa c'entra questa associazione. Ebbene quest’ultima nel 2009 aveva appoggiato il Comitato Civico di contrada Pugliano che, stanco delle continue emissioni di polveri della cava, era insorto contro gli estrattori di allora. Polveri da cava che tali non potevano essere, dato che, come da decreto Regione Campania del 2006 e da diffida al ripristino del 2008, si può solo lavorare i materiali che provengono da altri siti. Nella contestazione contro la decisione comunale l'associazione chiedeva solo di accertarsi del destinatario della vendita, affinché fosse garantita aria pulita agli abitanti del luogo. Ma l’associazione è stata criticata dall’Amministrazione per aver allarmato l’opinione pubblica con giudizi affrettati e ha aggiunto che nel consiglio del 30 marzo non si era venduto nessun lotto di terra. Ma oggi la domanda che mi pongo è se questi giudizi fossero realmente pregiudizi. Attualmente la cava è di proprietà della società Calcestruzzo San Vincenzo 3” che fa parte del Gruppo Gagliardi Spa e questo ha il permesso di scavare, così che il lavoro di estrazione continua senza sosta e senza alcuna premura. L’articolista che mi ha preceduto si è chiesto se l’associazione “Cittadini in movimento” stesse chiedendo la luna al tempo in cui aveva protestato contro la decisione negata dell‘Amministrazione. Alla resa dei conti non stavano chiedendo nulla di astratto, né di lontano ma forse qualcosa di impossibile. Sì, perché la cava era già stata venduta ed era ormai troppo tardi per preoccuparsi del proprietario. Dunque Signori e Signore rassegnatevi perché la cava è ormai giunta all’ultimo boccone!

Angela Cutillo