giovedì 27 luglio 2017

PETIZIONE...

...PER BLOCCARE IL DEGRADO DELLA ZONA AGRICOLA A VOCAZIONE ARTIGIANALE E PER UN MAGGIOR CONTROLLO DEL TERRITORIO
I sottoscritti cittadini di San Salvatore Telesino,
vista la deliberazione del Consiglio Comunale n. 36 del 17.01.2005;
ritenuto che l’area individuata con la suddetta delibera, pari ad oltre 200 ettari di terreno, sia totalmente sovradimensionata rispetto alle limitate esigenze del territorio;
vista la facilità con cui si è permesso in passato, e ancora si permette, di inserire attività di ogni genere frammiste ad abitazioni e terreni per le coltivazioni (spesso finalizzati all'autoconsumo), distribuite senza alcun tipo di pianificazione, né opere di mitigazione, con grave impatto di mezzi pesanti sulla viabilità, con diffusione in atmosfera di sostanze ignote ed intollerabili emissioni olfattive, nonché causa di rumori molesti cumulativi di intensità crescenti, che costringono a cambiare comportamenti e abitudini di chi vive e coltiva il proprio cibo nei dintorni;
considerati i rischi conseguenti alla compresenza, a poche decine di metri di distanza, di abitazioni, allevamenti, aziende manifatturiere con rilascio di sostanze anche tossiche in atmosfera e aziende che fanno coltivazione e/o trasformazione di prodotti agricoli destinati all’alimentazione umana;
tenuto conto della presenza di decine di capannoni industriali già costruiti ed attualmente non utilizzati;
ritenuto che con una tale distribuzione di insediamenti produttivi e abitazioni (offerta ed esercitata tuttora da un’interpretazione delle norme vigenti che non pone di fatto vincoli e limiti) su un’area così estesa, non si può attuare una tutela efficace dei cittadini rispetto agli impatti singoli e cumulativi (inclusa la sottovalutata impermeabilizzazione di nuove aree) causati dalle attività industriali;
visti i ripetuti episodi verificatisi negli ultimi mesi (due capannoni distrutti con il loro relativo contenuto, costituito da materiali combustibili di varia tipologia - vernici, tessuti, e presumibilmente anche materiali che dovevano essere considerati rifiuti speciali (o comunque sostanze pericolose per la salute) – che hanno alimentato incendi di 48 ore almeno ognuno, con conseguente rilascio in atmosfera di enormi quantità di sostanze altamente tossiche ed estremamente dannose per la salute e, precedentemente l’incendio di materiali plastici abbandonati all’esterno di un terzo capannone industriale e nei terreni adiacenti (senza dimenticare l’incendio della struttura per trattamento rifiuti di San Lorenzello);
preso atto dell’assoluta mancanza di informazioni rispetto all’impatto causato dai suddetti incendi, e visto che nulla è dato sapere sui fumi che si sono sprigionati fino a totale combustione dei capannoni, né sull’impatto conseguente sulla salute delle persone che hanno dovuto respirare quei fumi e hanno continuato a consumare i prodotti agricoli delle aree limitrofe (nessuna analisi, nessuna misura di protezione, prevenzione, cautela, …, nonostante i doveri in capo ai sindaci in materia di tutela della salute e protezione civile, o quantomeno nessuna comunicazione formale ai cittadini);
considerato anche che le relative ordinanze emesse  dall’amministrazione comunale di San Salvatore Telesino non hanno finora avuto alcun esito;

convinti che NON SI POSSA LASCIARE AL CASO LA RESPONSABILITÀ POLITICA E PUBBLICA DELLE CONSEGUENZE DEGLI EVENTI, anche gravissimi e potenzialmente catastrofici, che si sono verificati e ancora potrebbero verificarsi sul territorio di San Salvatore Telesino,
CHIEDONO di
-     SOSPENDERE nuovi permessi per l'insediamento di capannoni industriali sul territorio di San Salvatore Telesino (o, in alternativa, di ridurre drasticamente l’estensione dell’area in cui sarà ancora possibile in futuro concedere tali permessi, e comunque senza ridurne le distanze attuali - già di per sé molto penalizzanti per la vivibilità - dalle abitazioni), incentivando il recupero e riutilizzo delle strutture già esistenti e attualmente abbandonate, e VIETARE comunque l’insediamento di nuove attività e impianti impattanti e pericolosi per la salute;
-        ATTIVARE tutti gli strumenti possibili per la tutela dei cittadini che si trovano loro malgrado a convivere coi capannoni esistenti e AVVIARE una politica di controllo del territorio, a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini;
-        DISPORRE ACQUISIRE E PUBBLICARE regolarmente, in corrispondenza di eventi critici come quelli sopracitati, le analisi necessarie per verificare la presenza di sostanze pericolose per la salute (nell’aria, sui terreni, sulle coltivazioni, nelle falde acquifere, etc )

-        ADEGUARE il piano comunale di Protezione Civile di San Salvatore Telesino, a fronte dell’esistenza sul territorio di decine di “industrie”, attive o dismesse, inserendo nel capitolo dedicato al “rischio industriale” l’elenco geo-referenziato di tutte le aziende, con indicazione del livello di rischio delle relative attività sulla sicurezza e salute della popolazione e per l’ambiente, della tipologia e quantità dei materiali combustibili/incendiabili eventualmente stoccati nei vari siti, e delle procedure di tutela preventiva o contingente (azioni a valle dell'evento, inclusa la tempestiva informazione ai cittadini sulle azioni a propria tutela finora totalmente e gravemente assente), nonché l’analisi di tutti quei possibili scenari di rischio che potrebbero avere un impatto “esterno” rispetto all’area delle varie aziende (la protezione civile non è solo intervento in caso di evento, ma soprattutto previsione, prevenzione e protezione);

sabato 1 luglio 2017

CONTROLLO DEL TERRITORIO E TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA DEI CITTADINI

CHI HA RESPONSABILITA’ POLITICHE E AMMINISTRATIVE NON PUO’ E NON DEVE “LAVARSENE LE MANI”

Nell’estate del 2015 si verificò a San Salvatore Telesino un incendio di materiali plastici raccolti in enormi sacchi abbandonati nel piazzale retrostante il capannone ex Plasted in Via San Mennitto, incendio che interessò anche un cumulo di rifiuti misti (tra cui erano visibili pneumatici e plastiche varie) abbandonati (o sotterrati) nei terreni circostanti, con emissione di fumi tossici per 36 ore circa: l’amministrazione comunale emise un’ordinanza (prot. n. 7261 del 14.08.2015) in cui disponeva la rimozione del materiale depositato nel piazzale, dichiarando che, nel caso ciò non fosse avvenuto, si sarebbe provveduto in danno.
Ad oggi il materiale è ancora tutto nel piazzale, il rischio di incendi persiste immutato, aggravato dalle condizioni di totale incuria in cui versa, non ci sono piani o iniziative note, da parte dell'amministrazione, per evitare che si ripetano incendi simili con certezza di ulteriori emissioni, fra le altre sostanze nocive, di diossine.

Meno di un anno dopo, nella notte fra il 7 e l’8 luglio 2016, un altro incendio nella “zona industriale” di San Salvatore Telesino, in località S. Mennitto, ha completamente distrutto uno dei capannoni dell’azienda Navarra. Il capannone conteneva materiali per la lavorazione di infissi.
Pochi mesi dopo l’incendio, si spera dopo aver avuto notizia sulla perfetta regolarità della struttura per quanto riguarda i doveri di prevenzione incendi, il sindaco Romano ha rilasciato un’intervista e parlando della zona agricola a vocazione artigianale ha citato esplicitamente l’azienda Navarra come una delle realtà positive ospitate nel nostro territorio!

Non una parola sull'incendio del capannone, che di sicuro, data la tipologia di materiali utilizzati per le lavorazioni (materie plastiche, vernici, ...), ha rilasciato sostanze tossiche in atmosfera.
D’altra parte, il Sindaco, “nella sua qualità di Autorità Comunale di Protezione Civile, Sanitaria e di Pubblica Sicurezza”, per quanto ci risulta, non ha nemmeno richiesto l’intervento degli enti preposti per effettuare le dovute verifiche, ma si è limitato ad emanare la solita ordinanza per far dichiarare l’inagibilità della struttura.

Così non è dato sapere nulla sui fumi che si sono sprigionati fino a totale combustione del capannone (l’incendio è durato una notte ed un giorno intero), né sull’impatto conseguente sulla salute delle persone che hanno dovuto respirare quei fumi e hanno continuato a consumare i prodotti agricoli delle aree limitrofe.
Per intenderci, dopo il recente incendio che ha interessato la struttura di trattamento rifiuti di Pomezia, non solo sono state effettuate tutte le analisi per accertare il livello degli inquinanti introdotti nell’ambiente, ma è stato disposto immediatamente il divieto, nel raggio di 5 Km dal luogo dell’evento, fra l’altro, della raccolta, della vendita e del consumo di prodotti ortofrutticoli coltivati,  del pascolo degli animali, dell'utilizzo di foraggi per alimentazione animale provenienti dall'area interessata ed eventualmente esposti alla ricaduta da combustione...

...a San Salvatore, invece, nemmeno una parola! Nessuna analisi, nessuna misura di protezione, prevenzione, cautela, …, nonostante i doveri in capo ai sindaci in materia di tutela della salute e protezione civile.

Anche il piano comunale di Protezione Civile recentemente pubblicato dall’Amministrazione Comunale di San Salvatore Telesino, a fronte dell’esistenza sul territorio di decine di “industrie”, attive o dismesse, nel capitolo dedicato al “rischio industriale” (pagine 50-52), esamina solo il caso ipotetico del rischio di “incidente rilevante”, riferendo che non esistono siti classificati come tali nel territorio di San Salvatore Telesino e dei comuni limitrofi. Nemmeno una parola sui possibili incendi in capannoni industriali dove siano stoccate e utilizzate sostanze pericolose per la salute. Ci aspettavamo di vedere inserito nel piano l’elenco geo-referenziato di tutte le aziende, con indicazione del livello di rischio delle relative attività sulla sicurezza e salute della popolazione e per l’ambiente, della tipologia e quantità dei materiali combustibili eventualmente stoccati nei vari siti, e delle procedure di tutela preventiva o contingente (azioni a valle dell'evento).
Visto che la Protezione Civile non è solo intervento in caso di evento, ma soprattutto previsione, prevenzione e protezione, ci aspettavamo l’inserimento nel piano e l’analisi di tutti quei possibili scenari di rischio che potrebbero avere un impatto “esterno” rispetto all’area delle varie aziende, magari anche dei paesi limitrofi.
Invece si continua ancora a lasciare al caso la responsabilità politica e pubblica delle conseguenze degli eventi, anche gravissimi e potenzialmente catastrofici, che si potrebbero verificare sul territorio. Quindi si potranno ripetere eventi simili a quelli sopra descritti, con le stesse modalità, per qualunque altro capannone presente sul territorio, e, come in passato, si affiderà ad un’ordinanza l’assoluzione dalle proprie responsabilità.

Nel frattempo, che almeno venga data una risposta alle nostre richieste.
Per esempio quella inviata al Sindaco e al SUAP (prot. n.9901/2016) per avere informazioni, fra l'altro, sulla presenza nel territorio comunale di centrali di produzione di energia elettrica da combustione, nonché sull'utilizzo, da parte di nuovi eventuali privati subentranti, dell'area ex Ceniccola e prim'ancora ex Bove sita in contrada Varco che ha destato e desta preoccupazione visti i precedenti nella gestione di incidenti e di permessi che evidenziano l'assenza totale di ogni forma di garanzia o tutela nei confronti delle abitazioni limitrofe. Scaduti i termini di legge abbiamo proceduto a chiedere conto, in prima persona, della mancata replica alla richiesta protocollata sia al responsabile del SUAP che alla segretaria Comunale. La prima risposta è consistita nell'ammissione di aver perso le tracce della richiesta! Avendo fornito la nostra documentazione a riprova della lettera protocollata abbiamo ripresentato il documento al responsabile SUAP, e abbiamo sollecitato con una lettera successiva un riscontro formale anche al Sindaco.
Esito: Ancora oggi nessuna risposta !

Eppure molte persone che vivono nei dintorni manifestano il timore legato alla facilità con cui si è permesso in passato e ancora si permette di inserire attività di ogni genere frammiste ad abitazioni e terreni per le coltivazioni (spesso finalizzati all'autoconsumo), distribuite senza alcun tipo di pianificazione e logica (se non quella secondo cui "abbiamo dato il permesso a Tizio non possiamo negarlo a Sempronio”). Una riprova è la presenza a 200 metri dalla stessa area ex Ceniccola di un'azienda che fa estrusioni di plastiche, rilasciando odori, tuttora persistenti, per cui sono partite delle proteste da parte di chi vive anche a 50 metri di distanza.

Ancora: una lettera regolarmente protocollata (prot. n.2979/2017), sottoscritta insieme ad un gruppo di famiglie residenti in Via Amorosi, segnalava emissioni di odori molesti continuativi provenienti da un capannone, sito in Via S. Mennitto, che agli uffici comunali risulta essere di proprietà di Agriges Srl ma inattiva, benché gli odori fossero stati avvertiti e segnalati già nell'estate 2015, con picchi di molestia tali da indurre alla chiusura delle imposte anche nel periodo estivo per molte ore della giornata.
Esito: Anche in questo caso la notifica all’amministrazione è caduta nel vuoto !

Si spendono milioni di euro di soldi pubblici per dotare la zona di infrastrutture che migliorino la logistica delle aziende (strade, marciapiedi, illuminazione pubblica, acquedotto, fognature, …), ma non si risponde nemmeno ai timori dei cittadini per la diffusione di sostanze ignote, oltre all'intollerabilità delle emissioni olfattive, che costringono a cambiare comportamenti ed abitudini da parte di chi vive e coltiva il proprio cibo nei dintorni.
Visti i casi ripetuti di assenza di qualunque iniziativa di tutele, in attesa del nuovo PUC, abbiamo fatto esplicita richiesta (prot. n. 2678/2017) di sospensione di nuovi permessi per l'insediamento di nuovi capannoni industriali, o perlomeno di una nuova drastica riduzione del perimetro dell’area in cui è consentito tale tipo di installazione, nonché di attivare tutti gli strumenti possibili per la tutela dei cittadini che si trovano loro malgrado a convivere coi capannoni esistenti: l’area a suo tempo delimitata dal Consiglio Comunale ha ancora un’estensione di circa 200 ettari; per fare un confronto significativo, l'ASI -Area di Sviluppo Industriale- di Arzano-Casoria-Frattamaggiore è estesa per circa 150 ettari !
Abbiamo ribadito che con la possibilità di una distribuzione inestricabile di insediamenti produttivi ed abitazioni (offerta ed esercitata tuttora da un’interpretazione delle norme vigenti che non pone di fatto vincoli e limiti) su un’area così estesa non si potrà pretendere, realisticamente, di attuare una tutela efficace dei cittadini rispetto agli impatti singoli e cumulativi (inclusa la sottovalutata impermeabilizzazione di nuove aree) causati dalle attività industriali, da parte dell’ amministrazione comunale e degli uffici comunali preposti.
Esito della richiesta: dopo più di 2 mesi ancora nessun riscontro da parte del Sindaco o dell'Assessore all'Ambiente !

Siamo poi tuttora in attesa di risposte da parte dell’Amministrazione per la questione delle cave e/o impianti di triturazione inerti, con relativa immissione di polveri in atmosfera, così come d'altra parte ci risulta irrisolta la questione delle antenne (e relativo inquinamento elettromagnetico) che nel frattempo continuano a proliferare.
Pertanto, vista la totale assenza di risposte e di riscontri alle nostre richieste, ci faremo carico di avviare una raccolta di firme, affinché queste problematiche siano portate comunque all’attenzione del Consiglio Comunale, auspicando che possano essere attuate le iniziative necessarie sia per sospendere la costruzione di altri capannoni che per scongiurare il rischio di insediamento di nuove attività e impianti impattanti, nonché per avviare una politica di controllo del territorio, a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini.



30 GIUGNO 2017


Cittadini in Movimento – San Salvatore Telesino