giovedì 23 ottobre 2014

Aggiornamento sull’iter di redazione del PIANO URBANISTICO COMUNALE di San Salvatore Telesino.



Nella serata del 7 ottobre scorso, nella sala del consiglio del comune, si è svolto un incontro fra i tecnici di San Salvatore Telesino e l’Amministrazione, presente anche il progettista del piano, ing. Ferrigni.
L’incontro è stato introdotto dal Sindaco Romano, che ha ricordato che la bozza delle norme di attuazione del nuovo PUC era stata inoltrata tempo addietro ai tecnici perché potessero proporre le loro eventuali osservazioni, senza riceverne alcuna (dimenticando, però, l’intervento della consulta ambientale pubblicato su vivitelese).
Il sindaco ha comunque affermato che l’amministrazione è aperta ad ogni suggerimento e contributo, e che punta a uno “sviluppo armonico” del territorio, senza lasciar spazio a palazzoni e speculazioni edilizie (“abbiamo dato direttive precise in tal senso al redattore del piano”).
A suo giudizio, il nostro paese non è stato ancora “invaso” dal cemento, e sarebbe intendimento di quest’amministrazione che così continui ad essere, correggendo anzi qualche errore del passato (riferimento all’area industriale diffusa, anzi dispersa, senza alcuna regola sul nostro territorio? Oppure a qualche palazzone che si sta arrampicando sulla Rocca?).
Peccato che poi l’intervento dell’ing. Ferrigni, confermando quanto abbiamo potuto leggere nelle Norme di Attuazione da lui proposte, al di là delle frasi di circostanza, abbia sostanzialmente smentito le parole del sindaco, ribadendo con chiarezza che il modello al quale si è ispirato è quello della vicina Telese, alla quale lui ha “regalato” (si fa per dire) il piano regolatore generale che, dagli anni ‘90 ad oggi, ha consentito di edificare a dismisura un numero spropositato e sproporzionato di “palazzoni”, con appartamenti e negozi certamente “tipici” (della speculazione edilizia), peraltro quasi sempre di pessima qualità, e che oggi nessuno vuole o può più acquistare o affittare.
E peccato che, successivamente,nel corso dello stesso incontro, anche il vicesindaco Iacobelli sia intervenuto a sostegno del progettista per “mettere sul tavolo” la sua esperienza professionale con il piano regolatore di Telese, e per evidenziarne gli effetti, a suo giudizio positivi, sull’economia. 
D’altra pare, l’ing. Ferrigni aveva affermato chiaramente che ha seguito gli indirizzi forniti dall’amministrazione e, in particolare, ha “enunciato” due principi:
1) “mentre gli interventi sui piccoli lotti saranno liberalizzati al massimo, quelli che superano una certa soglia dovranno essere attentamente controllati”;
2) “le aree necessarie per la realizzazione di strutture pubbliche dovranno essere cedute al comune senza oneri per l’amministrazione, sfruttando il meccanismo della perequazione e con il riconoscimento di adeguati “premi” ai costruttori.
Noi, però, non abbiamo trovato traccia del primo “principio” negli indirizzi programmatici ufficiali che gli sono stati forniti (delibera di Consiglio Comunale n. 53 del 3 dicembre 2010), e anche sul secondo abbiamo le nostre perplessità, peraltro condivise dalla stessa Amministrazione, come emerso nel successivo incontro del 17 ottobre.
In generale il contrasto fra gli indirizzi programmatici di cui alla delibera sopra citata e le Norme di Attuazione proposte dal’ing. Ferrigni è eclatante, così come lo è il mancato recepimento delle disposizioni che il Piano Territoriale di Coordinamento della provincia di Benevento fornisce, in particolare per il territorio della Valle Telesina.
Lo stesso ing. Ferrigni aveva comunque aggiunto (bontà sua) che dovranno essere tutelate le risorse del territorio (Telesia, il sistema collinare e corridoio ecologico di Monte Acero, Rocca Pugliano – Grassano), ma non nel senso che sarà vietato ogni intervento, bensì con l’obiettivo di favorire la realizzazione di B&B, bar, ristoranti, …
E’ ancora importante ricordare che l’ing. Ferrigni ha riferito che il (suo) piano non prevede aree per l’edilizia economica e popolare (che sarebbero obbligatorie in una certa percentuale), e che piuttosto saranno concessi premi in volumetria alle cooperative e imprese che realizzeranno interventi di “edilizia sociale”.
Si è anche accennato al “fabbisogno” di edilizia abitativa che sarà indicato e regolamentato nel piano. A tale proposito, l’ing. Ferrigni ha parlato di un calcolo complesso (?!), che si è impegnato a divulgare al più presto, basato sulla normativa nazionale e regionale, sul PTCP e su “calcoli” tipici della tecnica urbanistica (derivati, fra l’altro, dall’andamento demografico). Ha riferito che lui fornirà indicazione di un minimo e di un massimo di tale “fabbisogno” (qualcuno ha “azzardato” 300 – 500 uu.ii.), ma ha detto che comunque si tratta di limiti non vincolanti (e in effetti le sue N.A. non prevedono alcun argine al cemento!).
Se non abbiamo capito bene qualcosa, l’ing. Ferrigni potrà ovviamente intervenire per smentirci o chiarire il suo pensiero.
Intanto cerchiamo di entrare un po’ più nel dettaglio delle (sue) Norme di Attuazione, impostate sul concetto di “carico urbanistico” con limiti di edificazione basati sull’“unità immobiliare” (di grandezza indefinita: massimo 200 mq per le abitazioni, ...), e che prevedono la possibilità di realizzare 2 U.I. praticamente su ogni lotto, indipendentemente dalla sua estensione, più la sopraelevazione, sempre di 2 U.I., di ogni edificio esistente, e così via cementificando.
Nelle zone di “espansione edilizia” sono inoltre previsti carichi urbanistici a nostro avviso insostenibili (fino a 35 U.I. per ettaro, cioè fino a 25.000 mc/ha o al 70% della superficie del lotto !!!), oltre la conservazione o il raddoppio, in qualche caso, di quelle preesistenti, più l’incremento virtuale della superficie fondiaria da considerare per il calcolo del carico urbanistico!), una serie di premi, compensazioni, deroghe, … che rendono in realtà  impossibile da stimare il carico urbanistico effettivo che queste Norme di Attuazione rischiano di “scaricare” sul territorio di San Salvatore Telesino, con conseguenze inaccettabili sul paesaggio e sulla vivibilità e quindi sull’attrattiva turistica del nostro territorio, ma anche sul valore degli immobili già esistenti, sulla capacità di produzione agricola del nostro territorio, sulla sicurezza degli edifici e sull’assetto idrogeologico, …
Qualcuno ha opportunamente anche fatto presente che capacità edificatorie così “spinte” assegnate ai terreni, ne fanno lievitare sicuramente il valore (teorico), avendo come conseguenza immediata un’imposizione fiscale che potrebbe costringere molti a svendere (magari a costruttori con grande liquidità da investire).
Al momento non esiste (dicono) un disegno di piano, quindi non si conosce l’estensione e la posizione delle varie zone (l’ing. Ferrigni, all’inizio del suo intervento, aveva infatti detto di voler condividere (?) le regole prima di “disegnare” il piano - sarà vero?), e dunque è anche impossibile prevederne il reale impatto sul territorio. Tuttavia, anche con un’interpretazione minimale, abbiamo già stimato una “ricaduta” potenziale di diversi milioni di metri cubi di cemento.
Per inciso ricordiamo anche che tempo addietro (settembre 2013), il sindaco si era impegnato con la consulta ambientale a fornire degli aggiornamenti sulle questioni relative alle cave presenti sul territorio: al momento non ha ancora dato seguito a tale impegno,ma ora, nelle norme di attuazione (articolo 40), leggiamo invece che sono previste “zone per industrie estrattive”, previa “concessione” (?!) “subordinata alla stipula di una convenzione”: data la delicatezza della materia, crediamo sia necessario qualche chiarimento in proposito!

Alcuni di noi erano presenti all’incontro del 7 ottobre in qualità di tecnici, ma comunque in rappresentanza di Cittadini in Movimento, e coerentemente con le opinioni già più volte espresse e le richieste fatte in passato alle ultime tre amministrazioni, abbiamo espresso tutto il nostro disaccordo, sia rispetto al metodo che rispetto al contenuto della bozza in discussione. E in particolare abbiamo cercato di evidenziare l’assoluta inconciliabilità fra gli indirizzi programmatici (ufficiali), e le parole del sindaco, con la proposta dell’ing. Ferrigni. A nostro avviso il “principio regolatore” indicato dal progettista del piano, ovvero l’“autoregolazione” (che sarebbe meglio chiamare deregolamentazione) ha già fatto troppi danni a Telese, e non può e non deve essere esteso a San Salvatore, nemmeno con i “correttivi” che lo stesso Ferrigni ha riferito essere necessari.
Abbiamo insistito nel ricordare che anche a San Salvatore esistono decine di appartamenti nuovi già finiti che nessuno acquista o affitta, e altre decine in costruzione, per non parlare delle fabbriche abbandonate.
Misure per “valorizzare” il centro storico (ne abbiamo ancora uno?), discussioni su altezze e distanze fra i fabbricati e dai confini, “visuale libera”, parcheggi pubblici da cedere o “monetizzare” e altri tecnicismi urbanistici sono stati alcuni degli altri aspetti tecnico-giuridici delle norme proposte che sono stati oggetto di discussione con l’ing. Ferrigni che, su alcuni dettagli, si è impegnato ad approfondire le questioni sollevate e a proporre delle modifiche all’amministrazione, ammettendo comunque già in quella sede alcune “non conformità” con le disposizioni del vigente Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.).
Da parte nostra, come abbiamo sostenuto anche recentemente nell’ambito dei lavori della consulta ambientale (peraltro non ancora convocata per il richiesto confronto), abbiamo insistito nel sostenere che il PUC dovrebbe consentire solo “interventi di trasformazione compatibili con le esigenze di salvaguardia delle risorse naturali, paesaggistico-ambientali, agro-silvo-pastorali e storico-culturali del nostro territorio, regolamentando in modo sostenibile le trasformazioni fisiche e funzionali ammissibili nelle singole zone del territorio comunale” ..., rispettando le norme di riferimento nazionali e regionali e il PTCP (si veda per esempio l’articolo 94 delle relative N.A.) vigenti, e limitando l’ulteriore consumo di suolo e in particolare l’utilizzo di aree agricole ad alta produttività per abitazioni inutili e insediamenti “industriali e artigianali”, fatti salvi gli interventi realizzati dai coltivatori fino al completo utilizzo delle strutture già esistenti.
Dopo circa 4 ore di discussione l’incontro è stato chiuso con l’impegno dell’amministrazione a proseguire il confronto.
Ovviamente avevamo confermato la nostra disponibilità, auspicando però che nel frattempo vi fosse, da parte del sindaco e dei consiglieri di maggioranza, una profonda riflessione, dopo un’attenta rilettura del documento presentato dall’ing. Ferrigni, cercando di immaginarne tutte le conseguenze, e che quindi, con una diversa consapevolezza, si potesse lavorare ad un totale ripensamento, con l’avvio di un vero e trasparente confronto con i cittadini.
Un nuovo incontro con i tecnici è stato poi effettivamente convocato per il 17 ottobre, e in tale occasione il sindaco e il vicesindaco hanno recepito alcune delle osservazioni e proposte emerse nel dibattito, come la necessità di eliminare, o almeno chiarire e circoscrivere, alcune “deroghe” contenute nelle N.A., e da noi evidenziate, rispetto a disposizioni legislative e/o la pianificazione di livello superiore  - piano territoriale regionale e piano territoriale di coordinamento provinciale – di cui per conto nostro abbiamo chiesto il pieno rispetto, sia per impedire con misure concrete la devastazione del territorio ad opera della speculazione edilizia sia per evitare di ricevere poi dei rilievi che comporterebbero ancora altri ritardi nell’approvazione definitiva del PUC.
D’altra parte, tutti i presenti sono stati sostanzialmente concordi nel ritenere necessarie delle limitazioni rispetto alla concessione di maggiore flessibilità nell’applicazione delle norme urbanistiche di carattere generale, circoscrivendo la tipologia dei “piccoli interventi” per i quali tali deroghe siano applicabili (case unifamiliari, singole unità immobiliari e relative pertinenze), in modo da favorire soprattutto il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio già costruito. Si è convenuto anche sull’opportunità di eliminare il concetto di carico urbanistico riferito all’unità immobiliare proposto dall’ing. Ferrigni, per tornare agli indici di fabbricabilità che meglio consentono di controllarlo e indirizzarlo.
Inoltre è stata condivisa la necessità di circoscrivere e possibilmente restringere la zona agricola a vocazione artigianale (c.d. "zona industriale"), individuando anche degli strumenti amministrativi che obblighino al riuso dei capannoni dismessi/abbandonati prima di consentire la realizzazione di ulteriori volumetrie con tale destinazione d’uso, anche con incentivi fiscali e premialità per le attività che intendessero spostarsi dall'esterno del perimetro della zona industriale all'interno della stessa.
L’incontro del 17 ottobre fra i tecnici e l’amministrazione, quindi, pur con qualche “scontro” dialettico troppo energico, è stato positivo, costituendo un passo avanti verso una maggiore condivisione di uno strumento di gestione e governo, ma anche di “controllo” del territorio, che è fondamentale e avrà un impatto determinante per il futuro del nostro paese, da qui ai prossimi 20-30 anni.
Sempre nel corso dello stesso ultimo incontro del 17 ottobre è stato oggetto di riflessione un concetto espresso dall’ing. Ferrigni, e cioè che l’insieme di condizioni, vincoli, procedure, prescrizioni e meccanismi delle norme di attuazione, è volto a conseguire un sistema di “auto-regolazione”che dovrebbe essere applicato in blocco, e che ogni modifica di singole norme all’interno del blocco ne comprometterebbe l’efficacia complessiva.
Per quanto ci riguarda, questo non può essere certo un ostacolo, e riteniamo che non debba essere esclusa la possibilità di ripensare completamente l’impostazione progettuale del Piano; anzi, proprio questo è il nostro obiettivo, e a tal fine, è fondamentale che nei prossimi incontri, che l’amministrazione si è impegnata a convocare a breve, sia coinvolto anche l’ufficio tecnico comunale, affinché possa contribuire con la sua esperienza specifica e la conoscenza del territorio, ad approfondire ulteriormente tutti gli aspetti del piano, evidenziando ulteriori criticità rispetto a quelle già segnalate dai tecnici fino ad ora intervenuti,  fornendo il proprio parere in merito, e, a valle di tutto il processo di confronto e condivisione, possa predisporre opportunamente un documento da inviare all’ing. Ferrigni con le richieste di modifica che saranno state decise.
Insistiamo, inoltre, per il coinvolgimento di altre categorie di cittadini (commercianti, agricoltori, associazioni, …) e soprattutto dei cittadini più giovani, degli studenti e dei loro insegnanti, con interventi opportunamente coordinati nelle scuole. D’altra parte siamo convinti che i cittadini stessi si debbano attivare in prima persona per essere coinvolti nella pianificazione del proprio territorio.  Le idee, le aspettative, i bisogni e i sogni dei nostri bambini e ragazzi sono un contributo irrinunciabile per individuare le scelte più giuste da fare.

sabato 4 ottobre 2014

Il Telesi@ e la Città (Telesina) invisibile

La mancanza di strutture adeguate per il liceo di Telese è nota, e periodicamente denunciata da più parti, anche se, a dire il vero, si è sempre avuta l’impressione che si trattasse più di speculazioni politiche che di disinteressati appelli. D’altra parte, chi ha responsabilità amministrative in merito non è riuscito, ancora, ad andare al di là delle dichiarazioni e degli impegni, mai fino ad ora concretizzati, inclusa la proposta di realizzare un nuovo corpo di fabbrica nei pressi della stazione ferroviaria di Telese Terme.
  Questa proposta, che sembrava essere stata opportunamente archiviata a inizi settembre, era poi tornata come possibilità futura nella programmazione della provincia, con tanto di comunicato sul sito della scuola e su quello del comune di Telese Terme. Ma solo qualche giorno prima, la stessa provincia aveva emanato un bando per reperire locali di privati per trovare una sistemazione provvisoria per l’istituto, visto il paventato sfratto di una parte dei locali (che francamente ci sembra poco credibile e comunque non da prevedere in tempi brevi, in quanto la cosa si configurerebbe come interruzione di pubblico servizio). Quando si finirà di giocare sulla pelle dei ragazzi e dei lavoratori della scuola e si smetterà con i proclami continui e contraddittori su questa vicenda? Sembra di essere tornati indietro ai tempi della vergognosa operazione ex-mulino Capasso!
L'allora Presidente della Provincia Nardone giustificava la sua discutibile operazione come male necessario, visto che i finanziamenti per la costruzione di un polo scolastico in valle Telesina erano stati fatti decadere dall'opposizione dei vari sindaci, che volevano tutti la costruzione del polo nel proprio territorio.
  All'epoca della giusta opposizione al trasferimento nel vecchio mulino, però, le offerte di strutture per alcune classi, fatte da comuni confinanti, furono fortemente osteggiate dagli amministratori di Telese e da una parte dei genitori e insegnanti, nella convinzione che solo l’ubicazione a Telese avrebbe permesso la crescita della scuola. Come se l’attrazione fosse data dall’ubicazione, e non dalla qualità dell’istruzione! Come se una succursale significasse la perdita tout court del liceo per Telese... Il comune di Telese, all’epoca, ovviò reperendo un altro stabile, cambiandone la destinazione d’uso, e sempre promettendo la costruzione ex novo di un polo (a volte con soluzioni incredibili come la costruzione di un edificio scolastico nei pressi delle Terme, in base a finanziamenti che tuttavia non hanno ancora trovato alcun riscontro e concretezza in atti amministrativi provinciali o regionali). Allora, però, non esisteva la Città Telesina!
  I comuni tiravano acqua al proprio "mulino", ma ora che l’ “unione” esiste, non dovrebbero lavorare tutti nell'interesse della “città comune“? Cosa c'è di scandaloso nel pensare a soluzioni condivise, praticabili e proficue per comuni (e con Comunità) che si sono consorziati per razionalizzare i servizi, con risparmi e benefici per tutti? Fa piacere notare che si riconosca l'importanza di una scuola per la crescita culturale ed economica di un territorio. Ma perché, allora, non si è mai sentita una voce contro le politiche di tagli alla scuola nel coro generale di critiche alle politiche di austerità che soffocano la crescita ed il welfare?
  La cosiddetta razionalizzazione degli istituti scolastici ha portato alla creazione di mega istituti, con perdita di dirigenze e personale, e alla conseguente guerra tra le varie scuole per accaparrarsi quanti più studenti possibili. Telese, ha da sempre goduto dei privilegi della sua centralità, ma non ha spazi, ed è già una delle zone più cementificate della regione. Per conservare questo privilegio, ha costretto studenti e personale della scuola ad adattarsi a condizioni sempre più disagevoli, ormai ai limiti della sopportazione. Il comune ha sempre promesso altre strutture e altre costruzioni, chiedendo di pazientare per i disagi, in nome del diritto ad avere il liceo nei suoi confini, gridando allo scandalo ogniqualvolta si presentava il pericolo di uno spostamento di qualche classe in comuni vicini. Le promesse e le rassicurazioni dei nostri amministratori locali al momento non si sono ancora concretizzate, ma intanto si è lasciata peggiorare la situazione e la si farà peggiorare ancora di più, in nome di non si sa quali prerogative. La costruzione di una struttura nei pressi della sede di Viale Minieri, nell’unico parcheggio nei pressi della stazione, si continua a promettere di realizzarla nel futuro, mentre si cercano per l’immediato strutture private, costose e inadeguate, come lo sarebbe, del resto, la stessa improbabile struttura proposta per l’ampliamento, promessa forse solo per non scoraggiare gli attuali e futuri iscritti. Risulta difficile comprendere le contrastanti dichiarazioni del commissario Cimitile. Ricordiamo: Prima annuncia di aver chiesto ai vari comuni le disponibilità; dopo le proteste di Telese, si corregge dicendo che è naturale che il liceo non si sposterà da Telese e promette di finanziare la struttura proposta dal comune; la struttura sembra archiviata e così emana un bando per affittare uno stabile nel territorio del comune di Telese, poi approva ancora l’ampliamento.

Come è possibile dire una cosa e il suo contrario da parte di un commissario della Provincia che dovrebbe governare un territorio valorizzandone le potenzialità, senza favoritismi, evitando sprechi e razionalizzando le spese? Le sue dichiarazioni sembrano invece dettate dalla preoccupazione di non urtare gli interessi di Telese, aiutato in ciò dal silenzio dei sindaci degli altri comuni. Cosa ci sarebbe di scandaloso nel prevedere dei “poli” distribuiti in tutto il territorio della Città telesina, se ce ne fosse la reale possibilità, razionalizzando i trasporti, se necessario, per rendere accessibili tutti i comuni? Telese perderebbe l'indotto? E gli altri comuni non ne avrebbero diritto, allora? Non avrebbero diritto ad avere la stessa opportunità di crescita culturale ed economica? Che senso ha la "Città telesina" se poi tutto resta come prima, campanilismi compresi?

Dopo tanti discorsi sull'unione dei comuni, ancora non si progetta insieme (con tutti i tavoli di concertazione sprecati …) per la rinascita di tutto il territorio, ma si punta solo a difendere “ l'indotto“ per uno solo di loro, sprecandone di fatto i vantaggi. Il silenzio degli altri sindaci rispetto alle contrastanti dichiarazioni di Cimitile meraviglia non poco, soprattutto se fossero invece in grado di offrire stabili comunali senza oneri per le casse dello Stato. Sono tutti soggiogati dal ruolo predominante di Telese nella Città Telesina? Il Telesi@ è patrimonio di tutta la Valle Telesina e non privilegio di un solo comune. La scuola pubblica è patrimonio di tutti, perché offre a tutti cultura e possibilità di crescita, anche a 1 o 3 km da Telese. Non crediamo che si possa realmente pensare a nuove costruzioni, ad altri cambiamenti di destinazione d' uso, o alla ricerca di un altro stabile da affittare, senza prima censire le strutture eventualmente disponibili negli altri comuni della Città telesina. Non si risparmierebbe sia in termini economici che ambientali? Cimitile non ha l’obbligo di trovare le soluzioni più sostenibili anche a livello economico? I soldi che promette sono pubblici e ci auguriamo sappia che dovrà renderne conto ai cittadini di tutta la Valle Telesina, non solo ai suoi sostenitori di Telese. Forse, visto che il suo mandato sta per scadere, il Commissario Cimitile pensa di non dover più rispondere del suo operato e si concede il lusso di improvvisazioni che hanno l’unico “merito” di permettere agli amministratori di Telese di poter continuare a tranquillizzare alunni, professori e dirigenti scolastici del Telesi@ senza che ci sia però la percezione della convinta e libera ricerca, da parte loro, di una soluzione razionale, anche nell’ambito della Città Telesina, che possa consentire nell’immediato di alleggerirne gli attuali innegabili disagi. Il Telesi@ è sovraffollato, e questo pone problemi per la sicurezza ed il benessere degli studenti e del personale che vi opera.
I cittadini, allora, invece di aspettare passivamente le decisioni e le azioni di amministratori che, purtroppo, sembrano ancora troppo chiusi in dannosi campanilismi, e interessati soprattutto a mantenere le loro posizioni invece di curare esclusivamente gli interessi delle comunità che rappresentano, è ora che inizino a chiedere conto degli atti e delle omissioni che giorno per giorno si concretizzano negli uffici comunali.