domenica 27 dicembre 2009

DATI CERTIFICATI DELLA RACCOLTA DEI RIFIUTI IN PROVINCIA DI BENEVENTO - 2008

Sono stati pubblicati i dati relativi alla raccolta dei rifiuti in provincia di Benevento .
Il nostro comune ha una percentuale di raccolta differenziata del 20,38% (fra le più basse), e una produzione pro-capite di rifiuti di 380,20 Kg/anno (anche questo un dato piuttosto negativo).
I comuni più "virtuosi" sono Caspelpoto, Cerreto Sannita, Faicchio, Molinara, San Marco dei Cavoti, San Martino Sannita e San Nazzaro, tutti con percentuali di raccolta differenziata oltre il 60%.
Ma anche Castelvenere, Guardia Sanframondi e persino Telese Terme fanno meglio di San Salvatore Telesino.
Vedremo i dati del 2009, che probabilmente saranno anche peggiori di quelli del 2008.
Speriamo tuttavia che la nuova Amministrazione si dia da fare per aumentare la percentuale di raccolta differenziata nel 2010, e ridurre inoltre significativamente il quantitativo di rifiuti conferiti.
Il graduale passaggio dalla TARSU alla TIA, promesso in campagna elettorale, potrebbe dare la spinta decisiva in questo senso.

giovedì 24 dicembre 2009

BUONISMO E REALISMO

(Dalla mail "semi-confidenziale" di Carmela Longo ai co...ncittadini in movimento)

Ragazzi, abbiate la pazienza di leggere queste poche considerazioni scaturite in me qualche giorno fa, a proposito del presunto "buonismo", di chicche e sia.
Ve tocca!
Baci comunitari!
Carmela

Più che di buonismo parlerei di realismo, con un pizzico di utopia che è il motore del mondo.
La situazione attuale del nostro paese ci dice che le divisioni sono tante, i rancori e i risentimenti accumulatisi negli anni, le incomprensioni, i fraintendimenti, talvolta le chiare volontà di arrecare danno o discredito a qualcuno, sono sotto gli occhi di tutti.
E’ d’altro canto storia dell’umanità, dividere è più facile che unire, rimanere nella propria rabbia è più facile che sforzarsi a trovare un terreno di condivisione comune.
Allora la sfida non è sul terreno del “buonismo”.
Il buonismo ideologico, secondo me, porta a voler subito bypassare il conflitto.
Il buonista tout court non si può permettere di ospitare in sé la rabbia del sentirsi incompreso, attaccato, umiliato o quant’altro.
Al buonista la rabbia sua spaventa più della rabbia dell’altro.
Anzi, la rabbia dell’altro è ben accetta, quasi accolta come dato a favore della superiorità (mai ammessa) del buonista sull’altro, che si è lasciato andare a bassi istinti.
Il buonista non crede mai effettivamente nella possibilità di un mondo diverso, a lui basta attestare la sua superiorità.
Paradossalmente, non ospitando in sé la rabbia e la voglia di vendetta che spesso accompagnano chi si sente ferito nella propria autostima, ha bisogno di un mondo dispari, altrimenti non potrebbe più esistere.
No. Il buonista non serve a questa società.
Ci servono uomini e donne interi.
Che sanno cos’è la rabbia.
Che l’accettano anzi l’accolgano come dato vitale, come emozione adattiva, come sentire che ci dà lo spessore della nostra appartenenza a un mondo istintuale che non possiamo e non dobbiamo rinnegare.
Che la sanno riconoscere, e sanno dire: sto incazzato perché mi sento schernito, oppure perché mi sento incompreso, oppure perché mi sento allontanato, ecc.
Andando in fondo vedremo che il succo di tutto è spesso: sto incazzato perché non mi sento amato, perché non mi sento accettato, perché mi sento rifiutato.
Dicevo uomini e donne interi.
Che sanno farsi attraversare anche dalla rabbia, e che vigilano e si impegnano perché non diventi rancore. Il rancore si che è distruttivo, è una reiterazione che consuma dal di dentro chi lo cova, e non permette l’aprirsi di uno spazio altro, in cui nella relazione è possibile recuperare impulsi di umanità.
Uomini e donne interi, che sanno che in alcune situazioni, dove è doveroso impegnarsi in un progetto ambizioso, qual è il nostro (una comunità che diventi sempre più competente delle proprie risorse, delle proprie responsabilità, dei propri bisogni e dei propri limiti), non si può abbandonare il campo e dire “tanto fanno tutti schifo”, oppure “non faccio più niente perché non mi voglio far strumentalizzare”. Questa è l’anteprima dell’ignavia.
Quindi, dicevo, realismo e utopia. Questo ci serve.
Sono inconciliabili? Assolutamente no. Sono complementari.
Il realismo ci deve servire per considerare la natura dell’essere umano. Dall’essere umano può uscire tutto il bene e tutto il male. E’ sempre stato così. E allora? La nostra scelta è: quale contributo pensiamo di dare in un senso o in un altro? E può non esserci assolutamente altruismo in questo. Io cerco di seguire il bene, per esempio, perché fa stare bene a me, alla mia autostima, perché mi piace vedermi come una persona che si impegna per il bene. Ma tante volte, per seguire il mio impegno nel bene, semino male. Le mie figlie mi dicono che sono troppo impegnata, che sto poco con loro. Bene e male alla fin fine sembrano più i poli di una calamita, si ricostituiscono sempre. Pensate che ad es. il figlio di Gandhi era un fannullone perdigiorno e sembra abbia avuto anche un ruolo nell’assassinio del padre.
E allora? Che vita possiamo vivere? E qui ci viene incontro l’utopia. Ci dà la spinta.
Trovare nella comunità i fattori comuni, ciò che interessa a tutti, i mezzi condivisibili dal maggior numero di persone, diffondere nella comunità i valori della cooperazione e del dono (communis evoca l’esperienza del munus, del dono), accettando anche i momenti di conflitto e di divergenza, come possibilità di accrescere le risposte ai problemi.

ACCETTARE LA DIMENSIONE COMUNE COME LUOGO DOVE SI PUO’ REALIZZARE UN’INTESA SEMPRE POSSIBILE E MAI SCONTATA.

Costruire la capacità di HOLDING (letter.”tenere in braccio”).
E’ un termine che in psicologia indica la capacità della mamma di “tenere” il suo bambino tra le braccia, ma non solo e non tanto letteralmente, quanto nella capacità di mantenere la situazione in mano, dare un contenitore solido, quando il bambino è disperato, o è arrabbiatissimo, o urla, o piange. Tenerlo tra le braccia, non lasciarlo cadere, avendo fiducia che quel momento passerà.
Ci vuole forza enorme nel fare ciò, anche perché è chiaro che la mamma potrebbe a sua volta essere arrabbiata, disperata, sconnessa. Ma lei è la mamma, e da lei ci si aspetta maggiore tenuta. E’ lei che deve nutrire.
Noi non siamo la mamma di questa comunità, ma siamo però persone che non si arrendono a dire semplicemente che fa tutto schifo, perché questo sarebbe di uno sconforto spaventoso, e non sarebbe neanche veritiero. Certo, c’è da farsi un culo così. Ma noi ci siamo.

sabato 19 dicembre 2009

Ricorso ABM-Vocem: rinvio al Tar di Napoli

La discussione al tribunale amministrativo di Salerno relativa al ricorso della ABM Vocem e della provincia di Bergamo è stata rinviata a nuova data.
L’assessore all’ambiente del comune di San Salvatore Telesino ci ha comunicato che intanto il ricorso sarà discusso al TAR di Napoli e non in quello di Salerno.
Inoltre, come tutti ricorderete, a dicembre 2008 il comune di San Salvatore Telesino, il comune di Amorosi e la provincia di Benevento avevano deciso di ricorrere al Tar contro la Regione Campania che aveva concesso , per la seconda volta, la Valutazione di Impatto Ambientale alla Vocem.
A San Salvatore Telesino in quei giorni si era commissariati, pertanto fu il commissario prefettizio, dottor Scognamiglio a prendere la giusta decisione e il Tar non si è ancora espresso in materia.
Questa discrepanza è stata evidenziata al tribunale di Salerno ed è stato deciso che il ricorso bergamasco deve aspettare la decisione del tribunale amministrativo sulla precedente questione.
Sembra che la data stabilita sia il 25 marzo 2010.
Non è ancora finita, la battaglia continua ma preferiamo essere fiduciosi.

giovedì 17 dicembre 2009

Piano Urbanistico Comunale: RICOMINCIARE dal 19 febbraio 2008

Recentemente abbiamo ricevuto dall’amministrazione comunale di San Salvatore, a seguito di regolare richiesta ai sensi della ex legge 241/90, le bozze delle norme di attuazione e del Regolamento Edilizio del prossimo P.U.C., già predisposte a novembre 2008 dal progettista incaricato (scarica qui le Norme di Attuazione).
Tutti ci avevano sempre assicurato che la procedura era ferma, e che sarebbe ripresa lì dove si era fermata, con altri incontri con la cittadinanza e riunioni tematiche con tutte le categorie professionali e le associazioni interessate.
Nulla di tutto ciò!
I tecnici, evidentemente, hanno continuato a “lavorare”, by-passando completamente l’ascolto dei cittadini, e sono arrivati ad un livello di definizione praticamente definitivo almeno dei regolamenti, ovvero, come sostenuto dallo stesso Ferrigni, il corpo delle “regole” e la definizione delle procedure, che dovrebbero decidere il destino del nostro territorio per i prossimi 20-30 anni (ma i documenti presentati non sono nemmeno aggiornati con le norme più recenti in materia edilizia).
Noi cittadini avevamo già espresso le nostre richieste e le nostre convinzioni in occasione dell’incontro del 19 febbraio 2008, e avevamo pubblicizzato vari documenti, e non ci risulta che siano pervenute al comune e a i tecnici altre richieste e proposte altrettanto trasparenti, ma si è fatto il contrario di quello che i cittadini hanno chiesto.
In ogni caso le nostre richieste non sono state tenute in nessun conto e non hanno avuto nemmeno nessuna risposta.
Dunque, da dove nasce la proposta tecnica del Prof. Ferrigni?
Qualcuno gli ha chiesto di fare un PUC uguale al PRG di Telese Terme?
Non è dato saperlo! Fatto sta che, appena iniziata la lettura delle Norme di Attuazione, ci siamo resi conto che la proposta del Prof. Ferrigni è basata sostanzialmente sugli stessi principi ispiratori proprio del PRG di Telese Terme, ancora vigente, redatto dallo stesso tecnico alla fine degli anni 80 su “input” del sindaco D’Occhio, e che tanto scempio ha già provocato nella cittadina termale.
E il Prof. Ferrigni, agli studenti del suo corso di urbanistica alla facoltà di ingegneria di Napoli, spiega che i piani urbanistici comunali si redigono, pur nei limiti imposti dalle norme, in funzione di quelle che sono le istanze e le richieste dei politici locali.
Tuttavia, Norme di Attuazione e Regolamento Edilizio avrebbero dovuto essere redatti solo a valle di un percorso di vera partecipazione, dopo aver fissato insieme ai cittadini, gli obiettivi e le linee di indirizzo del piano.
Per la verità, la bozza del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale (RUEC) sembra più aggiornato e condivisibile nei criteri applicati, e pertanto può essere considerato un punto di partenza per le future discussioni. In particolare, gli articoli dal 138 al 145 dettano importanti disposizioni per il risparmio energetico e l’uso di fonti rinnovabili.
Tuttavia non è coerente con le Norme di Attuazione che, a nostro avviso, devono essere completamente riscritte, se non vogliamo ricadere negli stessi errori già commessi a Telese Terme.
Già nella premessa, infatti, l’intenzione del progettista (che, come abbiamo detto, avrà operato sulla base di precisi “input” politici), è chiara: in poco più di una pagina, che vi invitiamo a leggere con attenzione, vi è la sintesi di tutte le negatività che il prossimo PUC potrebbe portare con sé.
Ferrigni espone subito l’impostazione del piano: non sono gli indici (il “quanto”) e l’ubicazione delle aree di espansione (il “dove”) le cose più importanti da decidere, ma “come potranno essere sfruttati i lotti”.
Poi, citando anche inesistenti procedure partecipate e riunioni pubbliche di cui non si ha alcuna notizia, il Prof. Ferrigni passa ad illustrare lo strumento che, secondo lui, dovrebbe consentire di “governare” le trasformazioni del territorio: l’autoregolazione, grazie alla quale “l’azione dei singoli, sempre orientata a conseguire interessi particolari, produca risultati di interesse generale”.
Secondo il progettista le norme da Lui proposte “apparentemente vaghe e permissive” (!) sarebbero “in realtà strutturate in modo da neutralizzare gli effetti perversi che derivano dalla ricerca del massimo profitto che sempre anima gli utenti del piano”.
Esattamente ciò che non è avvenuto a Telese!

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martedì 15 dicembre 2009

INCENERITORE – DISCUSSIONE AL T.A.R.: AMICI FATTI, AMICI PERSI !

Comitati Civici di San Salvatore Telesino e Guardia Sanframondi contro la costruzione di un inceneritore a San Salvatore Telesino
Cittadini in Movimento


Giovedì 17 dicembre, presso il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania – sede di Salerno - è fissata la discussione la discussione in Camera di Consiglio del ricorso presentato dalla Vocem e dalla Provincia di Bergamo, contro il diniego dell’autorizzazione per la costruzione di un inceneritore nel territorio di San Salvatore Telesino maturato nella Conferenza dei Servizi del 23 luglio 2009 (vedi nostro comunicato del 22.11.2009).
Purtroppo dobbiamo registrare la mancata costituzione in giudizio di diversi comuni (fra questi Faicchio, Castelvenere, San Lorenzello e Solopaca), i cui amministratori, in rappresentanza dei cittadini, parteciparono alla C.d.S. portando unitariamente il loro parere contrario al progetto.

In questa occasione così importante non sono stati coerenti con quella decisione e con quell’impegno e non hanno nemmeno spiegato chiaramente le ragioni di tale “diserzione”, ad eccezione del sindaco di Faicchio, Borrelli, il quale ha dichiarato ai giornali di non voler “pagare” per gli errori di Creta e Nardone.

Non possiamo condividere questa posizione e crediamo che i cittadini di Faicchio che, esattamente come quelli di San Salvatore Telesino sono minacciati dal progetto Vocem, a tempo debito sapranno far “pesare” nel loro giudizio politico sul loro attuale sindaco questa decisione incomprensibile anche e soprattutto per la motivazione addotta.

Per quanto ci riguarda riteniamo che questi amministratori si siano assunta una grave responsabilità nel non essere stati consequenziali rispetto alla opposizione alla realizzazione di questo impianto a suo tempo deliberata dai loro Consigli Comunali.

Cosa ha determinato questo “cambiamento di rotta”? Dov’è la “regia” delle numerose defezioni?
Sono questi gli amministratori che chiosano inutilmente sulla “città telesina”?

Comunque siamo fiduciosi del fatto che anche il Giudice Amministrativo dovrà tenere conto soprattutto del peso decisivo dei pareri negativi resi dall’ASL e dall’ARPAC in C.d.S., che sono prevalenti in quanto attinenti la salute pubblica e la protezione dell’ambiente.

venerdì 11 dicembre 2009

VIVITELESE – STRUMENTO DI DEMOCRAZIA

I cambiamenti intervenuti nella gestione di VIVITELESE e l’auto-ridimensionamento del ruolo di Giovanni Forgione ci hanno portato in questi giorni a riflettere su quello che ha rappresentato quest’esperienza negli ultimi anni ma, anche, più in generale, sulla situazione politica di Telese Terme.
Insieme a tanti altri abbiamo invitato Giovanni a rivedere la sua decisione, ed oggi che la situazione sembra ormai definita, ringraziamo comunque Lui e gli altri “artefici” di vivitelese per il contributo che hanno dato, e continueranno a dare, alla crescita civile e politica delle nostre comunità.
Per quanto riguarda Telese, i recenti avvenimenti, ed in particolare le disavventure dell’ormai ex sindaco D’Occhio, devono essere visti come una occasione di cambiamento, forse irripetibile.
I cittadini estranei a quel sistema politico-affaristico che sembra emergere dalle indagini, devono ora ri-occupare, finalmente, quegli spazi che comunque si sono liberati sulla scena politica telesina.
In tale contesto chi, come Giovanni Forgione, in questi anni, si è distinto per impegno civile e saggezza nella gestione di quello straordinario strumento di partecipazione che è stato ed è VIVITELESE, fortemente radicato sul nostro territorio, ma anche capace di valicare i confini di Telese e della Valle Telesina, non può far mancare il suo contributo non solo nella gestione del sito ma, speriamo, anche con altre forme.
Gli interventi “politici” che in questi anni abbiamo letto su VIVITELESE hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica problemi e richieste dei cittadini, proposte, idee che mai avrebbero trovato spazio sui media tradizionali.
Nei prossimi mesi sarà ancora più importante che tutti abbiano la possibilità di esprimere la propria opinione, di fare proposte, di esprimere valutazioni sulle liste e, perché no, anche giudizi sui futuri candidati.
Inoltre tutti i cittadini, anche quelli che non vanno ai comizi, e che non partecipano agli incontri politici e alle riunioni più o meno ristrette che caratterizzano le fasi pre-elettorali, hanno il diritto di essere informati di quali saranno i programmi, delle proposte dei vari candidati, di sapere se e come essi intenderanno, per esempio, arginare le speculazioni edilizie che negli ultimi 15 anni hanno devastato il territorio ed il paesaggio di Telese Terme.
E siccome, purtroppo, i danni ambientali e i problemi sociali, non rispettano i confini amministrativi, noi di cittadini in movimento, consci che il futuro di Telese è decisivo anche per i destini dei cittadini dei comuni vicini, oltre ad offrire a Giovanni e agli altri gestori di VIVITELESE la nostra collaborazione, auspichiamo che sempre più persone si attivino per la crescita della comunità, per il miglioramento dei servizi pubblici e per la tutela dell’ambiente e del territorio.
La situazione urbanistica di Telese costituisce oggi un pessimo esempio che, purtroppo, anche nei comuni vicini, alcuni hanno la tentazione di imitare. Infatti, i profitti che si ritiene possa garantire quel tipo di “de-regolamentazione”, sono assai allettanti, sia per i proprietari che per i tecnici e i costruttori.
Abbiamo iniziato a leggere, a San Salvatore, la bozza delle norme di attuazione del nostro prossimo PUC: hanno la stessa impostazione che ha portato Telese alla situazione di oggi, peraltro ancora purtroppo in evoluzione in termini di nuove volumetrie che non servono ai Telesini.
E’ necessario ora che proprio da Telese parta un movimento di decisa critica a questo “modello” urbanistico ed economico, sia per recuperare lì quegli spazi che ancora possono essere salvati, sia perché altrove non si commettano gli stessi errori.
VIVITELESE, e l’impegno civico dei cittadini che l’hanno animata in questi anni, costituiscono una ricchezza immateriale delle nostre comunità ed uno strumento di relazione fra i cittadini e, a volte, fra i cittadini e le istituzioni (anche in assenza di risposte). Si tratta di un’esperienza che può e deve proseguire con lo stesso “metodo” che gli ha dato Giovanni il quale, con saggezza, ha saputo dar voce ai cittadini senza sovrapporgli la sua e senza mai strumentalizzare.
Questo approccio nel rispetto dell’opinione altrui è stata la forza di VIVITELESE e ha consentito a tutti quelli che hanno usato questa “vetrina” di sentirla come propria.
Allo stesso modo Telese Terme è di tutti i suoi abitanti, è dei cittadini che vi vivono, e che hanno il diritto/dovere di farsi carico delle scelte politiche che ne decideranno il futuro.
I cittadini, gli elettori che, dopo il commissariamento, dovranno scegliere i loro futuri rappresentanti, dovranno chiedere ai candidati di ascoltare e discutere, di organizzare assemblee pubbliche, di illustrare con chiarezza e semplicità le proprie idee confrontandole con quelle degli altri, e magari di scegliere i candidati e formare una lista con un processo partecipato e trasparente, anche con le primarie di lista, aperte a tutti i cittadini.
Non si può più continuare a ragionare come individui, ma dobbiamo tornare a sentirci comunità. E chi va ad assumere la responsabilità del governo di una comunità e del territorio in cui essa vive, non può prescindere dalla conoscenza delle reali esigenze della comunità, non può non operare con trasparenza e non può esimersi dall’attivare reali ed efficaci processi di partecipazione.

domenica 6 dicembre 2009

I ruoli della politica e dell’associazionismo: Parliamone.

I ruoli della politica e dell’associazionismo: Parliamone.
di Alessio Masone

La crisi delle ideologie e della democrazia rappresentativa, in corso nel XXI secolo, agevolerà, nella gestione dei beni comuni, un coinvolgimento dei cittadini, ormai attori politici, in qualità di consumatori critici, di associazioni per uno sviluppo sostenibile, di movimenti per la difesa del territorio e degli esclusi sociali. Stante la crisi dei sistemi di scala, in ambito economico, politico, sociale e ambientale, il modello verticistico, tipico dei partiti e delle grandi aziende, dovrà lasciare il passo a un modello orizzontale che, grazie a un cambiamento dal basso, potrà dare risposte alle emergenze sociali, occupazionali e di salubrità pubblica.

Ne consegue che alcuni uomini politici, quelli più capaci di contaminazione, vogliano intercettare le energie generate da una trasformazione sociale, sempre più incalzante: Nardone, con Futuridea, Orlando, con Parliamone, e Medici, con Palazzo di città, ne sono, solo, alcuni esempi.

Di per sé, il gesto, degli esponenti politici che familiarizzano con l’associazionismo, sembra avallare, velocizzandola, l’evoluzione sociale prevista. Ma, al di là della buona fede, in concreto, questo gesto tende a inficiare la portata rivoluzionaria del cambiamento dal basso.
Nell’attendere un processo di democratizzazione estrema della gestione pubblica, ci ritroveremmo esponenti politici capaci di controllare anche il mondo dell’associazionismo, come se, in parlamento, il presidente del partito di maggioranza, fosse anche il leader del partito di opposizione.
Come se la Coldiretti, ente nazionale a vocazione verticistica, volesse agevolare le attività di filiera corta tra produttore e consumatore: ne otterrebbe un risultato solo formale, disarmando, di fatto, un processo che spontaneamente sta spingendo i consumatori a relazionarsi ai piccoli produttori locali, in una, coesa e territoriale, “comunità del cibo”, perché la filiera corta non è solo un passaggio in meno, è, soprattutto, una forma mentis che non può essere calata dall’alto.
Come se le associazioni, culturali o ambientaliste, di carattere nazionale o internazionale, volessero, tramite i loro delegati sul territorio, essere protagoniste del cambiamento dal basso e della diffusione di una filiera corta: di fatto, avallano, con la loro ingombrante visibilità sovraterritoriale, un verticismo nei processi culturali e sociali.
Come se gli esponenti dell’associazionismo, una volta accettato gli incarichi presso gli enti territoriali, poi volessero continuare a essere parte del dibattito interno alle associazioni, senza avere più la garanzia di un’autonomia.

Quindi, nessuno è contro l’associazione Parliamone, di cui stimiamo, senza dubbio, i promotori. Si teme solo il duplice ruolo di Nazzareno Orlando: sebbene egli sia un’ottima persona, un politico colto e valente, la democrazia ha bisogno del pluralismo di quei ruoli che devono restare, garantisticamente, opposti, l’uno all’altro.
Anche per questo, è comprensibile il disagio di quelle associazioni che hanno difficoltà a radunare una manciata di partecipanti alle loro iniziative, mentre una specifica associazione, essendo promossa da un esponente politico, già assessore e, in futuro, probabile sindaco o deputato, riesce a coinvolgere frotte di simpatizzanti o, comunque, a riscuotere risonanza sul territorio.

Qualcuno ha scritto che Orlando, tramite l’associazione Parliamone, ha promosso iniziative a favore di temi, senza colore politico, come quella contro la povertà e i cambiamenti climatici o quella a favore dell’intitolazione di uno spazio pubblico a Giancarlo Siani, il giornalista trucidato dalla camorra.
Orlando è parte della società civile che, con coerenza, concretamente, è a favore della legalità, della giustizia sociale e della tutela ambientale? O, in quanto esponente di rilievo di un partito verticistico per antonomasia, è parte di quel sistema partitico che, di destra e di sinistra, per sopravvivere, alla ricerca di consensi e finanziamenti, dialoga con le grandi aziende (opere pubbliche, project financing e edilizia residenziale), di fatto, agevolando il braccio imprenditoriale della camorra, distruggendo la qualità ambientale del territorio e aumentando la disparità tra ricchi e poveri. Il vero Orlando è quello che dice o quello che fa?

Orlando, con la sua buona fede, rischia di consentire alla politica di mettere il cappello sulla società civile e di legittimare la classe politica nel suo agire sconsiderato.

Le associazioni, con la loro metodologia e con le loro idee, hanno il compito di condizionare i politici più illuminati, come Orlando: se un esponente politico del XXI secolo crede nella portata innovativa dell’associazionismo, dovrebbe mettersi in ascolto delle associazioni già esistenti sul territorio e non farsene una, personalizzata e su misura, per non farsi contaminare, neanche, ora, dal mondo in cambiamento.

Il cambiamento dal basso non è una moda: è una risposta fisiologica del sistema all’incapacità della democrazia rappresentativa di tutelare il bene comune. Cambiamento dal basso non significa che le leggi siano decise dalla popolazione, senza il filtro dei suoi rappresentanti: più realisticamente, significa che, in un’economia sovranazionale e, quindi, anche sovraterritoriale, il solo legiferare non sia più sufficiente per affrontare le emergenze in corso. Cambiamento dal basso, quindi, significa sostituire l’approccio del delegare con l’approccio del risolvere in prima persona le problematiche comuni: mettere in discussione i propri stili di vita, lasciare che la filiera corta, la cittadinanza attiva e il consumo critico portino nel quotidiano, dei processi sociali ed economici, le istanze di solidarietà e di tutela ambientale che, nel XX secolo, erano considerati, dalla politica e dalla popolazione, argomenti da trattare a parte.

Solo una classe dirigente che utilizza una pratica quotidiana responsabile, approcciando esperienzialmente alla sostenibilità, potrà padroneggiare le istanze di quello sviluppo sostenibile che, necessario a una società in trasformazione, considera, in un approccio integrato, sviluppo economico, tutela ambientale, giustizia sociale.

Non deve essere più tollerato, nella nostra era, il paradosso che avvocati, giudici e notai, nelle ore di lavoro, uomini di legge, e, nel quotidiano, conducenti di SUV, condividano gli stessi gusti di criminali e truffatori. Non è più sostenibile che la classe dirigente e intellettuale, fuori dal lavoro, abbia gli stessi approcci dei qualunquisti che non fanno un uso consapevole del tempo libero, condividendo, con questi, gli stessi viaggi, gli stessi gusti nell’abbigliamento e nei consumi alimentari. Non è possibile che nei luoghi istituzionali, mentre si discute di legalità o di rifiuti, si utilizzino gli stessi bicchieri e bottiglie di plastica presenti nel corso di una riunione di criminali.

I buoni propositi, nelle parole di un ogni uomo politico, suonano vuoti come quelli di chi, su facebook, condivide, con un virtuale e gratuito clic, “sono contrario alla fame nel mondo”.
Dirsi contrari a una ingiustizia, a parole, è una cosa, esserlo, nella pratica esperienziale, è un’altra: gli uomini politici, interessati al cambiamento, aprendosi a un nuova forma mentis, frequentino le attività promosse, orizzontalmente, dalla società civile e dall’associazionismo ecosolidale.

Gli uomini politici, se vogliono dare risposte al XXI, sappiano di essere, prima di ogni cosa, cittadini e consumatori che, con le loro scelte quotidiane e i loro stili di vita, sono già attori politici.

giovedì 3 dicembre 2009

SST: iniziativa "Dona un libro alla tua biblioteca"

DOMENICA 13 dicembre 2009, ore 10
E' il primo evento creato dall'Associazione per promuovere la Biblioteca

Nella biblioteca sarà allestito un albero di Natale fatto di rami e tronchi raccolti nel bosco. Tutti i Bambini sono invitati a venire in Biblioteca per portare un libro in dono e per completare l'albero. Essi, insieme ai CLOWN andranno per le strade del paese a raccogliere i libri che vorrete donare e per invitare anche gli adulti a festeggiare con noi.

PERCORSO
Raduno davanti alle scuole elementari,
andremo a via Roma,
gireremo in Via Telese vetere verso la Cappellina
poi lungo il Corso e in Piazza,
da lì verso la Chiesa
e ci fermeremo in biblioteca dove i bambini giocheranno con i clown e allestiranno l’albero di Natale con libri, pensieri e versi creati da loro.

Associazione "Amici della biblioteca di S.Salvatore Telesino"