lunedì 29 dicembre 2014

TERRITORIO AB-USATO


Mentre l’amministrazione comunale di San Salvatore Telesino dovrebbe far procedere l’iter di definizione del PUC, con l’obiettivo dichiarato, fra gli altri, di tutelare il territorio dalla speculazione edilizia e dalle devastazioni ambientali (linee guida del PUC), il Responsabile del procedimento in materia di Tutela Paesaggistica, nominato con delibera di Giunta Comunale n. 141 del 27/12/2013, recependo i pareri positivi della Commissione Locale per il Paesaggio (costituita con deliberazione del Consiglio Comunale n. 20 del 22/07/2013), e della Soprintendenza ai Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle province di Caserta e Benevento, ha dato il definitivo via libera a tre nuove costruzioni in località Acqua Fetente, a meno di 150 metri dal torrente Grassano, con impatto anche sul Parco, di cui due su aree già alienate dallo stesso Comune nel 2012 con le delibere comunali n. 18 del 30.04.2011 e n. 41 del 30.09.2011.


E il tutto in conseguenza diretta della assai discutibile variante al PRG vigente approvata con le delibere di Consiglio Comunale n. 14 dell’11.04.2011 e n. 27 del 12.08.2011.
Aspettiamo di sapere quanti posti di lavoro avremo in cambio del sacrificio di un altro pezzo di territorio che era stato destinato a verde pubblico, peraltro a ridosso del Rio Grassano, da cui il nome della edificanda struttura (Residence Rio Grassano), con impatto anche sul Parco di proprietà comunale.

Dobbiamo poi presumere che a breve inizieranno i lavori dei due fabbricati sulle aree vendute nel 2012 dal comune di San Salvatore Telesino per coprire gli ormai “famosi” buchi di bilancio.

Tutti i suddetti interventi approvati in località “acqua fetente” non rispettano i vincoli imposti dal PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), al quale lo strumento urbanistico comunale si dovrebbe obbligatoriamente adeguare, con particolare riferimento al corridoio ecologico che si estende da Monte Acero fino al Grassano comprendendo anche la Rocca e Monte Pugliano.

Intanto, anche l’ “area industriale” (diffusa) di San Salvatore, in attesa del “nuovo PUC”, si “arricchisce” di altri quattro nuovi capannoni (di cui uno in costruzione e altri tre recentemente autorizzati), mentre in località Selva di Sotto, come risulta nella richiesta di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale, pubblicato sul sito della Regione Campania, di cui all’avviso pubblicato sul sito del Comune, vedremo forse “spuntare” un “centro di raccolta per la messa in sicurezza, la demolizione, il recupero dei materiali e la rottamazione di veicoli a motore fuori uso”, cioè un impianto molto inquinante proposto dalla ditta individuale Autodemolizione Flash di Novellino Franco, anch’essa con sede legale in Napoli, e che già gestisce un analogo centro di rottamazione auto nel comune di San Giorgio a Cremano. Evidenziamo che, diversamente da quanto dichiarato nell’avviso, la documentazione di progetto non è disponibile sul sito della Regione (forse era il caso, prima di pubblicare l’avviso sull’Albo Pretorio on-line del comune di San Salvatore Telesino, di verificare la sussistenza e la completezza di quanto dichiarato nella richiesta).

Per questo progetto ci è stato riferito che è stato già inviato al competente ufficio della Regione Campania un parere negativo a firma del sindaco e dei responsabili dell’Ufficio Tecnico e del SUAP, ma questo parere, da solo, potrebbe non essere sufficiente a bloccare l’iter autorizzativo dell’intervento.

Si parla poi di una pista di go-kart sempre in località “Acqua fetente”, in adiacenza al Parco del Grassano, che avrebbe un impatto fortemente negativo sull’attrattiva di questa struttura. Anche questo progetto, secondo quanto dichiarato dagli uffici comunali competenti (SUAP e Area Tecnica), sarebbe stato per il momento bloccato.

Dobbiamo tuttavia ricordare che, secondo il vicesindaco Iacobelli, a dispetto di quanto stabilito dal Consiglio Comunale con le già citate linee di indirizzo, il prossimo PUC dovrà garantire “opportunità di sviluppo” e un “uso democratico del territorio”!

La nostra impressione è che ci siano delle pressioni per spingere le “cose” in questa direzione - e dunque verso l’abuso piuttosto che verso la tutela del territorio e del paesaggio - e che però, anche all’interno della stessa Amministrazione, ci siano idee diverse in proposito.

E’ forse questo che fa andare avanti “a strappi” la procedura per il nuovo strumento urbanistico, ormai avviato oltre 8 anni fa? Di fatto non è stato convocato nessun altro incontro con i cittadini / i tecnici / le associazioni per proseguire il prescritto confronto propedeutico alla redazione del PUC, necessario anche per correggere al più presto i punti critici del vigente PRG che, come stiamo vedendo, continua a produrre scempi territoriali di nessuna utilità generale.

Si riuscirà ad avere un piano condiviso entro la scadenza dei termini imposti dal Regolamento di Attuazione per il governo del territorio (Regolamento n. 5 del 4.08.2011 – articolo 1 – comma 3, come modificato con deliberazione della Giunta Regionale n. 605 del 20.12.2013) per l’adeguamento al PTCP?

Sono state recepite le osservazioni che chiedevano l’abbandono dell’impianto di PUC proposto dal prof. Ferrigni basato sull’autoregolamentazione e sui carichi urbanistici (di fatto il metodo “Telese”) a favore delle prescrizioni sugli indici di fabbricabilità e sulle distanze?

Esiste un’ipotesi di zonizzazione che recepisca anche le osservazioni, largamente condivise, sui vincoli indicati dal PTCP e riguardo al sostanziale blocco dell’edificazione di nuovi capannoni, al ridimensionamento e alla revisione della c.d. “Zona industriale” (in realtà “agricola a vocazione artigianale”) che, nel frattempo, continua anche ad essere oggetto di richieste di installazione di qualunque tipo di impianti?

Non si può pensare che a queste e ad altre domande si possa rispondere utilmente solo negli ultimi giorni della procedura se non per tirar fuori l’abusata e strumentale risposta: “è ormai troppo tardi”!
Come abbiamo più volte e chiaramente affermato, se davvero si vuole tutelare con atti concreti il nostro territorio, è necessario e urgente bloccare subito ogni ulteriore consumo di suolo, per nuovi edifici residenziali o per attività produttive, per favorire invece il recupero, il riutilizzo o il completamento degli edifici già costruiti e inutilizzati e di quelli già in costruzione.



venerdì 5 dicembre 2014

Incendio San Lorenzello: lettera ai sindaci

Al sindaco Antimo Lavorgna di San Lorenzello

e p.c. ai Sindaci:

Pasquale Carofano (Telese Terme)
Alessandro Di Santo (Castelvenere)
Nino Lombardi (Faicchio)
Floriano Panza (Guardia Sanframondi)
Fabio Romano (S.Salvatore Telesino)
Pasquale Santagata (Cerreto Sannita)


Oggetto: Incendio capannone dell’azienda Lavorgna s.r.l.
Spettabile Sindaco Lavorgna,
nella notte fra venerdì 28 e sabato 29 novembre, nel comune di S. Lorenzello, da Lei amministrato, si è verificato l’incendio di un capannone dell’azienda di raccolta, trasporto e selezione di rifiuti denominata Lavorgna s.r.l.
Tale incendio, che ha impegnato per diverse ore i vigili del fuoco, ha liberato fumi per più di 14 ore ricoprendo di una coltre nera parte del territorio dei comuni di Faicchio, San Lorenzello, Cerreto Sannita, Guardia Sanframondi, Castelvenere, San Salvatore Telesino e Telese Terme.
Risulta dalla stampa locale che Lei e la sua amministrazione abbiate, a ridosso dell’incidente, monitorato i malesseri dei suoi concittadini ed operato per prevenire le loro preoccupazioni.
D’altra parte, a stretto giro, vi siete affrettati a mostrare solidarietà all’azienda Lavorgna a partire da “Esprimo […] la massima solidarietà all’azienda Lavorgna per il grave danno subìto [...] Ai titolari la vicinanza affinché rafforzino questo momento di disagio la loro forte bontà che ha fatto crescere questa azienda facendola diventare leader nel settore”), fino ad un molto audace “L’impianto aveva tutti i requisiti previste dalle norme sanitarie e di sicurezza sul lavoro. Di tutto ciò ne siamo a perfetta conoscenza e proprio per questo siamo particolarmente addolorati per l’incidente accaduto”.
In quanto cittadini di questo territorio, impattati dall’incidente, non ci sentiamo affatto rassicurati da chi come Lei sembra si sia limitato a monitorare il disagio momentaneo ed a portare solidarietà ad una azienda che ha visto materializzarsi uno dei rischi più severi che potesse capitare ad una impresa di trattamento rifiuti senza che lo avesse presidiato in maniera efficace (come può una scintilla ad una lampada di emergenza far innescare un incendio che dura più di 14 ore in una azienda che  tratta rifiuti di ogni genere e che fattura milioni coi soldi dei nostri comuni?).
D’altra parte i danni legati all’incendio di rifiuti, notoriamente e purtroppo, non si limitano ai malesseri del momento ma impattano la salute delle persone (in questo caso migliaia e non solo del suo Comune) immettendo nell’aria prima e sul suolo e l’acqua poi una carica cancerogena potenzialmente molto alta (e comunque in dipendenza dei rifiuti incendiati) con il rischio di compromettere anche le produzioni agro-alimentari di cui disponiamo e di cui tanto ci vantiamo.
A queste considerazioni dobbiamo purtroppo aggiungere il rammarico per l’assenza totale, a distanza di una settimana, di qualunque dichiarazione o impegno a garanzia della nostra salute e del nostro ambiente da parte dei suoi colleghi degli altri comuni sopra elencati, nonostante la potenziale gravità dell’incidente che ne ha coinvolto il territorio.
Pertanto, vista la sostanziale assenza di impegni presi pubblicamente in merito, poniamo le seguenti domande a Lei ed ai sindaci suoi colleghi di Faicchio, Cerreto Sannita, Guardia Sanframondi, Castelvenere, San Salvatore Telesino, Telese Terme, in quanto tutori della salute dei cittadini dei rispettivi comuni:
  • Prevedete di reperire e di pubblicare o di mettere comunque a disposizione dei cittadini una lista dei rifiuti che si sono incendiati nel rogo, con le rispettive quantità presenti al momento dell’incidente, così come eventualmente predisposta dagli enti preposti (VV.FF. ? ARPAC ? ASL ?)?
  • Prevedete di sollecitare e rendere pubblica una lista delle sostanze che si sono potute liberare in seguito all’incendio ?
  • Farete predisporre dei controlli a campione sul territorio (suolo, piante, falde) impattato dai fumi e dalle polveri alla ricerca di tali sostanze ?
  • Quale sarà la posizione delle amministrazioni dei suddetti comuni nei confronti della ditta Lavorgna srl (o di chi ha dichiarato a norma il sistema antincendio del locale incendiato)  ?
  • Quale sarà la posizione nei confronti della ditta Lavorgna da parte degli stessi comuni in qualità, per la maggior parte, di suoi clienti, qualunque sia l’esito legale della vicenda ?
  • In futuro predisporrete delle soluzioni contrattuali che ne prevedono l’immediata rescissione in caso di incidenti simili ?
In attesa di un riscontro pubblico certo, vista la forte preoccupazione della popolazione dei comuni da voi amministrati per questa vicenda, porgiamo i nostri saluti.
Cittadini in Movimento - San Salvatore Telesino

giovedì 4 dicembre 2014

Incendio San Lorenzello: lettera ai sindaci


 
                                                                                  Al sindaco Antimo Lavorgna di San Lorenzello

e p.c. ai Sindaci:

Pasquale Carofano (Telese Terme)
Alessandro Di Santo (Castelvenere)
Nino Lombardi (Faicchio)
Floriano Panza (Guardia Sanframondi)
Fabio Romano (S.Salvatore Telesino)
Pasquale Santagata (Cerreto Sannita)
 

 

Oggetto: Incendio capannone dell’azienda Lavorgna s.r.l.
 
Spettabile Sindaco Lavorgna,
nella notte fra venerdì 28 e sabato 29 novembre, nel comune di S. Lorenzello, da Lei amministrato, si è verificato l’incendio di un capannone dell’azienda di raccolta, trasporto e selezione di rifiuti denominata Lavorgna s.r.l.
Tale incendio, che ha impegnato per diverse ore i vigili del fuoco, ha liberato fumi per più di 14 ore ricoprendo di una coltre nera parte del territorio dei comuni di Faicchio, San Lorenzello, Cerreto Sannita, Guardia Sanframondi, Castelvenere, San Salvatore Telesino e Telese Terme.
Risulta dalla stampa locale che Lei e la sua amministrazione abbiate, a ridosso dell’incidente, monitorato i malesseri dei suoi concittadini ed operato per prevenire le loro preoccupazioni.
D’altra parte, a stretto giro, vi siete affrettati a mostrare solidarietà all’azienda Lavorgna a partire da “Esprimo […] la massima solidarietà all’azienda Lavorgna per il grave danno subìto [...] Ai titolari la vicinanza affinché rafforzino questo momento di disagio la loro forte bontà che ha fatto crescere questa azienda facendola diventare leader nel settore”), fino ad un molto audace “L’impianto aveva tutti i requisiti previste dalle norme sanitarie e di sicurezza sul lavoro. Di tutto ciò ne siamo a perfetta conoscenza e proprio per questo siamo particolarmente addolorati per l’incidente accaduto”.
In quanto cittadini di questo territorio ed impattati dall’incidente, non ci sentiamo affatto rassicurati da chi come Lei sembra si sia limitato a monitorare il disagio momentaneo ed a portare solidarietà ad una azienda che ha visto materializzarsi uno dei rischi più severi che potesse capitare ad una impresa di trattamento rifiuti senza che lo avesse presidiato in maniera efficace (come può una scintilla ad una lampada di emergenza far innescare un incendio che dura più di 14 ore in una azienda che  tratta rifiuti di ogni genere e che fattura milioni coi soldi dei nostri comuni?).
D’altra parte i danni legati all’incendio di rifiuti, notoriamente e purtroppo, non si limitano ai malesseri del momento ma impattano la salute delle persone (in questo caso migliaia e non solo del suo Comune) immettendo nell’aria prima e sul suolo e l’acqua poi una carica cancerogena potenzialmente molto alta (e comunque in dipendenza dei rifiuti incendiati) con il rischio di compromettere anche le produzioni agro-alimentari di cui disponiamo e di cui tanto ci vantiamo.
A queste considerazioni dobbiamo purtroppo aggiungere il rammarico per l’assenza totale, a distanza di una settimana, di qualunque dichiarazione o impegno a garanzia della nostra salute e del nostro ambiente da parte dei suoi colleghi degli altri comuni sopra elencati, nonostante la potenziale gravità dell’incidente che ne ha coinvolto il territorio.
Pertanto, vista la sostanziale assenza di impegni presi pubblicamente in merito, poniamo le seguenti domande a Lei ed ai sindaci suoi colleghi di Faicchio, Cerreto Sannita, Guardia Sanframondi, Castelvenere, San Salvatore Telesino, Telese Terme, in quanto tutori della salute dei cittadini dei rispettivi comuni:
  • Prevedete di reperire e di pubblicare o di mettere comunque a disposizione dei cittadini una lista dei rifiuti che si sono incendiati nel rogo, con le rispettive quantità presenti al momento dell’incidente, così come eventualmente predisposta dagli enti preposti (VV.FF. ? ARPAC ? ASL ?)?
  • Prevedete di sollecitare e rendere pubblica una lista delle sostanze che si sono potute liberare in seguito all’incendio ?
  • Farete predisporre dei controlli a campione sul territorio (suolo, piante, falde) impattato dai fumi e dalle polveri alla ricerca di tali sostanze ?
  • Quale sarà la posizione delle amministrazioni dei suddetti comuni nei confronti della ditta Lavorgna srl (o di chi ha dichiarato a norma il sistema antincendio del locale incendiato)  ?
  • Quale sarà la posizione nei confronti della ditta Lavorgna da parte degli stessi comuni in qualità, per la maggior parte, di suoi clienti, qualunque sia l’esito legale della vicenda ?
  • In futuro predisporrete delle soluzioni contrattuali che ne prevedono l’immediata rescissione in caso di incidenti simili ?
In attesa di un riscontro pubblico certo, vista la forte preoccupazione della popolazione dei comuni da voi amministrati per questa vicenda, porgiamo i nostri saluti.
 
Cittadini in Movimento - San Salvatore Telesino

giovedì 23 ottobre 2014

Aggiornamento sull’iter di redazione del PIANO URBANISTICO COMUNALE di San Salvatore Telesino.



Nella serata del 7 ottobre scorso, nella sala del consiglio del comune, si è svolto un incontro fra i tecnici di San Salvatore Telesino e l’Amministrazione, presente anche il progettista del piano, ing. Ferrigni.
L’incontro è stato introdotto dal Sindaco Romano, che ha ricordato che la bozza delle norme di attuazione del nuovo PUC era stata inoltrata tempo addietro ai tecnici perché potessero proporre le loro eventuali osservazioni, senza riceverne alcuna (dimenticando, però, l’intervento della consulta ambientale pubblicato su vivitelese).
Il sindaco ha comunque affermato che l’amministrazione è aperta ad ogni suggerimento e contributo, e che punta a uno “sviluppo armonico” del territorio, senza lasciar spazio a palazzoni e speculazioni edilizie (“abbiamo dato direttive precise in tal senso al redattore del piano”).
A suo giudizio, il nostro paese non è stato ancora “invaso” dal cemento, e sarebbe intendimento di quest’amministrazione che così continui ad essere, correggendo anzi qualche errore del passato (riferimento all’area industriale diffusa, anzi dispersa, senza alcuna regola sul nostro territorio? Oppure a qualche palazzone che si sta arrampicando sulla Rocca?).
Peccato che poi l’intervento dell’ing. Ferrigni, confermando quanto abbiamo potuto leggere nelle Norme di Attuazione da lui proposte, al di là delle frasi di circostanza, abbia sostanzialmente smentito le parole del sindaco, ribadendo con chiarezza che il modello al quale si è ispirato è quello della vicina Telese, alla quale lui ha “regalato” (si fa per dire) il piano regolatore generale che, dagli anni ‘90 ad oggi, ha consentito di edificare a dismisura un numero spropositato e sproporzionato di “palazzoni”, con appartamenti e negozi certamente “tipici” (della speculazione edilizia), peraltro quasi sempre di pessima qualità, e che oggi nessuno vuole o può più acquistare o affittare.
E peccato che, successivamente,nel corso dello stesso incontro, anche il vicesindaco Iacobelli sia intervenuto a sostegno del progettista per “mettere sul tavolo” la sua esperienza professionale con il piano regolatore di Telese, e per evidenziarne gli effetti, a suo giudizio positivi, sull’economia. 
D’altra pare, l’ing. Ferrigni aveva affermato chiaramente che ha seguito gli indirizzi forniti dall’amministrazione e, in particolare, ha “enunciato” due principi:
1) “mentre gli interventi sui piccoli lotti saranno liberalizzati al massimo, quelli che superano una certa soglia dovranno essere attentamente controllati”;
2) “le aree necessarie per la realizzazione di strutture pubbliche dovranno essere cedute al comune senza oneri per l’amministrazione, sfruttando il meccanismo della perequazione e con il riconoscimento di adeguati “premi” ai costruttori.
Noi, però, non abbiamo trovato traccia del primo “principio” negli indirizzi programmatici ufficiali che gli sono stati forniti (delibera di Consiglio Comunale n. 53 del 3 dicembre 2010), e anche sul secondo abbiamo le nostre perplessità, peraltro condivise dalla stessa Amministrazione, come emerso nel successivo incontro del 17 ottobre.
In generale il contrasto fra gli indirizzi programmatici di cui alla delibera sopra citata e le Norme di Attuazione proposte dal’ing. Ferrigni è eclatante, così come lo è il mancato recepimento delle disposizioni che il Piano Territoriale di Coordinamento della provincia di Benevento fornisce, in particolare per il territorio della Valle Telesina.
Lo stesso ing. Ferrigni aveva comunque aggiunto (bontà sua) che dovranno essere tutelate le risorse del territorio (Telesia, il sistema collinare e corridoio ecologico di Monte Acero, Rocca Pugliano – Grassano), ma non nel senso che sarà vietato ogni intervento, bensì con l’obiettivo di favorire la realizzazione di B&B, bar, ristoranti, …
E’ ancora importante ricordare che l’ing. Ferrigni ha riferito che il (suo) piano non prevede aree per l’edilizia economica e popolare (che sarebbero obbligatorie in una certa percentuale), e che piuttosto saranno concessi premi in volumetria alle cooperative e imprese che realizzeranno interventi di “edilizia sociale”.
Si è anche accennato al “fabbisogno” di edilizia abitativa che sarà indicato e regolamentato nel piano. A tale proposito, l’ing. Ferrigni ha parlato di un calcolo complesso (?!), che si è impegnato a divulgare al più presto, basato sulla normativa nazionale e regionale, sul PTCP e su “calcoli” tipici della tecnica urbanistica (derivati, fra l’altro, dall’andamento demografico). Ha riferito che lui fornirà indicazione di un minimo e di un massimo di tale “fabbisogno” (qualcuno ha “azzardato” 300 – 500 uu.ii.), ma ha detto che comunque si tratta di limiti non vincolanti (e in effetti le sue N.A. non prevedono alcun argine al cemento!).
Se non abbiamo capito bene qualcosa, l’ing. Ferrigni potrà ovviamente intervenire per smentirci o chiarire il suo pensiero.
Intanto cerchiamo di entrare un po’ più nel dettaglio delle (sue) Norme di Attuazione, impostate sul concetto di “carico urbanistico” con limiti di edificazione basati sull’“unità immobiliare” (di grandezza indefinita: massimo 200 mq per le abitazioni, ...), e che prevedono la possibilità di realizzare 2 U.I. praticamente su ogni lotto, indipendentemente dalla sua estensione, più la sopraelevazione, sempre di 2 U.I., di ogni edificio esistente, e così via cementificando.
Nelle zone di “espansione edilizia” sono inoltre previsti carichi urbanistici a nostro avviso insostenibili (fino a 35 U.I. per ettaro, cioè fino a 25.000 mc/ha o al 70% della superficie del lotto !!!), oltre la conservazione o il raddoppio, in qualche caso, di quelle preesistenti, più l’incremento virtuale della superficie fondiaria da considerare per il calcolo del carico urbanistico!), una serie di premi, compensazioni, deroghe, … che rendono in realtà  impossibile da stimare il carico urbanistico effettivo che queste Norme di Attuazione rischiano di “scaricare” sul territorio di San Salvatore Telesino, con conseguenze inaccettabili sul paesaggio e sulla vivibilità e quindi sull’attrattiva turistica del nostro territorio, ma anche sul valore degli immobili già esistenti, sulla capacità di produzione agricola del nostro territorio, sulla sicurezza degli edifici e sull’assetto idrogeologico, …
Qualcuno ha opportunamente anche fatto presente che capacità edificatorie così “spinte” assegnate ai terreni, ne fanno lievitare sicuramente il valore (teorico), avendo come conseguenza immediata un’imposizione fiscale che potrebbe costringere molti a svendere (magari a costruttori con grande liquidità da investire).
Al momento non esiste (dicono) un disegno di piano, quindi non si conosce l’estensione e la posizione delle varie zone (l’ing. Ferrigni, all’inizio del suo intervento, aveva infatti detto di voler condividere (?) le regole prima di “disegnare” il piano - sarà vero?), e dunque è anche impossibile prevederne il reale impatto sul territorio. Tuttavia, anche con un’interpretazione minimale, abbiamo già stimato una “ricaduta” potenziale di diversi milioni di metri cubi di cemento.
Per inciso ricordiamo anche che tempo addietro (settembre 2013), il sindaco si era impegnato con la consulta ambientale a fornire degli aggiornamenti sulle questioni relative alle cave presenti sul territorio: al momento non ha ancora dato seguito a tale impegno,ma ora, nelle norme di attuazione (articolo 40), leggiamo invece che sono previste “zone per industrie estrattive”, previa “concessione” (?!) “subordinata alla stipula di una convenzione”: data la delicatezza della materia, crediamo sia necessario qualche chiarimento in proposito!

Alcuni di noi erano presenti all’incontro del 7 ottobre in qualità di tecnici, ma comunque in rappresentanza di Cittadini in Movimento, e coerentemente con le opinioni già più volte espresse e le richieste fatte in passato alle ultime tre amministrazioni, abbiamo espresso tutto il nostro disaccordo, sia rispetto al metodo che rispetto al contenuto della bozza in discussione. E in particolare abbiamo cercato di evidenziare l’assoluta inconciliabilità fra gli indirizzi programmatici (ufficiali), e le parole del sindaco, con la proposta dell’ing. Ferrigni. A nostro avviso il “principio regolatore” indicato dal progettista del piano, ovvero l’“autoregolazione” (che sarebbe meglio chiamare deregolamentazione) ha già fatto troppi danni a Telese, e non può e non deve essere esteso a San Salvatore, nemmeno con i “correttivi” che lo stesso Ferrigni ha riferito essere necessari.
Abbiamo insistito nel ricordare che anche a San Salvatore esistono decine di appartamenti nuovi già finiti che nessuno acquista o affitta, e altre decine in costruzione, per non parlare delle fabbriche abbandonate.
Misure per “valorizzare” il centro storico (ne abbiamo ancora uno?), discussioni su altezze e distanze fra i fabbricati e dai confini, “visuale libera”, parcheggi pubblici da cedere o “monetizzare” e altri tecnicismi urbanistici sono stati alcuni degli altri aspetti tecnico-giuridici delle norme proposte che sono stati oggetto di discussione con l’ing. Ferrigni che, su alcuni dettagli, si è impegnato ad approfondire le questioni sollevate e a proporre delle modifiche all’amministrazione, ammettendo comunque già in quella sede alcune “non conformità” con le disposizioni del vigente Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.).
Da parte nostra, come abbiamo sostenuto anche recentemente nell’ambito dei lavori della consulta ambientale (peraltro non ancora convocata per il richiesto confronto), abbiamo insistito nel sostenere che il PUC dovrebbe consentire solo “interventi di trasformazione compatibili con le esigenze di salvaguardia delle risorse naturali, paesaggistico-ambientali, agro-silvo-pastorali e storico-culturali del nostro territorio, regolamentando in modo sostenibile le trasformazioni fisiche e funzionali ammissibili nelle singole zone del territorio comunale” ..., rispettando le norme di riferimento nazionali e regionali e il PTCP (si veda per esempio l’articolo 94 delle relative N.A.) vigenti, e limitando l’ulteriore consumo di suolo e in particolare l’utilizzo di aree agricole ad alta produttività per abitazioni inutili e insediamenti “industriali e artigianali”, fatti salvi gli interventi realizzati dai coltivatori fino al completo utilizzo delle strutture già esistenti.
Dopo circa 4 ore di discussione l’incontro è stato chiuso con l’impegno dell’amministrazione a proseguire il confronto.
Ovviamente avevamo confermato la nostra disponibilità, auspicando però che nel frattempo vi fosse, da parte del sindaco e dei consiglieri di maggioranza, una profonda riflessione, dopo un’attenta rilettura del documento presentato dall’ing. Ferrigni, cercando di immaginarne tutte le conseguenze, e che quindi, con una diversa consapevolezza, si potesse lavorare ad un totale ripensamento, con l’avvio di un vero e trasparente confronto con i cittadini.
Un nuovo incontro con i tecnici è stato poi effettivamente convocato per il 17 ottobre, e in tale occasione il sindaco e il vicesindaco hanno recepito alcune delle osservazioni e proposte emerse nel dibattito, come la necessità di eliminare, o almeno chiarire e circoscrivere, alcune “deroghe” contenute nelle N.A., e da noi evidenziate, rispetto a disposizioni legislative e/o la pianificazione di livello superiore  - piano territoriale regionale e piano territoriale di coordinamento provinciale – di cui per conto nostro abbiamo chiesto il pieno rispetto, sia per impedire con misure concrete la devastazione del territorio ad opera della speculazione edilizia sia per evitare di ricevere poi dei rilievi che comporterebbero ancora altri ritardi nell’approvazione definitiva del PUC.
D’altra parte, tutti i presenti sono stati sostanzialmente concordi nel ritenere necessarie delle limitazioni rispetto alla concessione di maggiore flessibilità nell’applicazione delle norme urbanistiche di carattere generale, circoscrivendo la tipologia dei “piccoli interventi” per i quali tali deroghe siano applicabili (case unifamiliari, singole unità immobiliari e relative pertinenze), in modo da favorire soprattutto il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio già costruito. Si è convenuto anche sull’opportunità di eliminare il concetto di carico urbanistico riferito all’unità immobiliare proposto dall’ing. Ferrigni, per tornare agli indici di fabbricabilità che meglio consentono di controllarlo e indirizzarlo.
Inoltre è stata condivisa la necessità di circoscrivere e possibilmente restringere la zona agricola a vocazione artigianale (c.d. "zona industriale"), individuando anche degli strumenti amministrativi che obblighino al riuso dei capannoni dismessi/abbandonati prima di consentire la realizzazione di ulteriori volumetrie con tale destinazione d’uso, anche con incentivi fiscali e premialità per le attività che intendessero spostarsi dall'esterno del perimetro della zona industriale all'interno della stessa.
L’incontro del 17 ottobre fra i tecnici e l’amministrazione, quindi, pur con qualche “scontro” dialettico troppo energico, è stato positivo, costituendo un passo avanti verso una maggiore condivisione di uno strumento di gestione e governo, ma anche di “controllo” del territorio, che è fondamentale e avrà un impatto determinante per il futuro del nostro paese, da qui ai prossimi 20-30 anni.
Sempre nel corso dello stesso ultimo incontro del 17 ottobre è stato oggetto di riflessione un concetto espresso dall’ing. Ferrigni, e cioè che l’insieme di condizioni, vincoli, procedure, prescrizioni e meccanismi delle norme di attuazione, è volto a conseguire un sistema di “auto-regolazione”che dovrebbe essere applicato in blocco, e che ogni modifica di singole norme all’interno del blocco ne comprometterebbe l’efficacia complessiva.
Per quanto ci riguarda, questo non può essere certo un ostacolo, e riteniamo che non debba essere esclusa la possibilità di ripensare completamente l’impostazione progettuale del Piano; anzi, proprio questo è il nostro obiettivo, e a tal fine, è fondamentale che nei prossimi incontri, che l’amministrazione si è impegnata a convocare a breve, sia coinvolto anche l’ufficio tecnico comunale, affinché possa contribuire con la sua esperienza specifica e la conoscenza del territorio, ad approfondire ulteriormente tutti gli aspetti del piano, evidenziando ulteriori criticità rispetto a quelle già segnalate dai tecnici fino ad ora intervenuti,  fornendo il proprio parere in merito, e, a valle di tutto il processo di confronto e condivisione, possa predisporre opportunamente un documento da inviare all’ing. Ferrigni con le richieste di modifica che saranno state decise.
Insistiamo, inoltre, per il coinvolgimento di altre categorie di cittadini (commercianti, agricoltori, associazioni, …) e soprattutto dei cittadini più giovani, degli studenti e dei loro insegnanti, con interventi opportunamente coordinati nelle scuole. D’altra parte siamo convinti che i cittadini stessi si debbano attivare in prima persona per essere coinvolti nella pianificazione del proprio territorio.  Le idee, le aspettative, i bisogni e i sogni dei nostri bambini e ragazzi sono un contributo irrinunciabile per individuare le scelte più giuste da fare.

sabato 4 ottobre 2014

Il Telesi@ e la Città (Telesina) invisibile

La mancanza di strutture adeguate per il liceo di Telese è nota, e periodicamente denunciata da più parti, anche se, a dire il vero, si è sempre avuta l’impressione che si trattasse più di speculazioni politiche che di disinteressati appelli. D’altra parte, chi ha responsabilità amministrative in merito non è riuscito, ancora, ad andare al di là delle dichiarazioni e degli impegni, mai fino ad ora concretizzati, inclusa la proposta di realizzare un nuovo corpo di fabbrica nei pressi della stazione ferroviaria di Telese Terme.
  Questa proposta, che sembrava essere stata opportunamente archiviata a inizi settembre, era poi tornata come possibilità futura nella programmazione della provincia, con tanto di comunicato sul sito della scuola e su quello del comune di Telese Terme. Ma solo qualche giorno prima, la stessa provincia aveva emanato un bando per reperire locali di privati per trovare una sistemazione provvisoria per l’istituto, visto il paventato sfratto di una parte dei locali (che francamente ci sembra poco credibile e comunque non da prevedere in tempi brevi, in quanto la cosa si configurerebbe come interruzione di pubblico servizio). Quando si finirà di giocare sulla pelle dei ragazzi e dei lavoratori della scuola e si smetterà con i proclami continui e contraddittori su questa vicenda? Sembra di essere tornati indietro ai tempi della vergognosa operazione ex-mulino Capasso!
L'allora Presidente della Provincia Nardone giustificava la sua discutibile operazione come male necessario, visto che i finanziamenti per la costruzione di un polo scolastico in valle Telesina erano stati fatti decadere dall'opposizione dei vari sindaci, che volevano tutti la costruzione del polo nel proprio territorio.
  All'epoca della giusta opposizione al trasferimento nel vecchio mulino, però, le offerte di strutture per alcune classi, fatte da comuni confinanti, furono fortemente osteggiate dagli amministratori di Telese e da una parte dei genitori e insegnanti, nella convinzione che solo l’ubicazione a Telese avrebbe permesso la crescita della scuola. Come se l’attrazione fosse data dall’ubicazione, e non dalla qualità dell’istruzione! Come se una succursale significasse la perdita tout court del liceo per Telese... Il comune di Telese, all’epoca, ovviò reperendo un altro stabile, cambiandone la destinazione d’uso, e sempre promettendo la costruzione ex novo di un polo (a volte con soluzioni incredibili come la costruzione di un edificio scolastico nei pressi delle Terme, in base a finanziamenti che tuttavia non hanno ancora trovato alcun riscontro e concretezza in atti amministrativi provinciali o regionali). Allora, però, non esisteva la Città Telesina!
  I comuni tiravano acqua al proprio "mulino", ma ora che l’ “unione” esiste, non dovrebbero lavorare tutti nell'interesse della “città comune“? Cosa c'è di scandaloso nel pensare a soluzioni condivise, praticabili e proficue per comuni (e con Comunità) che si sono consorziati per razionalizzare i servizi, con risparmi e benefici per tutti? Fa piacere notare che si riconosca l'importanza di una scuola per la crescita culturale ed economica di un territorio. Ma perché, allora, non si è mai sentita una voce contro le politiche di tagli alla scuola nel coro generale di critiche alle politiche di austerità che soffocano la crescita ed il welfare?
  La cosiddetta razionalizzazione degli istituti scolastici ha portato alla creazione di mega istituti, con perdita di dirigenze e personale, e alla conseguente guerra tra le varie scuole per accaparrarsi quanti più studenti possibili. Telese, ha da sempre goduto dei privilegi della sua centralità, ma non ha spazi, ed è già una delle zone più cementificate della regione. Per conservare questo privilegio, ha costretto studenti e personale della scuola ad adattarsi a condizioni sempre più disagevoli, ormai ai limiti della sopportazione. Il comune ha sempre promesso altre strutture e altre costruzioni, chiedendo di pazientare per i disagi, in nome del diritto ad avere il liceo nei suoi confini, gridando allo scandalo ogniqualvolta si presentava il pericolo di uno spostamento di qualche classe in comuni vicini. Le promesse e le rassicurazioni dei nostri amministratori locali al momento non si sono ancora concretizzate, ma intanto si è lasciata peggiorare la situazione e la si farà peggiorare ancora di più, in nome di non si sa quali prerogative. La costruzione di una struttura nei pressi della sede di Viale Minieri, nell’unico parcheggio nei pressi della stazione, si continua a promettere di realizzarla nel futuro, mentre si cercano per l’immediato strutture private, costose e inadeguate, come lo sarebbe, del resto, la stessa improbabile struttura proposta per l’ampliamento, promessa forse solo per non scoraggiare gli attuali e futuri iscritti. Risulta difficile comprendere le contrastanti dichiarazioni del commissario Cimitile. Ricordiamo: Prima annuncia di aver chiesto ai vari comuni le disponibilità; dopo le proteste di Telese, si corregge dicendo che è naturale che il liceo non si sposterà da Telese e promette di finanziare la struttura proposta dal comune; la struttura sembra archiviata e così emana un bando per affittare uno stabile nel territorio del comune di Telese, poi approva ancora l’ampliamento.

Come è possibile dire una cosa e il suo contrario da parte di un commissario della Provincia che dovrebbe governare un territorio valorizzandone le potenzialità, senza favoritismi, evitando sprechi e razionalizzando le spese? Le sue dichiarazioni sembrano invece dettate dalla preoccupazione di non urtare gli interessi di Telese, aiutato in ciò dal silenzio dei sindaci degli altri comuni. Cosa ci sarebbe di scandaloso nel prevedere dei “poli” distribuiti in tutto il territorio della Città telesina, se ce ne fosse la reale possibilità, razionalizzando i trasporti, se necessario, per rendere accessibili tutti i comuni? Telese perderebbe l'indotto? E gli altri comuni non ne avrebbero diritto, allora? Non avrebbero diritto ad avere la stessa opportunità di crescita culturale ed economica? Che senso ha la "Città telesina" se poi tutto resta come prima, campanilismi compresi?

Dopo tanti discorsi sull'unione dei comuni, ancora non si progetta insieme (con tutti i tavoli di concertazione sprecati …) per la rinascita di tutto il territorio, ma si punta solo a difendere “ l'indotto“ per uno solo di loro, sprecandone di fatto i vantaggi. Il silenzio degli altri sindaci rispetto alle contrastanti dichiarazioni di Cimitile meraviglia non poco, soprattutto se fossero invece in grado di offrire stabili comunali senza oneri per le casse dello Stato. Sono tutti soggiogati dal ruolo predominante di Telese nella Città Telesina? Il Telesi@ è patrimonio di tutta la Valle Telesina e non privilegio di un solo comune. La scuola pubblica è patrimonio di tutti, perché offre a tutti cultura e possibilità di crescita, anche a 1 o 3 km da Telese. Non crediamo che si possa realmente pensare a nuove costruzioni, ad altri cambiamenti di destinazione d' uso, o alla ricerca di un altro stabile da affittare, senza prima censire le strutture eventualmente disponibili negli altri comuni della Città telesina. Non si risparmierebbe sia in termini economici che ambientali? Cimitile non ha l’obbligo di trovare le soluzioni più sostenibili anche a livello economico? I soldi che promette sono pubblici e ci auguriamo sappia che dovrà renderne conto ai cittadini di tutta la Valle Telesina, non solo ai suoi sostenitori di Telese. Forse, visto che il suo mandato sta per scadere, il Commissario Cimitile pensa di non dover più rispondere del suo operato e si concede il lusso di improvvisazioni che hanno l’unico “merito” di permettere agli amministratori di Telese di poter continuare a tranquillizzare alunni, professori e dirigenti scolastici del Telesi@ senza che ci sia però la percezione della convinta e libera ricerca, da parte loro, di una soluzione razionale, anche nell’ambito della Città Telesina, che possa consentire nell’immediato di alleggerirne gli attuali innegabili disagi. Il Telesi@ è sovraffollato, e questo pone problemi per la sicurezza ed il benessere degli studenti e del personale che vi opera.
I cittadini, allora, invece di aspettare passivamente le decisioni e le azioni di amministratori che, purtroppo, sembrano ancora troppo chiusi in dannosi campanilismi, e interessati soprattutto a mantenere le loro posizioni invece di curare esclusivamente gli interessi delle comunità che rappresentano, è ora che inizino a chiedere conto degli atti e delle omissioni che giorno per giorno si concretizzano negli uffici comunali.

martedì 25 marzo 2014

Eolico in Campania: invasione del Matese sannita dopo Fortore ed Irpinia

Il 28 gennaio scorso la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la Legge Regionale n.11 del 1 luglio 2011 – “Disposizioni urgenti in materia di impianti eolici” (nota come “legge Colasanto”), che artificiosamente e demagogicamente cercava di porre vincoli che non competevano alla Regione in materia di eolico, tanto e’ vero che era stata abrogata dalla stessa Regione con la LR n.1 del 27 gennaio 2012.
Con la “legge Colasanto” si è, però, in pratica esaurita ogni “attività” regionale di regolamentazione del territorio campano in materia di installazione di impianti eolici e, cosi’, dal finto “prendere tempo” si e’ passati al vero “perdere tempo”.
Di questa inerzia si sono avvantaggiate, infatti, le compagnie dell’eolico che, al giugno del 2013 per la sola provincia di Benevento, risultavano in attesa di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) con 34 nuovi progetti (ben 500 pale per 1200 MW) e 39 progetti per la  provincia di Avellino (altre 500 pale per altri 1200 MW) da aggiungere alle torri eoliche che secondo i dati dell’ANEV (Associaz. Naz.le Energia dal Vento) ammontavano già a 966 in Campania (quasi tutte installate nelle province di Benevento ed Avellino) nel 2012.
Limitandosi al solo versante sannita del Matese – per il quale sono in attesa di VIA 240 MW di impianti eolici, per circa 100 torri ! – nel frattempo, è stata autorizzata in sede di Conferenza dei Servizi (C.d.S.), quindi in via definitiva, l’installazione di un impianto da ben 19 torri eoliche da 3 MW (alte 160m, con scavi di 30 metri, sbancamenti per strade di collegamento e di servizio per i cantieri, compromissione delle falde), tutto interno ad un sito riconosciuto di importanza comunitaria (SIC-Pendici Meridionali del M.Mutria, habitat da salvaguardare) nel territorio di Morcone-Montagna Fasana.

Ad esso va aggiunto il progetto, approvato in via definitiva, di un impianto di 17 pale da realizzarsi a S.Lupo, a poca distanza da Morcone.
Per il 23 aprile prossimo e’, invece, prevista la  Conferenza dei Servizi per un nuovo progetto di impianto eolico, da realizzarsi sempre nel territorio di Morcone (località Colle Alto) a 200 m dal regio tratturo (per la cui fruizione turistica sono stati stanziati anche dei fondi europei), a meno di 1Km dal SIC e dal sito archeologico di Altilia (Sepino).
E’ notizia del 10 marzo (BURC n.17) dell’annuncio di una nuova Conferenza dei Servizi relativa alle opere connesse alla realizzazione di 2 impianti da installarsi a S.Giorgio La Molara e Montefalcone.
Sempre dal 10 marzo è possibile visionare presso i Comuni di Pontelandolfo e Morcone un nuovo progetto di eolico che interessa i 2 comuni e per cui si è avviato il procedimento di autorizzazione.
Questa successione temporale di impianti così fitta (si tratta peraltro di un elenco “per difetto”, non disponendo di strumenti che permettano di mappare tutti gli impianti presenti nelle varie fasi delle procedure) testimonia inequivocabilmente l’identificazione del Matese sannita (dopo Fortore ed Irpinia) come il nuovo territorio-bersaglio delle multinazionali del vento che intendono speculare, con estrema rapidita’, sulle nostre aree compromettendone definitivamente la qualita’ della vita, le attivita’ legate alla ruralita’, la naturalita’, e la storia dei luoghi in questione (albergazione diffusa, allevamenti, agriturismi, vendita di prodotti agricoli locali, trekking, turismo archeologico e paesaggistico, la semplice fruizione da parte della popolazione locale).
Tale aggressione, oltre che dall’attuale indifferenza dei politici campani, e’ ulteriormente agevolata dall’atteggiamento di sostanziale complicità diffusa tra gli enti ed i funzionari che intervengono nelle procedure di autorizzazione per i quali quelle stesse aree sul cui destino dovrebbero emettere una vera e propria sentenza definitiva appaiono loro come semplici pratiche da sbrigare, spesso con leggerezza ed assenza di rigore.
Per avere una misura dell’ “allegria”, a voler usare un eufemismo, con cui ci si esprime su questi progetti bastano un paio di esempi su tutti, entrambi riferiti ad impianti previsti sul territorio di Morcone:
  • per il progetto eolico di Morcone-Montagna Fasana, la Soprintendenza dei beni paesaggistici (SBAPSAE) aveva espresso con nettezza, alla Conferenza dei Servizi del 24/05/2011, il proprio parere negativo non trovando “metodi di mitigazione dell’impatto percettivo” e comportando, l’impianto, la definitiva “cancellazione dei tratti distintivi del paesaggio protetto”. Cosa è successo nel frattempo per aver modificato il proprio parere convertendolo in positivo alla successiva conferenza dei servizi sullo stesso progetto ?
  • per l’autorizzazione unica, relativa sempre a Morcone-Montagna Fasana (per cui la C.d.S., ripetiamo, aveva dato parere favorevole), non era stata coinvolta la Regione Molise come imposto dalla legge, per la distanza dell’impianto dai suoi confini. La C.d.S. dello scorso 3 marzo relativa all’impianto Morcone-Colle Alto, invece, e’ stata rinviata dal responsabile della procedura, lo stesso responsabile di Montagna Fasana, proprio perche’ la Regione Molise non era stata convocata…
Intanto, in un incontro tenutosi a S.Croce del Sannio il giorno 1 marzo scorso, tre consiglieri regionali (Abbate, Lonardo e…Colasanto, lo stesso della legge “illusione”) hanno promesso di utilizzare gli strumenti a disposizione della Regione per bloccare l’aggressione in atto in Campania …Ad ogni modo, nell’attesa che prima o poi si identifichino e si utilizzino, bontà loro, questi strumenti e vista la presenza devastante degli impianti eolici che hanno gia’ colonizzato il Fortore e l’Irpinia e che ora stanno per invadere il Matese sud-orientale, chiediamo apertamente e con urgenza a tutti i rappresentanti regionali:
  • la moratoria delle procedure di autorizzazione di tutti i progetti di realizzazione di impianti eolici sul territorio campano ed il blocco degli impianti già autorizzati, in assenza totale di una regolamentazione regionale
  • Il recepimento da parte della Regione del DM Sviluppo economico 10/09/2010, “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati  da  fonti  rinnovabili“ con conseguente  individuazione (partecipata) e salvaguardia dei siti non idonei alla realizzazione degli impianti eolici, con rispettive fasce di rispetto;
  • Il blocco definitivo dell’incentivazione e delle autorizzazioni degli impianti eolici sul territorio campano, non destinati all’autoconsumo, come provvedimento da portare nelle sedi ministeriali ed europee.
Le rinnovabili sono un inganno per l’ambiente e per le comunità se sono fonte di speculazione per pochi alimentata solo dai forti incentivi pagati dalle bollette, sono una soluzione se utilizzate per l’autoconsumo a vantaggio del territorio che decidesse di ospitarle in maniera distribuita, sostenibile (non impattando attivita’ e bisogni primari) autosostenuta (l’energia prodotta ripaga l’impianto) e partecipata, nonchè a valle delle pratiche volte a ridurre il consumo di energia.
Per  “Cittadini in Movimento di S.Salvatore Telesino” e “A Guardia dell’ambiente” del “Fronte Sannita per la difesa della montagna”