venerdì 22 settembre 2017

Cittadini e Territorio: la non-curanza e il disprezzo



“La non-curanza è il peggior disprezzo”! Vero, ma se la praticano detentori di cariche elettive in risposta a legittime richieste da parte dei cittadini, è una strategia quantomeno sconveniente e, probabilmente anche autolesionista. Sindaci e assessori che in campagna elettorale avevano promesso “+ trasparenza”, “+ partecipazione”, … si dovrebbero astenere attentamente dal cadere nel comodo atteggiamento del “io ho da fare per amministrare, e non posso perdere tempo a dare spiegazioni ai cittadini per ogni cosa, …”.
Così non si silenzia il dissenso, ma si rinuncia a riflettere sulla propria condotta, si rinuncia a cogliere spunti per indirizzare meglio la propria azione, si perdono occasioni, … e si perde anche consenso, offrendo invece argomenti a chi ha interesse a denigrare il lavoro e l’impegno.
Quando poi si tratta di funzionari incaricati formalmente come “responsabili del procedimento”, il mancato riscontro, entro i termini stabiliti, alle istanze di accesso agli atti, si configura come “omissione di atti d’ufficio”, e può configurarsi il REATO di cui all’articolo 328 – comma 2 del C.P.
E poi ci sono le norme che impongono obblighi di pubblicazione di determinati atti sul sito internet dell’Ente, …
Ebbene, Cittadini in Movimento ha presentato in data 18.08.2017 l’ennesima richiesta di accesso agli atti che, decorsi i 30 giorni previsti, è rimasta priva di qualsiasi riscontro, così come le precedenti pure richiamate (e sollecitate con l’ultima comunicazione sopra citata).
Nel merito, la richiesta riguarda l’insediamento e l’esercizio di impianti fissi di telecomunicazione e di stazioni radio-base di telefonia mobile e di impianti assimilabili sul territorio comunale, argomento che è stato recentemente oggetto di un’ ”avviso di rimozione” pubblicato sul sito del comune prima ancora di polemica in Consiglio Comunale e sui “social”.
Come ancora testimoniato da un post pubblicato sul sito della consulta ambientale, quando ancora alcuni componenti di Cittadini in Movimento vi partecipavano tenendola in vita, l’amministrazione dell’epoca in data 21 giugno 2011 consegnò alla Coordinatrice, Prof.ssa Maria Teresa Pigna, una bozza del Regolamento comunale per le antenne, che fu oggetto di analisi e discussione collegiale nella riunione della consulta del 4 luglio 2011 e subito dopo, data la scadenza del 5 luglio 2011 per presentare il richiesto parere consultivo, furono rappresentate formalmente diverse  osservazioni, sia nel merito che sul metodo, richiamando anche la “convenzione di Aarhus” e il “principio di precauzione”. Riportiamo sinteticamente alcuni passi di quel post (e del parere fornito all’Amministrazione da parte della Consulta):
… tenuto conto della particolare situazione del territorio di San Salvatore Telesino, e nello specifico dell’esistenza già di moltissime antenne quasi tutte concentrate in sommità di Monte Acero (a tal proposito riteniamo che sia opportuno avere un primo censimento, sulla base anche di eventuale documentazione già presente agli atti del Comune, degli impianti esistenti e delle relative tipologie, e inoltre pensiamo sia auspicabile un coordinamento con il confinante comune di Faicchio).
… ribadendo anche le nostre precedenti richieste di adottare un diverso metodo di confronto fra Amministrazione e Consulta … insistiamo col dire che non solo i documenti devono essere sottoposti preventivamente (come in questo caso), ma che bisogna anche concordare i tempi e le modalità di rilascio e di revisione dei  documenti, nonché di confronto fra Consulta, Amm.ne ed eventualmente gli uffici comunali,  in modo da poterne discutere in maniera esaustiva ed approfondita, cercando anche un più ampio coinvolgimento di tutta la cittadinanza.
Qualora dovessimo ricevere dall'Amministrazione comunale i documenti richiesti (inerenti a: obiettivi e termini dell’incarico professionale conferiti in merito alle antenne, relazione tecnica acquisita, rilievi eventualmente disponibili sui livelli dei campi elettromagnetici presenti sul territorio comunale, infrastrutture ed apparecchiature di TLC presenti nei pressi del baino idrico in loc. Monticelli, ecc.), che pubblicheremo come sempre sul nostro blog, sarà possibile fare delle valutazioni e, forse, un po’ di chiarezza sugli intenti politici (si vuole tutelare la nostra salute ed i beni comuni ? Si vuole fare cassa ? Si vuole favorire l’inserimento di nuove antenne per garantire nuove coperture ? Siamo favorevoli ad accogliere anche nuove generazioni di antenne nel futuro senza coinvolgere, ancora una volta, i cittadini ? …).
Gli ultimi solleciti li abbiamo fatti per le vie brevi presso gli uffici del Municipio al nuovo segretario comunale il 19 settembre scorso,  che ci ha convocati per il giorno 26 p.v.: vedremo ...
In ogni caso, ancora allo stato attuale nessun regolamento in materia di insediamento ed esercizio di impianti fissi di telecomunicazione e di stazioni radio-base di telefonia mobile e di impianti assimilabili risulta pubblicato sul sito istituzionale, e dunque non è possibile regolamentare efficacemente queste installazioni, ammesso che ci sia la volontà di farlo, così come per tutte le attività imprenditoriali potenzialmente pericolose che si svolgono nel territorio di San Salvatore Telesino e di cui nulla è dato sapere, nemmeno leggendo il piano comunale di protezione civile.
Intanto, in data 22.09.2017 l'Area Tecnica/manutentiva del comune di San Salvatore Telesino ha emesso un' "ordinanza di annullamento in autotutela dell'istanza della ditta ONAIR ITALIA NETWORK SRL" e "ripristino dello stato dei luoghi", sembrerebbe, per la mancanza dell'autorizzazione sismica! Vedremo che sviluppi avrà quest'altra vicenda ...

giovedì 27 luglio 2017

PETIZIONE...

...PER BLOCCARE IL DEGRADO DELLA ZONA AGRICOLA A VOCAZIONE ARTIGIANALE E PER UN MAGGIOR CONTROLLO DEL TERRITORIO
I sottoscritti cittadini di San Salvatore Telesino,
vista la deliberazione del Consiglio Comunale n. 36 del 17.01.2005;
ritenuto che l’area individuata con la suddetta delibera, pari ad oltre 200 ettari di terreno, sia totalmente sovradimensionata rispetto alle limitate esigenze del territorio;
vista la facilità con cui si è permesso in passato, e ancora si permette, di inserire attività di ogni genere frammiste ad abitazioni e terreni per le coltivazioni (spesso finalizzati all'autoconsumo), distribuite senza alcun tipo di pianificazione, né opere di mitigazione, con grave impatto di mezzi pesanti sulla viabilità, con diffusione in atmosfera di sostanze ignote ed intollerabili emissioni olfattive, nonché causa di rumori molesti cumulativi di intensità crescenti, che costringono a cambiare comportamenti e abitudini di chi vive e coltiva il proprio cibo nei dintorni;
considerati i rischi conseguenti alla compresenza, a poche decine di metri di distanza, di abitazioni, allevamenti, aziende manifatturiere con rilascio di sostanze anche tossiche in atmosfera e aziende che fanno coltivazione e/o trasformazione di prodotti agricoli destinati all’alimentazione umana;
tenuto conto della presenza di decine di capannoni industriali già costruiti ed attualmente non utilizzati;
ritenuto che con una tale distribuzione di insediamenti produttivi e abitazioni (offerta ed esercitata tuttora da un’interpretazione delle norme vigenti che non pone di fatto vincoli e limiti) su un’area così estesa, non si può attuare una tutela efficace dei cittadini rispetto agli impatti singoli e cumulativi (inclusa la sottovalutata impermeabilizzazione di nuove aree) causati dalle attività industriali;
visti i ripetuti episodi verificatisi negli ultimi mesi (due capannoni distrutti con il loro relativo contenuto, costituito da materiali combustibili di varia tipologia - vernici, tessuti, e presumibilmente anche materiali che dovevano essere considerati rifiuti speciali (o comunque sostanze pericolose per la salute) – che hanno alimentato incendi di 48 ore almeno ognuno, con conseguente rilascio in atmosfera di enormi quantità di sostanze altamente tossiche ed estremamente dannose per la salute e, precedentemente l’incendio di materiali plastici abbandonati all’esterno di un terzo capannone industriale e nei terreni adiacenti (senza dimenticare l’incendio della struttura per trattamento rifiuti di San Lorenzello);
preso atto dell’assoluta mancanza di informazioni rispetto all’impatto causato dai suddetti incendi, e visto che nulla è dato sapere sui fumi che si sono sprigionati fino a totale combustione dei capannoni, né sull’impatto conseguente sulla salute delle persone che hanno dovuto respirare quei fumi e hanno continuato a consumare i prodotti agricoli delle aree limitrofe (nessuna analisi, nessuna misura di protezione, prevenzione, cautela, …, nonostante i doveri in capo ai sindaci in materia di tutela della salute e protezione civile, o quantomeno nessuna comunicazione formale ai cittadini);
considerato anche che le relative ordinanze emesse  dall’amministrazione comunale di San Salvatore Telesino non hanno finora avuto alcun esito;

convinti che NON SI POSSA LASCIARE AL CASO LA RESPONSABILITÀ POLITICA E PUBBLICA DELLE CONSEGUENZE DEGLI EVENTI, anche gravissimi e potenzialmente catastrofici, che si sono verificati e ancora potrebbero verificarsi sul territorio di San Salvatore Telesino,
CHIEDONO di
-     SOSPENDERE nuovi permessi per l'insediamento di capannoni industriali sul territorio di San Salvatore Telesino (o, in alternativa, di ridurre drasticamente l’estensione dell’area in cui sarà ancora possibile in futuro concedere tali permessi, e comunque senza ridurne le distanze attuali - già di per sé molto penalizzanti per la vivibilità - dalle abitazioni), incentivando il recupero e riutilizzo delle strutture già esistenti e attualmente abbandonate, e VIETARE comunque l’insediamento di nuove attività e impianti impattanti e pericolosi per la salute;
-        ATTIVARE tutti gli strumenti possibili per la tutela dei cittadini che si trovano loro malgrado a convivere coi capannoni esistenti e AVVIARE una politica di controllo del territorio, a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini;
-        DISPORRE ACQUISIRE E PUBBLICARE regolarmente, in corrispondenza di eventi critici come quelli sopracitati, le analisi necessarie per verificare la presenza di sostanze pericolose per la salute (nell’aria, sui terreni, sulle coltivazioni, nelle falde acquifere, etc )

-        ADEGUARE il piano comunale di Protezione Civile di San Salvatore Telesino, a fronte dell’esistenza sul territorio di decine di “industrie”, attive o dismesse, inserendo nel capitolo dedicato al “rischio industriale” l’elenco geo-referenziato di tutte le aziende, con indicazione del livello di rischio delle relative attività sulla sicurezza e salute della popolazione e per l’ambiente, della tipologia e quantità dei materiali combustibili/incendiabili eventualmente stoccati nei vari siti, e delle procedure di tutela preventiva o contingente (azioni a valle dell'evento, inclusa la tempestiva informazione ai cittadini sulle azioni a propria tutela finora totalmente e gravemente assente), nonché l’analisi di tutti quei possibili scenari di rischio che potrebbero avere un impatto “esterno” rispetto all’area delle varie aziende (la protezione civile non è solo intervento in caso di evento, ma soprattutto previsione, prevenzione e protezione);

sabato 1 luglio 2017

CONTROLLO DEL TERRITORIO E TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA DEI CITTADINI

CHI HA RESPONSABILITA’ POLITICHE E AMMINISTRATIVE NON PUO’ E NON DEVE “LAVARSENE LE MANI”

Nell’estate del 2015 si verificò a San Salvatore Telesino un incendio di materiali plastici raccolti in enormi sacchi abbandonati nel piazzale retrostante il capannone ex Plasted in Via San Mennitto, incendio che interessò anche un cumulo di rifiuti misti (tra cui erano visibili pneumatici e plastiche varie) abbandonati (o sotterrati) nei terreni circostanti, con emissione di fumi tossici per 36 ore circa: l’amministrazione comunale emise un’ordinanza (prot. n. 7261 del 14.08.2015) in cui disponeva la rimozione del materiale depositato nel piazzale, dichiarando che, nel caso ciò non fosse avvenuto, si sarebbe provveduto in danno.
Ad oggi il materiale è ancora tutto nel piazzale, il rischio di incendi persiste immutato, aggravato dalle condizioni di totale incuria in cui versa, non ci sono piani o iniziative note, da parte dell'amministrazione, per evitare che si ripetano incendi simili con certezza di ulteriori emissioni, fra le altre sostanze nocive, di diossine.

Meno di un anno dopo, nella notte fra il 7 e l’8 luglio 2016, un altro incendio nella “zona industriale” di San Salvatore Telesino, in località S. Mennitto, ha completamente distrutto uno dei capannoni dell’azienda Navarra. Il capannone conteneva materiali per la lavorazione di infissi.
Pochi mesi dopo l’incendio, si spera dopo aver avuto notizia sulla perfetta regolarità della struttura per quanto riguarda i doveri di prevenzione incendi, il sindaco Romano ha rilasciato un’intervista e parlando della zona agricola a vocazione artigianale ha citato esplicitamente l’azienda Navarra come una delle realtà positive ospitate nel nostro territorio!

Non una parola sull'incendio del capannone, che di sicuro, data la tipologia di materiali utilizzati per le lavorazioni (materie plastiche, vernici, ...), ha rilasciato sostanze tossiche in atmosfera.
D’altra parte, il Sindaco, “nella sua qualità di Autorità Comunale di Protezione Civile, Sanitaria e di Pubblica Sicurezza”, per quanto ci risulta, non ha nemmeno richiesto l’intervento degli enti preposti per effettuare le dovute verifiche, ma si è limitato ad emanare la solita ordinanza per far dichiarare l’inagibilità della struttura.

Così non è dato sapere nulla sui fumi che si sono sprigionati fino a totale combustione del capannone (l’incendio è durato una notte ed un giorno intero), né sull’impatto conseguente sulla salute delle persone che hanno dovuto respirare quei fumi e hanno continuato a consumare i prodotti agricoli delle aree limitrofe.
Per intenderci, dopo il recente incendio che ha interessato la struttura di trattamento rifiuti di Pomezia, non solo sono state effettuate tutte le analisi per accertare il livello degli inquinanti introdotti nell’ambiente, ma è stato disposto immediatamente il divieto, nel raggio di 5 Km dal luogo dell’evento, fra l’altro, della raccolta, della vendita e del consumo di prodotti ortofrutticoli coltivati,  del pascolo degli animali, dell'utilizzo di foraggi per alimentazione animale provenienti dall'area interessata ed eventualmente esposti alla ricaduta da combustione...

...a San Salvatore, invece, nemmeno una parola! Nessuna analisi, nessuna misura di protezione, prevenzione, cautela, …, nonostante i doveri in capo ai sindaci in materia di tutela della salute e protezione civile.

Anche il piano comunale di Protezione Civile recentemente pubblicato dall’Amministrazione Comunale di San Salvatore Telesino, a fronte dell’esistenza sul territorio di decine di “industrie”, attive o dismesse, nel capitolo dedicato al “rischio industriale” (pagine 50-52), esamina solo il caso ipotetico del rischio di “incidente rilevante”, riferendo che non esistono siti classificati come tali nel territorio di San Salvatore Telesino e dei comuni limitrofi. Nemmeno una parola sui possibili incendi in capannoni industriali dove siano stoccate e utilizzate sostanze pericolose per la salute. Ci aspettavamo di vedere inserito nel piano l’elenco geo-referenziato di tutte le aziende, con indicazione del livello di rischio delle relative attività sulla sicurezza e salute della popolazione e per l’ambiente, della tipologia e quantità dei materiali combustibili eventualmente stoccati nei vari siti, e delle procedure di tutela preventiva o contingente (azioni a valle dell'evento).
Visto che la Protezione Civile non è solo intervento in caso di evento, ma soprattutto previsione, prevenzione e protezione, ci aspettavamo l’inserimento nel piano e l’analisi di tutti quei possibili scenari di rischio che potrebbero avere un impatto “esterno” rispetto all’area delle varie aziende, magari anche dei paesi limitrofi.
Invece si continua ancora a lasciare al caso la responsabilità politica e pubblica delle conseguenze degli eventi, anche gravissimi e potenzialmente catastrofici, che si potrebbero verificare sul territorio. Quindi si potranno ripetere eventi simili a quelli sopra descritti, con le stesse modalità, per qualunque altro capannone presente sul territorio, e, come in passato, si affiderà ad un’ordinanza l’assoluzione dalle proprie responsabilità.

Nel frattempo, che almeno venga data una risposta alle nostre richieste.
Per esempio quella inviata al Sindaco e al SUAP (prot. n.9901/2016) per avere informazioni, fra l'altro, sulla presenza nel territorio comunale di centrali di produzione di energia elettrica da combustione, nonché sull'utilizzo, da parte di nuovi eventuali privati subentranti, dell'area ex Ceniccola e prim'ancora ex Bove sita in contrada Varco che ha destato e desta preoccupazione visti i precedenti nella gestione di incidenti e di permessi che evidenziano l'assenza totale di ogni forma di garanzia o tutela nei confronti delle abitazioni limitrofe. Scaduti i termini di legge abbiamo proceduto a chiedere conto, in prima persona, della mancata replica alla richiesta protocollata sia al responsabile del SUAP che alla segretaria Comunale. La prima risposta è consistita nell'ammissione di aver perso le tracce della richiesta! Avendo fornito la nostra documentazione a riprova della lettera protocollata abbiamo ripresentato il documento al responsabile SUAP, e abbiamo sollecitato con una lettera successiva un riscontro formale anche al Sindaco.
Esito: Ancora oggi nessuna risposta !

Eppure molte persone che vivono nei dintorni manifestano il timore legato alla facilità con cui si è permesso in passato e ancora si permette di inserire attività di ogni genere frammiste ad abitazioni e terreni per le coltivazioni (spesso finalizzati all'autoconsumo), distribuite senza alcun tipo di pianificazione e logica (se non quella secondo cui "abbiamo dato il permesso a Tizio non possiamo negarlo a Sempronio”). Una riprova è la presenza a 200 metri dalla stessa area ex Ceniccola di un'azienda che fa estrusioni di plastiche, rilasciando odori, tuttora persistenti, per cui sono partite delle proteste da parte di chi vive anche a 50 metri di distanza.

Ancora: una lettera regolarmente protocollata (prot. n.2979/2017), sottoscritta insieme ad un gruppo di famiglie residenti in Via Amorosi, segnalava emissioni di odori molesti continuativi provenienti da un capannone, sito in Via S. Mennitto, che agli uffici comunali risulta essere di proprietà di Agriges Srl ma inattiva, benché gli odori fossero stati avvertiti e segnalati già nell'estate 2015, con picchi di molestia tali da indurre alla chiusura delle imposte anche nel periodo estivo per molte ore della giornata.
Esito: Anche in questo caso la notifica all’amministrazione è caduta nel vuoto !

Si spendono milioni di euro di soldi pubblici per dotare la zona di infrastrutture che migliorino la logistica delle aziende (strade, marciapiedi, illuminazione pubblica, acquedotto, fognature, …), ma non si risponde nemmeno ai timori dei cittadini per la diffusione di sostanze ignote, oltre all'intollerabilità delle emissioni olfattive, che costringono a cambiare comportamenti ed abitudini da parte di chi vive e coltiva il proprio cibo nei dintorni.
Visti i casi ripetuti di assenza di qualunque iniziativa di tutele, in attesa del nuovo PUC, abbiamo fatto esplicita richiesta (prot. n. 2678/2017) di sospensione di nuovi permessi per l'insediamento di nuovi capannoni industriali, o perlomeno di una nuova drastica riduzione del perimetro dell’area in cui è consentito tale tipo di installazione, nonché di attivare tutti gli strumenti possibili per la tutela dei cittadini che si trovano loro malgrado a convivere coi capannoni esistenti: l’area a suo tempo delimitata dal Consiglio Comunale ha ancora un’estensione di circa 200 ettari; per fare un confronto significativo, l'ASI -Area di Sviluppo Industriale- di Arzano-Casoria-Frattamaggiore è estesa per circa 150 ettari !
Abbiamo ribadito che con la possibilità di una distribuzione inestricabile di insediamenti produttivi ed abitazioni (offerta ed esercitata tuttora da un’interpretazione delle norme vigenti che non pone di fatto vincoli e limiti) su un’area così estesa non si potrà pretendere, realisticamente, di attuare una tutela efficace dei cittadini rispetto agli impatti singoli e cumulativi (inclusa la sottovalutata impermeabilizzazione di nuove aree) causati dalle attività industriali, da parte dell’ amministrazione comunale e degli uffici comunali preposti.
Esito della richiesta: dopo più di 2 mesi ancora nessun riscontro da parte del Sindaco o dell'Assessore all'Ambiente !

Siamo poi tuttora in attesa di risposte da parte dell’Amministrazione per la questione delle cave e/o impianti di triturazione inerti, con relativa immissione di polveri in atmosfera, così come d'altra parte ci risulta irrisolta la questione delle antenne (e relativo inquinamento elettromagnetico) che nel frattempo continuano a proliferare.
Pertanto, vista la totale assenza di risposte e di riscontri alle nostre richieste, ci faremo carico di avviare una raccolta di firme, affinché queste problematiche siano portate comunque all’attenzione del Consiglio Comunale, auspicando che possano essere attuate le iniziative necessarie sia per sospendere la costruzione di altri capannoni che per scongiurare il rischio di insediamento di nuove attività e impianti impattanti, nonché per avviare una politica di controllo del territorio, a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini.



30 GIUGNO 2017


Cittadini in Movimento – San Salvatore Telesino






sabato 8 aprile 2017

RICHIESTA SOSPENSIONE NUOVI PERMESSI DI COSTRUZIONE CAPANNONI.



Cittadini in Movimento
Laboratorio di Cittadinanza Attiva

 Al Sindaco
e   all'assessore all'ambiente

del Comune di San Salvatore Telesino

Al Presidente del Consiglio Comunale

Ai consiglieri comunali

e, p.c.
Al Responsabile dell’Area Tecnica


Oggetto: Richiesta di sospensione di nuovi permessi di costruire per insediamenti industriali.

Considerata l'attuale situazione del territorio comunale, interessato negli ultimi 30 anni dalla diffusa edificazione in zona agricola, senza regole, di diverse centinaia di migliaia di metri cubi di costruzioni per attività produttive (decine di ettari di suolo agricolo sacrificato), in particolare nelle aree pianeggianti comprese fra i confini con i comuni di Amorosi e Puglianello, la strada provinciale San Salvatore – Amorosi e via Corte Nocera, e oggi in gran parte abbandonate;
preso atto dei ritardi nell’adozione del nuovo Piano Urbanistico Comunale[1], e quindi della vigenza di un Piano Regolatore Generale che, applicando l’articolo 25 delle Norme di Attuazione, come richiamato dal comma 6 dell’articolo 28, ha consentito e continua a consentire ancora oggi (gli ultimi permessi sono stati rilasciati nel gennaio u.s. in Via S. Mennitto - C.da Selva di Sotto), l’edificazione di insediamenti produttivi in zona agricola, con conseguente commistione - senza alcun senso urbanistico e contro ogni forma di tutela della vivibilità - di capannoni industriali e relative aree di pertinenza con abitazioni e appezzamenti di terreno adibiti, spesso, a piccole colture con caratteristiche tali da provvedere al fabbisogno di autoconsumo familiare;
ritenuto che non vi siano più i tempi tecnici, prima della conclusione naturale dell’attuale consiliatura, per l’approvazione di un nuovo piano regolatore (P.U.C.);
convinti che la “perimetrazione” deliberata dalConsiglio Comunale nella seduta del 29 dicembre 2004 (verbale n. 36), per un'estensione pari a circa 200 ettari di terreno, all’interno della quale è tuttora consentita l’applicazione del richiamato art. 25 delle Norme di Attuazione, sia comunque di gran lunga sproporzionata rispetto alle reali esigenze;
tenuto conto della disponibilità di decine di strutture già ultimate e poi abbandonate (o in qualche caso abbandonate prima ancora di essere ultimate), che potrebbero ben essere riutilizzate prima di doverne costruire di nuove;
ritenuto che, per le sue stesse dimensioni, tale ingiustificatamente estesa “perimetrazione” costituisce di per sè una difficoltà aggiuntiva per il reale controllo e per un’efficace attività di vigilanza sulla salute di chi vi abita e sulla qualità del suo ambiente, oltre che fonte di spese enormi per le infrastrutture necessarie e la relativa gestione e manutenzzione;
visti i ripetuti casi di denuncia, formale e informale (presso codesta amministrazione ed altre autorità di controllo e tutela), di roghi incontrollati e incendi che coinvolgono capannoni e loro pertinenze contenenti sostanze tossiche, in particolare nelle aree contigue a Via S. Mennitto, nonché i casi pure denunciati di emissioni moleste sia olfattive (originate da sostanze ignote) che rumorose incompatibili con i minimi standard di vivibilità quotidiana ma, che in ogni caso, non hanno ricevuto alcun riscontro efficace in termini di azioni di tutela della salute e dell'ambiente;
preso atto, quindi, della totale assenza di qualsiasi forma di tutela per la salute di chi abita nella zona di che trattasi, condizione subita suo malgrado, che dovrebbe comprendere la prevenzione nonchè la gestione dell'emergenza, a fronte di più incidenti in essa occorsi, e spesso con danni irreversibili come la liberazione di fumi tossici da incendio di plastiche e vernici;
attesa la responsabilità politica di un’amministrazione comunale che dovrebbe garantire la vivibilità ai propri concittadini, su tutto il territorio comunale, in presenza di norme urbanistiche che, seppure ereditate dal passato, presentano evidenti storture a compromissione del minimo livello di qualità della vita attesa in una zona nativamente rurale;
ritenuto infine che la presenza sul territorio di decine di strutture già realizzate per insediamenti produttivi poi falliti, strutture ormai abbandonate, ma che potrebbero essere recuperate, costituisce comunque un’opportunità per gli imprenditori che volessero portare nuovi investimenti sul nostro territorio o ampliare attività già esistenti;
si chiede
di adottare tutti gli strumenti amministrativi necessari per la sospensione, con decorrenza immediata, della concessione di ulteriori permessi di costruire per insediamenti industriali in zona agricola, nelle more dell'approvazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale, o quantomeno di deliberare una riduzione congrua, e compatibile con le abitazioni esistenti, della perimetrazione del territorio comunale a suo tempo individuata (verbale 36 del C.C. del 29.12.2004), all’interno della quale consentire l’applicazione del richiamato art. 25 delle Norme di Attuazione (come richiamato dal comma 6 dell’articolo 28), evitando di pregiudicare ulteriormente la vivibilità dell’intera zona, limitando la perdita di altro suolo agricolo, e perseguendo invece un più corretto equilibrio urbanistico del territorio comunale.
Si chiede inoltre di disporre, nell’ambito dell’attività di protezione civile, per l’introduzione di opportuni ed efficaci dispositivi procedurali per prevenire l’occorrenza di nuovi incidenti relativi ai capannoni esistenti e alle aree ad essi contigue, e per sottoporre alle verifiche del caso la regolarità delle attività che vi si svolgono, con particolare riferimento alle misure per la salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori e di tutti i cittadini.
Si sollecita, infine, un riscontro alla precedente comunicazione del 13/12/2016 - vs. prot. n.9901, tuttora priva di riscontro, nonostante l’esplicito richiamo alle vigenti norme sul diritto di accesso e un precedente sollecito informale presso gli uffici comunali in data 7 marzo u.s.

In attesa di riscontro si porgono Distinti Saluti.

San Salvatore Telesino, lì 03.04.2017
Per Cittadini in Movimento

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[1] La relativa procedura è stata avviata, con l’affidamento dell’incarico professionale all’ing. Ferrigni, oltre 10 anni fa, ci sono state due-tre pessime proposte di norme di attuazione (molto simili a quelle che hanno prodotto il “disastro Telese”), presentate ai cittadini in due diverse occasioni, e da due amministrazioni diverse, ma per fortuna fino ad ora sempre respinte.