venerdì 28 giugno 2019

Temperature di questi giorni

Sottotitolo ironico: tranquilli non è da questo episodio, per quanto estremo e prolungato, che si caratterizza il cambiamento climatico... Così come in poche settimane il meteo è passato da un evento estremo ad un altro, anche noi siamo passati dall'indifferenza totale verso il clima al panico in molto poco tempo (vedere reazioni al post del giornale locale ottopagine).
In realtà, l'ondata di caldo del mese di giugno (che da sola non avvalora l'ipotesi del riscaldamento globale) e quella di freddo e ricca di precipitazioni del mese di maggio (che da sola non smentisce l'ipotesi del riscaldamento globale), prese insieme sono in linea coi modelli previsionali dei climatologi che fanno loro stimare un aumento delle frequenze degli eventi anomali - con l'aumento della temperatura media mondiale - e quelli di maggio e di giugno lo sono senz'altro. Nello specifico la frequenza delle ondate di caldo come quella di questo giugno, sarà nei prossimi anni 10 volte maggiore rispetto a quella registrata agli inizi del '900. Pertanto non c'è assolutamente nulla per cui stare tranquilli... Ad ogni modo, più che farsi immobilizzare dall'emotività, sarebbe più utile e più saggio pensare a quanto si possa fare per ridurre al minimo sia le cause che le conseguenze dei cambiamenti in atto (che peraltro non sono in discussione nemmeno da parte di chi nega l'origine umana dei cambiamenti climatici). Di seguito riporto una serie di idee - che in realta' sono una raccolta di note da cui sono partito per confrontarmi con gli alunni delle scuole medie di Guardia S. - su cui poter discutere ed impegnarsi individualmente e come comunità per ridurre al minimo cause e conseguenze delle novità climatiche, senza attendere i grandi cambiamenti dall'alto (Governo nazionale, UE, ONU, Federazione dei pianeti Uniti...): - Preservare e non consumare ulteriormente i suoli che diventano sempre più preziosi (diventeranno sempre più fragili cosi' come le coltivazioni, per rischio inaridimento, grandinate, alluvioni e gelate) - Rimboschire e ri-naturare il territorio anche per il microclima locale - es. evotraspirazione per la pioggia e frescura - manutenendo i boschi anche in vista di precipitazioni estreme e conseguenti frane e smottamenti. Il "rimboschimento" come soluzione va condotto con le giuste conoscenze in termini di specie da adottare, pena il rischio di essere controproducenti (es.: specie che in determinati condizioni impoveriscono i terreni per prosperare, specie non autotoctone che possono alterare equilibri gia' resi fragili da altre crisi nei nostri ecosistemi, ecc) - Bloccare la realizzazione di nuovi manufatti: il cemento e l'asfalto aumentano le temperature rispetto al suolo coperto da vegetazione - Demolire i manufatti industriali in abbandono e disuso e ri-naturarne o rimboschirne il suolo. - Piantare alberi caducifoglie nei centri abitati (mettere a disposizione i soldi per questo, la manutenzione corretta costa. Qualcuno suggerisce di considerare l'albero come "infrastruttura urbana", a rimarcare una estraneita' e la distanza fra uomo e biosfera, bah...) per fare ombra in estate e ridurre anche di 5-6° la temperatura esterna, limitando così l'uso dei condizionatori ai soli casi di emergenza. - Avviare politiche di trasparenza totale della gestione dell'acqua per ridurre al minimo le speculazioni da emergenze - Preservare in maniera rigorosa le montagne che ci circondano da ogni forma di antropizzazione (meglio ribadirlo: dalle montagne arriva l'acqua dei nostri rubinetti e per i nostri campi; preservarvi la varietà di specie viventi che ci fanno sopravvivere) come dagli incendi ed anche dalla pale eoliche, si' - Avviare politiche di differenziazione dell'acqua in base all'uso (potabile, agricolo, industriale) - Acquisire cultura e conoscenze che permettono di produrre cibo in presenza di siccità prolungate e temperature più elevate - Passare ad agricoltura ed allevamenti che adottano pratiche che azzerano la chimica sintetica nelle falde idriche - Collegare i paesini della valle con piste ciclo/pedonali dedicate (forse qualche auto in meno la vedremmo), riducendo, allo scopo, al minimo il consumo di nuovo suolo (per la corretta progettazione ci sarebbe bisogno di scelte compartecipate con la comunita', onde evitare la realizzazione di piste inutilizzabili e per ridurre rischi di speculazioni) - Incentivare localmente negozi che minimizzano l'usa e getta (ri-produrre oggetti ed imballaggi costa energia, oltre che enormi problemi sui rifiuti) oltre alle professionalità della riparazione (sarti, calzolai, ecc) - Combattere per avere presidi sanitari funzionali di pronto soccorso, di servizi e di cura alla persona nonche' per l'ospedalizzazione: le nuove condizioni ci renderanno più fragili, specialmente con l'aumentare dell'età - Alimentare i consumi elettrici con fotovoltaico diffuso sui manufatti esistenti - Adottare sistemi di riscaldamento dell'acqua passivi (solare), anche artigianali (30 litri di tubo nero) - Stoppare la diffusione dell'illuminazione pubblica nelle campagne ... - Coinvolgere i bambini ed i ragazzi in momenti di formazione scientifica sullo stato e sulle dinamiche note della biosfera, nelle scuole, e renderli a loro volta protagonisti di iniziative di diffusione di consapevolezza, utilizzando le conclusioni/soluzioni acquisite direttamente negli isituti scolastici, dove passano parte della loro vita.
- Fare incontri pubblici in cui condividere idee, soluzioni e pratiche individuali e di comunità - Continuare a pensare ed attuare altre soluzioni: le crisi ambientali congiunte sono la nostra vera priorita', tutti i nostri diritti civili, sociali, individuali si muovono all'interno dell'unico sistema biofisico chiamato pianeta Terra.
- Spingere affinchè la biosfera diventi Il soggetto di ogni dibattito politico e non l'oggetto. Le pratiche di cui sopra sono risolutive e ci permettono di ripristinare le condizioni di vivibilita', non dico di 50-60 anni fa, ma di 15-20 anni fa ? NO. Ci permettono di attenuare cause ed effetti per un futuro che, a detta degli scienziati, si prevede possa portarsi dietro una inerzia di crescite di temperatura anche in caso di arresto immediato delle emissioni di gas serra umane. Non ne teniamo conto o non cerchiamo soluzioni alternative migliori ? Continuiamo con politiche di crescita dei consumi, per di piu' rendendo gli ecosistemi, rurali, montani e urbani in cui vivamo piu' fragili, talvolta nascondendoci dietro termini come "economia circolare", "sviluppo sostenibile", "green economy" ? Ok, bene, cosi' accentueremo cause ed effetti del clima anche localmente. percorrendo una spirale che ci puo' portare in uno stato di equilibrio non necessariamente prossimo a quello in cui abbiamo prosperato, quello dell'Olocene (ultimi 11-12000 anni)
Una domanda conclusiva che si porta dietro una constatazione che faccio difficolta' a smentire: le scienze che dimostrano la necessita' ineluttabile della riduzione globale dei consumi sono piu' incerte e oggetto di dubbi di quelle che sono dietro alla crescita ? O sono semplicemente piu' confortanti anche per chi non e' toccato dai benefici di questo meccanismo ? PS: Ah, in alternativa possiamo sempre migrare verso il nord Europa, o nelle montagne, sperando di non trovare chi dice "prima il nord" o "prima i montanari" ;)
F.P.

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