lunedì 19 agosto 2019

Scienza o paraocchi tecno-scientisti ?

Alcune riflessioni e domande retoriche messe giù dopo aver letto questo post ed i relativi commenti (si tratta di una discussione "locale" ma con dinamiche classiche da tecnologia vs ambiente) che parlano della sostenibilità delle nuove tecnologie digitali, insieme all'invito a discuterne con ottimismo e razionalità perchè grazie alle energie rinnovabili ci potremo permettere di "supportarle" a meno che "qualche retrogrado tecnologico in seno ai nostri politici non decida di fermare lo sviluppo del solare e dell'eolico, della biomassa, che sono l'unica speranza (nb. insieme al nucleare pulito - per ora una chimera - non quello attuale per intenderci ) per un futuro più green, sostenibile e tecnologico!"
Parliamone.

Secondo evidenze scientifiche riportate dal gruppo di ricercatori che fa capo a J. Rockstrom e da varie altre fonti accademiche specializzate in scienze ambientali e naturali(*), abbiamo superato, fra gli altri, i tipping point per il tasso di estinzione delle specie ed il tasso di alterazione dei suoli, i 2 indicatori di stato ritenuti fondamentali per la biosfera e quindi per la nostra specie, collegati direttamente con le problematiche di consumi e produzioni, insieme ai climalteranti. Anhe l'acqua gioca un ruolo fondamentale nei semiconduttori (ricordo il tema del post di FB: 5G e rinnovabili) ma al 2015 non risultava ancora superare la soglia critica, per quanto fosse sotto stretta osservazione e per quanto qua e là periodicamente spuntino crisi locali dovute ad alluvioni e siccità: di certo avvantaggiare microchip a discapito dell'uso alimentare e per l'igiene è un bell'ardire.

Ad ogni modo, non é una semplificazione che si paga a caro prezzo, pensare che la biosfera sia in crisi per il solo clima e quindi per la sola modalità di produrre energia, "a saldo invariato", e non per la quantità e per la qualità dei consumi senza limiti ?

Alla luce degli indicatori suddetti, infatti, fino a che punto possiamo pensare che avanzamenti tecnologici che implicano produzione, alimentazione e smaltimento (rapporti sul riciclo dei metalli, rari e non (**)) di nuovi oggetti possa significare progresso a prescindere, inteso come miglioramento delle condizioni di vita distribuito in maniera equa ed accessibile a tutti, senza compromettere la possibilità che le generazioni future possano anch'esse prosperare ? Abbiamo già l'esperienza fallimentare del clima: il mercato, la tecnologia non ci hanno evitato il raggiungimento del punto di non ritorno. C'è allora un limte ? Qual è ? Qualcuno si pone la domanda là fuori ? 
Prendiamo 5G + IoT ad esempio: previsione di 100 mld di dispositivi connessi al 2025, numero preso dal sito di Huawei. Le eventuali limitazioni alla tecnologia se, in assenza di opportuni interventi politici, saranno date solo dalla finitezza delle risorse naturali e delle materie prime o quantomeno di quelle "facilmente" estraibili, basandosi sulle solo leggi del prezzo, della domanda e dell'offerta, dove ci porteranno in termini di alterazione dei suoli e di dispersione di inquinanti (sotto forma di rifiuti ed emissioni di processo e di consumo) con relative implicazioni sugli habitat, la biuodiversità, e sull'alterazione degli ecosistemi  (semi)naturali ? Arriveremo ai tipping point senza neanche accorgercene perchè questi ultimi non hanno alcun ruolo nel mercato dovendo peraltro essere delle variabili indipendenti (ricordo che sono fonti di vita primarie) ?

Più in generale, il solo fatto che gli avanzamenti tecnologici nella medicina, in campo igienico, in agricoltura e nelle comunicazioni abbia contribuito a far migliorare le condizioni di vita (almeno su un numero ben definito di indicatori, tra cui l'aspettativa di vita) in numeri assoluti nei precedenti 100 anni (arrotondo) con l'approccio Business as Usual + innovazioni tecnologiche sempre più frequenti, senza dimenticare le enormi disparità intra ed inter Stati, ci autorizza a pensare che possiamo continuare a farlo in eterno con le stesse modalità o riusciamo a vedere quanto di non rinnovabile e quanto degrado di difficile e parziale ripristino in tempi umani ci sia in questi miglioramenti vista anche la grande accelerazione sia nei consumi pro capite in molte regioni del pianeta che nella crescita della popolazione mondiale avvenute nel frattempo ?

E poi, chi parla di conversione completa alle rinnovabili degli attuali 160 mila twh annui di energia primaria prodotta e consumata, lo fa a ragion veduta e consapevole delle criticità e delle limitazioni di una tale "operazione" ?  Quanto viene tenuto in conto il conflitto nel consumo di minerali (metalli rari) fra le stesse rinnovabili ed i prodotti hi-tech (permettetemi il termine desueto) ? E gli studi tutt'altro che univoci - c'é sí il citatissimo studio Wind Water Sunlight, punto di riferimento per il passaggio alle rinnovabili, ma ci sono anche vari studi(***) che lanciano allarmi nella transizione energetica, criticando WWS, non avendo quest'ultimo tenuto nel dovuto conto, fra l'altro, la limitatezza dei metalli rari, per la cui fattibilità si evocano/invocano tassi di riciclo da cui siamo molto distanti - e che contraddicono questa possibilità a volerla applicare in tutti i settori delle ns attività ?
E gli impatti legati alle estrazioni ed al consumo idrico, sono tenuti nella giusta considerazione ?
Di nuovo: c'è qualcuno là fuori che si pone il problema del limite ?

Concludo e sintetizzo.
La biosfera é un sistema dinamico complesso e limitato, far coincidere la crisi ambientale con la crisi climatica é una semplificazione riduzionista. Considerare scienza solo quella che porta alla realizzazione e diffusione di nuovi oggetti, tenendo in conto la sola dimensione energetica e trascurando tutto il resto, é quantomeno sospetto, di certo non razionale. I vari indicatori biofisici infatti si influenzano l'un l'altro e non sono i soli cambiamenti climatici ad aver già sforato la soglia del punto di non ritorno.
Quanto all'ottimismo legato alle capacità dell'uomo ed evocato nei commenti del post di FB, questo é una categoria dello spirito, non é certo oggetto di dibattito, specialmente se deriva da una rappresentazione parziale della realtà, se non fa la tara con la termodinamica e se non considera la limitatezza della biosfera.


NOTE
(*)Studi sui tipping point della biosfera
3) http://www.bascompte.net/content/publications/nature11018.pdf

(**) Rapporti e studi sul riciclo e sull'economia circolare

(***) Studi sulla fattibilità della transizione energetica da fossili a rinnovabili
1)Autori vari su PNAS:
https://www.pnas.org/content/114/26/6722.full

2)Stanford University:

3) Studio commissionato dal governo Olandese:

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