mercoledì 5 agosto 2009

Rifiuti: incenerimento o gestione virtuosa e partecipazione ?

Egregio sig. Di Santo, replichiamo a Lei in quanto è Suo il primo intervento del post-rigetto dell’impianto Vocem, ed anche l’ultimo, in ordine di tempo, ad averci rivolto la critica “dove mettiamo i rifiuti, adesso ?”. Quindi ci consenta di rispondere a Lei, senza entrare nello specifico di tutte le sue premesse (per chi avesse voglia di conoscere la nostra opinione su molte delle questioni da Lei sollevate, rinviamo ai nostri documenti sul blog http://transizionesst.blogpsot.com), ma con un occhio rivolto anche ad altri, cittadini od amministratori, che hanno o potrebbero avere le stesse perplessità.

L’incenerimento rappresenta, nel suo complesso, una pratica che sancisce la sconfitta dell’uomo in due delle prerogative che, si dice, dovrebbero contraddistinguerlo dagli altri animali: la capacità di pianificare il suo futuro anche su tempi medio-lunghi, e quella di apprendere dalle buone esperienze degli altri.

Veniamo alla pianificazione di medio-lungo periodo.

L’inceneritore non è altro che un impianto che distrugge materia ed energia pregiata (vale a dire le risorse ed i processi necessari alla produzione di quei beni che, dopo essere stati usati, diventano rifiuti) per ricavarne energia termica in buona parte inutilizzata (si va un po’ meglio se si parla di co-generazione), energia elettrica (30% di rendimento medio), fumi, polveri sottili e ceneri (30% della materia entrante).

È responsabile, sostenibile e lungimirante una politica di sistematica distruzione irreversibile di risorse del pianeta (materia e territorio)? Già, di irreversibilità si tratta, perché i prodotti della combustione non rientrano, almeno per i “tempi umani”, nei cicli di rigenerazione della natura così come li abbiamo conosciuti per millenni; poi, è chiaro, tutto è natura come dice Lei, anche ceneri (tossiche), fumi, polveri sottili e altri sottoprodotti riconosciuti come cancerogeni. Ma, per favore, proviamo ancora a scegliere quale tipo di natura vogliamo per il futuro…

È responsabile, sostenibile e lungimirante una politica energetica basata sull’idea che per generare 1 kwh di energia elettrica distruggendo un rifiuto si richiedono 1,2-1,3 kwh per produrlo ex-novo ri-mettendo al “consumo” lo stesso oggetto diventato rifiuto (è il prezzo da pagare per l’entropia)?

L’inceneritore è di fatto uno strumento che fa comodo ai nostri politici, ormai divenuti miopi, che cercano soluzioni comode, mediatiche e di brevissimo periodo (rimuovono i rifiuti dalle strade per farceli ingoiare sotto altra forma), con annesso ritorno elettorale.

L’inceneritore è di fatto uno strumento che porta utili alle solite poche imprese note, che sembrano volerci gestire la vita ed i territori, avvelenandoci e facendosi pagare fior di incentivi perché altrimenti di profittevole non ci sarebbe proprio niente; dunque si tratta della solita storia, questa volta in salsa “salutare”: si privatizzano gli introiti, si collettivizzano i costi (in questo caso oltre ai soldi, anche la salute dei cittadini ed il degrado del territorio).

Per aver riconosciuto gli incentivi del CIP6 all’incenerimento dei rifiuti, l’Italia è stata condannata dall’UE, eppure, colpevolmente, il governo, con il decreto “anticrisi”, ha recentemente prorogato per tutto il 2009 la possibilità di riconoscere a tali incentivi per gli inceneritori che ancora devono essere realizzati: e, non a caso, dopo che la gara per la realizzazione dei quattro impianti previsti in Sicilia era andata deserta, ora ci sono ben quattro aziende che si dicono “interessate”. Lo stesso “curioso” fatto si era già verificato per l’affidamento della gestione dell’inceneritore di Acerra. Insomma, come dichiarato dallo stesso Bertolaso, gli inceneritori, senza CIP6 sono antieconomici.

Fin qui, si è parlato del perché l’incenerimento non vada perseguito, né qui in Valle Telesina, né in qualche altro “posto idoneo senza creare dissensi in chi ci abita vicino” come Lei afferma. Chiaramente l’impianto di Acerra, una volta che funzionerà (!?) - secondo l’ARPAC ha sforato 39 volte in 121 gg, con un massimo consentito di 35 in un anno! - avrà un impatto sulla Valle Telesina, ma questo è un aggravante e non un attenuante per chi vuole determinare le scelte sul proprio territorio! Ad un ecomostro ne sommiamo un altro?

Lei crede, inoltre, sia accettabile bruciare le ‘ecoballe’, inadeguate persino per l’inceneritore di Acerra, nei cementifici campani (saranno controllati come altri inceneritori?) come risulta essere stato deciso qualche giorno fa dall’assessore regionale Ganapini?

D’altra parte nessun politico o amministratore dichiara il proprio dissenso a questo inimmaginabile nuovo attacco alla nostra salute ed alla nostra terra!

Ecco, appunto, le scelte sul proprio territorio: veniamo così alla capacità dell’uomo di apprendere le buone pratiche dagli altri.

La più audace delle nostre normative in materia di incenerimento, la Ronchi (legge 22/97), almeno fino allo scempio delle leggi che prevedevano incentivi agli impianti da fonti “assimilabili” alle rinnovabili, cioè i rifiuti, prevedeva tale pratica in subordine a: RIDUZIONE, RIUSO, RECUPERO E RICICLO!

A valle di queste pratiche, alcuni Comuni italiani e non, piccoli centri e grandi metropoli (nella provincia di Treviso, Capannori, S. Francisco, ecc) riescono ormai a ridurre al 15% i rifiuti avviati in discarica (e gestendo opportunamente i nostri consumi, ovvero riducendo i rifiuti “a monte”, anche questa percentuale può essere ulteriormente ridimensionata in termini di quantità)! Teniamo presente che l’inceneritore di Acerra, a regime, brucerebbe il 40% dell’attuale produzione di rifiuti campani, senza contare gli altri 4 che si vogliono realizzare nella nostra regione. Pertanto, se prendessimo esempio dai comuni virtuosi e ricicloni, tali impianti diventerebbero obsoleti, ridicoli e resterebbero l’n-esimo monumento alla inadeguatezza della nostra politica. Prendiamo l’abitudine di visitare i siti web di questi comuni (http://www.comunivirtuosi.org/), consultiamoli, studiamoli e facciamo nostri i loro progetti.

Proponiamo ai nostri amministratori di contattare gli esperti ed i responsabili dei progetti di gestione dei rifiuti di questi comuni, invitiamoli da noi, facciamo fare loro delle conferenze di sensibilizzazione, chiediamogli un supporto alla pianificazione ed all’attuazione.

Per comodità, e come esempio di ciò che si fa altrove, ecco un breve elenco di azioni che ci allontanerebbero, se applicate con attenzione, da discariche ed inceneritori:

-Compostiere domestiche gratis (vedi qui), per chi ha un giardino (rigeneriamo l’umido);

-Incentivi all’uso di prodotti ricaricabili (es. detersivi alla spina, vedi qui o qui e si vendono anche a S.Lorenzello);

-Incentivo all’uso delle borse di stoffa e graduale sostituzione o bando dei sacchetti di plastica (vedi qui o qui);

-Incentivi all’uso dell’acqua di rubinetto (le bottiglie di plastica da sole costituiscono la maggioranza relativa del volume dell’immondizia). A questo scopo si vanno diffondendo le fontane leggere in vari Comuni (vedi qui o qui): perché non da noi?

-Centri di raccolta per rifiuti ingombranti o elettronici da avviare al recupero, al riuso o al riciclo (c’è già un’azienda ben avviata anche nella zona industriale di Benevento, a soli 25 Km da Telese);

-Attivazione di siti di compostaggio ed utilizzo di microrganismi per accelerare i processi di decomposizione e rigenerazione tipici della formazione dell’humus ed eliminare i cattivi odori tipici della putrefazione;

-Accordi con negozi ed esercenti in generale che accettano l’eliminazione dei monouso e la vendita di prodotti “disimballati”;

-Azioni concrete/didattiche/simboliche nelle Mense scolastiche.

In questa lista sono elencati solo alcuni dei metodi (di buon senso e nemmeno tanto geniali) per ridurre i rifiuti altrimenti avviati verso discariche o inceneritori. Ma la lista potrebbe essere integrata con tutto quanto si fa per riciclarli trattandoli come materia prima secondaria o per riusarli, ecc. ma basta consultare, a questo scopo, come si diceva, i progetti dei comuni virtuosi.

Tutto ciò avrebbe peraltro l’ulteriore effetto positivo di consentire una riduzione delle tasse, di aprire la porta a nuove figure professionali ed imprenditoriali che agirebbero nella filiera dei rifiuti, e che indirizzerebbe l’occupazione lavorativa dei nostri territori verso la tanto acclamata economia verde: il comune di Capannori (vedi qui) è un modello da seguire in questo campo.

Lei si dichiara “perdente” perché dobbiamo portare i rifiuti in “altri siti lontani”; provi a chiedere ai suoi referenti politici e agli amministratori del suo paese (lo faccia, chiunque essi siano) perché non sono mai stati attivati i 10 siti di compostaggio regionali previsti dal piano del Prefetto Panza di qualche anno fa, oppure perché si preferisce mantenere uno stato emergenziale di 15 anni arrivando alla militarizzazione di siti “sensibili”, piuttosto che iniziare ad attuare quattro semplici regole di buon senso.

È vero, si tratta di cambiare abitudini! Altri popoli o Stati lo fanno già da un po’, ma se questa è la strada per evitare mega-discariche o inceneritori, non credo ci sia da discutere: progresso, civiltà e qualità della vita si misurano del resto anche sulla base della capacità di un popolo di saper gestire queste dinamiche.

Come abbiamo visto ormai in tante occasioni, non possiamo fidarci ciecamente dei nostri rappresentanti politici e dei nostri amministratori, né tantomeno dei privati che vogliono “cambiarci i connotati” coi loro impianti-fenomeno da baraccone. Del resto ancora ci inquietano le voci che si sentono in giro sul fatto che, nonostante l'esito della C.d.S., proseguano i contatti di nostri amministratori e imprenditori locali con la provincia di Bergamo e l'ABM-Vocem: se fosse vero si persevera nell’errore dell’assenza di trasparenza.

In ogni caso, non ha senso solo lamentarsi, né aspettare che intervengano i comitati civici quando ormai può essere troppo tardi. Provi a chiedersi Lei cosa può fare in prima persona per il suo territorio e provi a chiedere conto, per trasparenza, della destinazione finale di tutti i rifiuti del Suo Comune: si potrebbero capire le cause del degrado ambientale in atto così come quelle degli aumenti delle tasse.

Pertanto, piuttosto che subire le scelte fatte da altri, spesso basate su logiche non chiare, tutti devono partecipare alle scelte del proprio territorio, ciascuno in base alle proprie competenze e possibilità, tutti devono porre domande ed esigere risposte senza più deleghe in bianco.

Cittadini in Movimento – Laboratorio di cittadinanza attiva

1 commento:

  1. Capannori: c'è tempo fino al 30 settembre per richiedere le agevolazioni tariffarie

    http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=20561

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