Quale fondamentale premessa di questo piano operativo per l’economia, dobbiamo precisare che tutte le scelte di una amministrazione comunale e degli enti locali in generale, e soprattutto quelle con effetti diretti o indiretti sull’economia locale, non possono prescindere da una preliminare fase di ascolto dei cittadini, di rilevazione delle esigenze e di valutazione delle priorità.
Dunque, il presente piano contiene una serie di proposte e idee che dovranno essere oggetto di “consultazione” con la popolazione e con tutti i soggetti economici del territorio, in modo da indirizzare le risorse disponibili nella direzione più vicina alle aspettative dei cittadini.
In ogni caso riteniamo che l’attuale crisi economica globale deve essere l’occasione per ripensare il sistema economico (un sistema dove il 10% della popolazione mondiale sfrutta il 99% delle risorse del pianeta, mentre al restante 90% della popolazione non resta che l’1% di quelle risorse), e per avviare un modello di sviluppo più sostenibile per il pianeta, e più equo.
L’offerta alimentare a lungo termine attualmente disponibile sul pianeta, già oggi, non è in grado di soddisfare la domanda, e se non si inverte l’attuale tendenza, la situazione non può che peggiorare.
La globalizzazione ha comportato infatti la progressiva diminuzione della capacità produttiva dei paesi più avanzati a favore di quella dei paesi con minor costo della manodopera che, spinti anche dal F.M.I. allo scopo di far rientrare il loro consistente debito estero, orientano ed esportano quasi tutta la loro produzione agricola verso i paesi più ricchi, a discapito dei consumi interni.
Ciò provoca però anche una dipendenza per i paesi che ricevono questi prodotti, e che andrebbero immediatamente in crisi di offerta in caso di blocco, per qualunque motivo, delle importazioni.
L’agricoltura deve essere dunque considerata una questione strategica in tutti i Paesi, che devono porsi da subito il problema di garantire la propria sicurezza alimentare.
Si tratta di una evoluzione che non possiamo aspettarci possa partire dagli attuali “gestori” dell’economia mondiale (banchieri, industriali, partiti, giornali, …), e che deve partire dal basso, ovvero dalla società civile.
A nostro avviso, soprattutto gli enti locali devono favorire un diverso modo di gestire l’economia, dando avvio, incentivando e sostenendo soprattutto l’agricoltura e l’economia verde, e tutta una serie di pratiche virtuose e solidaristiche (acquisti collettivi, filiera corta, ecc.).
Inoltre gli enti locali devono dare un forte segnale etico nella gestione delle risorse pubbliche, favorendo, con un forte impegno di trasparenza e con adeguati strumenti di partecipazione, il controllo sociale sulle spese.
Anche se non ancora obbligatorio per gli enti locali, è opportuno avviare l’attuazione delle disposizioni del DPR 97/2003 (Regolamento concernente l’amministrazione e la contabilità degli enti pubblici): contabilità analitica organizzata per centri di costo/responsabilità, in modo da poter analizzare singolarmente e compiutamente sia le spese che le entrate per ogni settore.
Ciò, unitamente all’avvio della redazione partecipata del bilancio, di cui si è detto nella parte generale delle proposte di programma, e nel rispetto delle disposizioni di cui al D.Lgs. 165/2001 (fra cui l’art. 4 sulla separazione fra la direzione politica e di controllo del comune e l’attuazione della programmazione e gestione delle risorse), consentirà di gestire in modo oculato e trasparente le risorse della collettività, evitando le situazioni di sofferenza economica e contabile come quella che attualmente deve essere fronteggiata a causa degli errori delle precedenti amministrazioni.
Tutte le decisioni politiche, e soprattutto quelle con conseguenze rilevanti sui conti pubblici e sull’economia locale, saranno ispirate a principi di imparzialità, trasparenza ed equità, e con il preciso obiettivo di favorire pratiche solidali ed iniziative di sussidiarietà sociale, vigilando che anche tutti i procedimenti amministrativi rientranti nelle competenze degli uffici comunali e dei relativi dirigenti e responsabili, oltre che pienamente legittimi, siano ispirati ai medesimi principi.
Continua la lettura qui
Cittadini in Movimento - Laboratorio di cittadinanza attiva
Dunque, il presente piano contiene una serie di proposte e idee che dovranno essere oggetto di “consultazione” con la popolazione e con tutti i soggetti economici del territorio, in modo da indirizzare le risorse disponibili nella direzione più vicina alle aspettative dei cittadini.
In ogni caso riteniamo che l’attuale crisi economica globale deve essere l’occasione per ripensare il sistema economico (un sistema dove il 10% della popolazione mondiale sfrutta il 99% delle risorse del pianeta, mentre al restante 90% della popolazione non resta che l’1% di quelle risorse), e per avviare un modello di sviluppo più sostenibile per il pianeta, e più equo.
L’offerta alimentare a lungo termine attualmente disponibile sul pianeta, già oggi, non è in grado di soddisfare la domanda, e se non si inverte l’attuale tendenza, la situazione non può che peggiorare.
La globalizzazione ha comportato infatti la progressiva diminuzione della capacità produttiva dei paesi più avanzati a favore di quella dei paesi con minor costo della manodopera che, spinti anche dal F.M.I. allo scopo di far rientrare il loro consistente debito estero, orientano ed esportano quasi tutta la loro produzione agricola verso i paesi più ricchi, a discapito dei consumi interni.
Ciò provoca però anche una dipendenza per i paesi che ricevono questi prodotti, e che andrebbero immediatamente in crisi di offerta in caso di blocco, per qualunque motivo, delle importazioni.
L’agricoltura deve essere dunque considerata una questione strategica in tutti i Paesi, che devono porsi da subito il problema di garantire la propria sicurezza alimentare.
Si tratta di una evoluzione che non possiamo aspettarci possa partire dagli attuali “gestori” dell’economia mondiale (banchieri, industriali, partiti, giornali, …), e che deve partire dal basso, ovvero dalla società civile.
A nostro avviso, soprattutto gli enti locali devono favorire un diverso modo di gestire l’economia, dando avvio, incentivando e sostenendo soprattutto l’agricoltura e l’economia verde, e tutta una serie di pratiche virtuose e solidaristiche (acquisti collettivi, filiera corta, ecc.).
Inoltre gli enti locali devono dare un forte segnale etico nella gestione delle risorse pubbliche, favorendo, con un forte impegno di trasparenza e con adeguati strumenti di partecipazione, il controllo sociale sulle spese.
Anche se non ancora obbligatorio per gli enti locali, è opportuno avviare l’attuazione delle disposizioni del DPR 97/2003 (Regolamento concernente l’amministrazione e la contabilità degli enti pubblici): contabilità analitica organizzata per centri di costo/responsabilità, in modo da poter analizzare singolarmente e compiutamente sia le spese che le entrate per ogni settore.
Ciò, unitamente all’avvio della redazione partecipata del bilancio, di cui si è detto nella parte generale delle proposte di programma, e nel rispetto delle disposizioni di cui al D.Lgs. 165/2001 (fra cui l’art. 4 sulla separazione fra la direzione politica e di controllo del comune e l’attuazione della programmazione e gestione delle risorse), consentirà di gestire in modo oculato e trasparente le risorse della collettività, evitando le situazioni di sofferenza economica e contabile come quella che attualmente deve essere fronteggiata a causa degli errori delle precedenti amministrazioni.
Tutte le decisioni politiche, e soprattutto quelle con conseguenze rilevanti sui conti pubblici e sull’economia locale, saranno ispirate a principi di imparzialità, trasparenza ed equità, e con il preciso obiettivo di favorire pratiche solidali ed iniziative di sussidiarietà sociale, vigilando che anche tutti i procedimenti amministrativi rientranti nelle competenze degli uffici comunali e dei relativi dirigenti e responsabili, oltre che pienamente legittimi, siano ispirati ai medesimi principi.
Continua la lettura qui
Cittadini in Movimento - Laboratorio di cittadinanza attiva
Nessun commento:
Posta un commento